
Pinuccio Molteni e quella meravigliosa malattia chiamata ippica
Ettore Pagani rivive la carriera del più famoso gentleman rider della storia dell'ippica italiana. Questa sera all'ippodromo delle Bettole si corre il premio a lui dedicato

Questa sera sabato 14 luglio all’ippodromo delle Bettole di Varese alle 22 e 10 si correrà come da programma il Premio Giuseppe (Pinuccio) Molteni. Gli undici partenti affronteranno la distanza dei 2.100 metri sulla pista in erba per onorare la carriera e la memoria del più grande gentleman rider della storia del galoppo italiano con più di mille vittorie in carriera. In questo articolo, scritto da Ettore Pagani, un altro colosso della storia varesina, riviviamo le tappe della sua meravigliosa avventura sportiva e alcuni aneddoti che resero celebre Pinuccio Molteni nel mondo dell’ippica non solo italiana.

(nella foto Pinuccio Molteni con Frankie Dettori mentre festeggiano la vittoria numero mille del gentleman varesino)
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A Pinuccio piaceva molto la mia definizione dell’ippica che era questa “una meravigliosa malattia” che vedeva aggiungere a “malattia” (che è tipica di tutti gli ippofili) “meravigliosa” perché valesse, appunto, ad arrivare sino all’anima.
Fu un contagio famigliare quello che lo condusse alla strada giusta: la passione dello “zio Giulio” per i cavalli. Prima di questa iniziazione Pinuccio di cavalli non sapeva proprio nulla. Poi, arrivò, addirittura, a far propri i colori della “Emmegi” (che stava bene sia a Molteni Giulio che Giuseppe) facendo propri i colori con quella giubba paglierino con croce marrone.
L’immersione fu totale cominciando con un trio di “caratterini”: Demone, Festosa, e Piquerasi più propensi a scaricare di sella chi li montava che ad impegnarsi in pista. La partenza fu questa per un percorso che non avrebbe mai potuto fermarsi se non al termine della vita. Vittorie su vittore su tutti gli ippodromi fino a raggiungere il massimo assoluto di successi nelle corse per gentlemen diventando anche presidente della categoria. Per la passione sfiorava la follia come quella di correre la seconda corsa di una stessa giornata a S. Siro e l’ultima (settima) in programma a Torino con uno spostamento in macchina modello formula uno.
Il tutto in una serie di sacrifici che lo costringevano a digiunare o a folli remate sul lago di Varese in pieno sole ed indossando abiti invernali per non superare il peso che doveva rispettare in ogni corsa. Gli faceva invidia il mio peso 46,50 rispetto al suo che si aggirava sui 60 kg cosa che più di una volta quando montavano per lo stesso allenatore costringeva quest’ultimo a dirottare su di me per i lavori mattutini qualche soggetto che mal sopportava il peso. Ci si alzava alle 6 per evitare in estate il caldo e per Pinuccio che doveva anche badare al lavoro della propria azienda la sveglia era un delirio ma non ne saltò mai una.
Vinse tutto si diceva cogliendo buone soddisfazioni anche nelle corse per fantini con quel Walid che si dimostrò (scelto nell’acquisto proprio da Molteni) un eccellente soggetto. Si diceva che in giovane età di cavalli non sapeva proprio nulla. Aveva, infatti, cominciato con il pallone vestendo il biancorosso dei giovani del Varese con ruolo di attaccante. I cavalli però prima di tutto.
La sua presenza fisicamente potrà mancare ma la sua meravigliosa impresa continuerà nel tempo.
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