“La città riporti La Quiete al centro dell’assistenza sanitaria”
Lunedì 3 settembre, il consiglio comunale torna a discutere della casa di riposo chiusa dal maggio 2017 su richiesta di Marco Pinti. L'accorato appello degli ex dipendenti
“L’amministrazione di Varese tuteli l’ex casa di cura La Quiete, ne mantenga la destinazione sanitaria e collabori con il Tribunale e il Curatore affinché sia monitorata e garantita la manutenzione dell’edificio”.
Marco Pinti, consigliere comunale della Lega Nord, riporta nell’aula consiliare il difficile percorso della storica struttura sanitaria di Varese, chiusa il 30 maggio 2017 dopo che l’asta per la sua vendita è andata deserta più e più volte.
«In primis – commenta Pinti – è importante sgombrare il campo da ogni tentazione di speculazione edilizia» spiega Pinti motivando così la necessità di ribadire la vocazione pubblica e sanitaria della struttura.
Anche per il Presidente della Commissione Sanità di Regione Lombardia, Emanuele Monti: «La Quiete deve tornare ad essere una clinica. Con la sua storia e la sua posizione strategica ha tutte le carte in regola per dare ossigeno agli ospedali della nostra città, sia nel trattamento della cronicità, sia nel rafforzamento dei servizi di analisi e di prevenzione. Spero che il Consiglio Comunale ribadisca questo concetto, senza distinzioni politiche».
La mozione chiede anche un intervento diretto del Sindaco e della Giunta nel “sensibilizzare mediante una lettera il Tribunale e il Curatore perchè, nel pieno rispetto dei ruoli di ciascuno, siano presi in considerazione nella determinazione dei parametri d’asta non solo i legittimi interessi dei privati coinvolti, ma anche l’opportunità e l’urgenza di riconnettere l’edificio al tessuto socio-assistenziale della città. Dopo che anche l’asta di aggiudicazione del 18 Luglio scorso è andata per l’ennesima volta deserta – prosegue il consigliere comunale – non possiamo restare a guardare mentre la villa cade a pezzi».
Secondo Pinti: «Bisogna trovare un punto di equilibrio che rimetta l’immobile sul mercato, se necessario dopo una nuova perizia che ne determini il valore dopo un anno di inattività. Altrimenti il rischio è che sprofondi nel degrado come Villa Castiglioni a Induno Olona» conclude facendo cenno proprio alla Villa di Induno che è stata battuta nell’ultima asta pubblica.
LA LETTERA DEGLI EX DIPENDENTI
Illustrissimo sig. Sindaco, egregi componenti del consiglio comunale,
è passato più di un anno dalla chiusura della nostra casa di cura. Un anno di silenzio, di aste deserte, di una base d’asta che sembra non voler scendere, di un bene della nostra città che va velocemente ed inesorabilmente a deteriorarsi.
Stiamo perdendo qualcosa in questa città. Qualcosa di grande, di storico, di vitale.
Qualcosa che va oltre le mura, oltre il suo valore commerciale. Che va oltre i nostri sessanta posti di lavoro e le vicissitudini giudiziarie che stiamo affrontando per poter ricevere ciò che ancora ci spetta.
Varese ha già perso una quota di servizi, in un ambito delicato quale è quello della sanità, in un Paese in cui le liste d’attesa continuano ad essere un enorme problema.
Ma soprattutto perde qualcosa, in questa intricata vicenda, a livello sociale e politico.
La politica di questa città ha dimostrato di non avere le risposte. Chiusi i cancelli senza appello, il faro si è spento. Velocemente ed inesorabilmente il nostro dramma è stato macinato e (quasi) dimenticato.
A livello politico e sociale, nella nostra città, con “la Quiete” sono entrati a più riprese personaggi inquietanti. A più riprese.
Eppure vogliamo continuare a considerare il nostro sacrificio come qualcosa di utile. Rifiutiamo di pensare che sia stato vano.
E allora, come un anno fa, torniamo a chiedervi di non abbandonare noi e “la Quiete”. Perché se perdiamo questa battaglia, se non la combattiamo sul serio e lasciamo che cada nell’oblio, forse è veramente il caso di cominciare a chiedersi se la politica di questa città sia qualcosa che riguarda i parcheggi blu, i mezzi spazzaneve e le solite polemiche da social, o se invece la classe politica di questa città possa e debba ambire a obiettivi più alti, a valori più trasversali.
Grazie per il vostro tempo,
i dipendenti de “la Quiete”.
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