Varese è delle “piccole”. E Confartigianato investe su Artser
Sono le pmi che sostengono l'occupazione, il 71,4% di quello garantito dal totale delle aziende. Di qui la scelta di puntare su una piattaforma dello sviluppo come Artser
Il Made in Varese è forte ma non a “taglie forti”. Lo dicono le rilevazioni dell’Osservatorio Mpi di Confartigianato, secondo le quali il baricentro imprenditoriale della provincia rimane stabilmente spostato sulla piccola e media impresa con meno di cinquanta dipendenti, che vale complessivamente il 99,3% del totale delle imprese. Tradotto in cifre assolute: 63.389 aziende su 70mila circa sono taglia “small”. Piccole ma forti. E complessivamente portatrici di un tasso di occupazione, in crescita, pari al 71,4% di quello garantito dal totale delle aziende.
LE IMPRESE A CUI AFFIDARE IL FUTURO
«Cifre che confermano un quadro strutturale per questa provincia» ammette Mauro Colombo (foto), direttore generale di Confartigianato Imprese Varese, che sottolinea: «La crisi ha penalizzato le piccole e medie imprese che, più di altre, hanno risentito del difficile accesso al credito e delle relative difficoltà nel completare i percorsi di rinnovamento necessari a restare sul mercato». Tuttavia, chi è riuscito ad attraversare il momento critico, ha irrobustito le spalle e ha imboccato la strada del cambiamento. «È a queste imprese che è affidato il futuro del nostro territorio e il suo benessere» prosegue Colombo. Tanto più che la congiuntura economica negativa ha penalizzato anche le grandi, con il settore industriale che ha allentato la presa attraverso processi di delocalizzazione, riduzione degli organici e, in alcuni casi, chiusura degli stabilimenti produttivi. Il risultato è un sostanziale mantenimento degli equilibri dimensionali e, di conseguenza, della produzione di ricchezza, «che deriva perlopiù dalla piccola e media impresa».
INVESTIRE SU ARTSER PER INVESTIRE SULLE IMPRESE
Dal 2012 al 2016, il peso occupazionale nelle micro e piccole imprese sotto i 50 addetti ha raggiunto il suo massimo. Segno che, al netto di una sofferenza diffusa, le Pmi hanno retto. «La produzione di ricchezza a beneficio di un territorio non è riconducibile al fatturato di una singola azienda, magari multinazionale» continua Colombo. È la composizione del tessuto economico nel suo complesso a fare la differenza. Diventa quindi indispensabile avviare interventi fiscali, urbanistici e di sburocratizzazione in grado di rispondere al bisogno della piccola e media impresa. Un messaggio politico e, al contempo, tecnico: «In questi anni, a salvaguardia e tutela di un tessuto economico così composto, abbiamo scelto di investire il massimo delle risorse e degli sforzi sulla società di servizi di Confartigianato Imprese Varese, Artser, impostando una rivoluzione dell’offerta di servizi amministrativi, gestionali e professionali dedicata allo small e medium business».
Una decisione che ha cambiato il modo di affrontare il problema e ha contribuito a fare di Artser una azienda con un livello occupazionale in continuo sviluppo: «Elaborazione paghe, amministrazione del personale, consulenza del lavoro, sicurezza, qualità, ambiente, welfare aziendale, formazione: le attività svolte dall’AreaLavoro, così come i servizi dedicati all’impresa (fisco, contabilità, controllo di gestione, credito e finanza), al business (internazionalizzazione e innovazione) e alla persona, hanno trasformato l’azienda in un hub dello sviluppo, nel quale inserire a pieno titolo anche il Digital Innovation Hub Faberlab e QuiCredito».
PARI OPPORTUNITA’ DI ACCESSO AI SERVIZI
Una struttura orizzontale, integrata, con una forte presenza di giovani e di professionisti di alto livello: «La piccola e media impresa deve avere pari opportunità di accesso a servizi qualificati delle industrie ed è questo l’obiettivo delle nostre scelte: puntare sulle Pmi per puntare sul territorio».
Un investimento sulla ricchezza del futuro del quale tener conto e prendere atto a tutti i livelli: «L’artigianato e le piccole imprese si sono trasformate, non sono più quelle che molti hanno in mente – conclude Colombo – Per questo abbiamo modificato l’approccio che si riserva loro, ricominciando a considerarle interlocutori territoriali e destinatarie privilegiate di interventi di semplificazione e di risorse per lo sviluppo».
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