La “banda dell’Artiglio”: ecco chi sono i giocatori della Openjobmetis
I ritratti dei dieci giocatori a disposizione di Caja, alla vigilia del campionato 2018/19. Azzeccheremo le descrizioni?
Da inizio ottobre a primavera inoltrata (speriamo il più possibile): torna il campionato di basket di Serie A e con esso le domeniche di passione a tinte biancorosse, tanto a Masnago quanto nei palazzetti di tutta Italia (sempre davanti allo schermo per la nostra #direttavn).
La Openjobmetis, tornata lo scorso anno ai playoff dopo un lungo digiuno, potrà contare sul supporto di un pubblico che ha risposto bene alla campagna abbonamenti. E soprattutto dovrà affidarsi a un nucleo di giocatori cui i tifosi varesini affidano la salute del proprio fegato e la tenuta delle coronarie.
Come ogni anno quindi, qui a bottega, proviamo a raccontarvi pregi e difetti della Openjobmetis, basandoci su quanto visto in precampionato, negli anni scorsi e a quel che abbiamo raccolto su di loro. Ecco quindi i dieci uomini affidati a coach Attilio Caja e al suo staff, con pregi e difetti che sono emersi dagli anni passati e dalle partite di preparazione.
2 – Dominique ARCHIE (Ala – 2,01 – 1987 – Usa)
▲– Una solida esperienza italiana a Capo d’Orlando, un paio di titoli belgi con Ostenda. Mani morbide, movenze da pantera, tiro da fuori: quando Varese si è “buttata” su Archie in molti hanno esultato, ricordandolo protagonista con la maglia dei siciliani. Secondo/terzo violino dell’attacco nelle previsioni.
▼– Un precampionato con gambe pesanti ha fatto suonare un campanello d’allarme tra i tifosi. Semplice stanchezza da preparazione o squillo dell’età che avanza? Nel secondo caso, la sua buona reattività potrebbe calare. Ala forte con il rischio di patire qualcosa a livello di chili contro avversari diretti più stazzati. Lo ricordiamo giocatore dalla buona intelligenza cestistica, ma il suo predecessore (Vene) era uno scienziato in tal senso: riuscirà a non farlo rimpiangere nelle voci “sommerse” del Gioco?
4 – Aleksa AVRAMOVIC (Play-Guardia – 1,92 – 1994 – Ser)
▲– Una seconda parte di stagione 2017-18 da lustrarsi gli occhi: percentuali in costante crescita, strapotere fisico nelle giocate in velocità, leadership tecnica e morale in una squadra che non doveva essere la sua. E ancora: le chiamate in Nazionale, la certezza di diventare prima punta, lui che sa esaltarsi quando viene coinvolto. Ultima tappa varesina prima di spiccare il volo ai piani alti d’Europa?
▼– Tutti hanno negli occhi gli ultimi playoff o il girone di ritorno, ma qualcuno si ricorda della prima parte della scorsa stagione? Avra “pulcino”, tiro insufficiente, Caja sempre pronto a cacciarlo dietro alla lavagna. Ecco: siamo convinti che quei tempi non torneranno, ma non abbiamo la matematica certezza che si riparta da giugno, anche perché l’effetto sorpresa non funzionerà più.
7 – Antonio IANNUZZI (Centro – 2,08 – 1991 – Ita)
▲– Un allenatore che gli vuole bene e che lo ha cercato per mesi prima di metterlo sotto contratto. La possibilità di una riscossa dopo la “crescita interrotta” tra Torino e Brindisi dove era stato messo ai margini. L’occasione di migliorare osservando da vicino un califfo d’area come Tyler Cain. Le mani discretamente morbide che possono aiutarlo quando gli avversari lo battezzano dalla media.
▼– L’altezza importante (2,08) è abbinata a una verticalità piuttosto ridotta: Iannuzzi non è uno stoppatore e neppure un rimbalzista particolarmente solido. In attacco è talvolta portato all’errore marchiano, il che non è mai piacevole. Piedi di velocità media per un lungo: talvolta potrebbero non bastare.
8 – Nicola NATALI (Ala – 2,02 – 1988 – Ita)
▲– Si è inserito poco per volta nelle rotazioni della Openjobmetis, vestendo al meglio il ruolo di “decimo”: non mugugna se rimane seduto, non fa danni – anzi: talvolta ha svoltato le partite – quando deve sostituire i titolari. Tiro che va e viene ma che può far male, esperienza per restare a galla, versatilità di ruolo anche con un coach (Caja) che difficilmente mette fuori posizione i giocatori.
▼– Bravo a guadagnarsi la fiducia del club e dello staff, ma l’impressione è che a trent’anni non possa andare tanto oltre il livello raggiunto. Non è rapido, non è potente, non è un attaccante nato ma gioca in un ruolo dove c’è tanta gente che riassume queste qualità.
11 – Thomas SCRUBB (Ala – 1,98 – 1991 – Can)
▲– Si vede poco, fattura tanto: in preseason è stato ottimo rimbalzista e ha spesso valicato la doppia cifra nei punti segnati. Merito di una mano dolce dall’arco dei 3 punti, se liberato nel modo giusto (53% da 3 ad Avellino) ma anche di una certa versatilità sul campo di gioco. Nazionale canadese, tipo tranquillo, non sembra un mangiapalloni ma pare uno che attende il suo turno per buttarla dentro.
▼– Bravo da 3 punti, ma non è il massimo deve crearsi il tiro in prima persona. Nelle amichevoli ha destato diverse perplessità nel condurre e chiudere i contropiedi (gambe molli o scarsa confidenza con queste giocate?), non il massimo per uno che comunque percorre bene il campo. Tranquillo sì, sperando che non sia troppo cheto: deve dimostrare di poter essere titolare in un torneo che non perdona, e di rimpiazzare l’MVP biancorosso 2018, Stan Okoye.
15 – Matteo TAMBONE (Play – 1,91 – 1994 – Ita)
▲– Un anno d’esordio in Serie A positivo, un’estate trascorsa al lavoro con tanto di convocazione nella nazionale sperimentale. E la ricerca di un piccolo riscatto per non essere stato compreso dal c.t. Sacchetti nel gruppone per le partite ufficiali. Ha messo su un tiro da fuori notevole, lavorando bene – nel frattempo – sulla fase di regia. E in questo ultimo fondamentale ha davanti un Moore a cui carpire più di un segreto. In ballo per il rinnovo di contratto, a nostro avviso una buona scelta.
▼– Domanda: le sue cifre estive sono reali al cambio della Serie A o “drogate” da una forma fisica affinata in nazionale e da compagni e avversari più indietro di preparazione? Stiamo a vedere, anche perché se dovessero calare le percentuali, il suo impatto si ridurrebbe. Discreto difensore sull’uomo, ma certi folletti americani vanno più veloci.
16 – Tyler CAIN (Centro – 2,03 – 1988 – Usa)
▲– Se Okoye è stato il miglior biancorosso della passata stagione, il pivot americano è certamente risultato l’uomo chiave per la squadra e per il gioco di Caja. Affidabile in attacco, ottimo (talvolta monumentale) a rimbalzo, pedina perfetta delle giocate difensive grazie alla sua capacità di lettura del gioco. E talvolta si toglie lo sfizio dell’assist a effetto. Conferma meritatissima.
▼– L’altezza e la stazza sono… sempre quelle, e così un pivot “normodotato” come Tyler potrebbe soffrire i Fesenki (per intenderci) o i Gudaitis del caso. Curioso che dopo un’annata simile a Varese, nessuna delle grandi di Serie A lo abbia adocchiato, contattato, portato via. Lo avranno considerato all’apice nella stagione trascorsa? Tocca a Cain smentirli.
21 – Giancarlo FERRERO (Ala, 1,98, 1988, Ita)
▲– Arrivato tre anni fa a Varese in punta di piedi, si è imposto alla piazza grazie alla sua etica del lavoro, alla sua tenacia (ricordate quando Moretti lo imbullonava alla panchina?) ma anche a qualità morali non indifferenti. Ci dicono che, nel momento buio dell’anno scorso, con lo spogliatoio in crisi di nervi, il capitano sia stato decisivo nel suonare la carica. Non per niente Caja lo ritiene un grande esempio per tutti. Ah, in campo ha tolto più di una castagna dal fuoco alla Openjobmetis.
▼– Il corpo di un’ala piccola impiegato nella “categoria di pesi” superiore: ciò gli dà qualche vantaggio ma anche tanti grattacapi fisici ai quali Ferrero prova a sopperire con la grinta. Non è un gran rimbalzista, anche per i motivi di cui sopra, non ha un tiro sempre affidabile pur avendo discrete percentuali.
25 – Ronald MOORE (Play – 1,83 – 1988 – Usa)
▲– In Italia senza interruzioni dal 2014 è uno degli stranieri con la maggiore militanza nella nostra Serie A, segno di costanza e affidabilità sia in campo sia fuori. Già pretoriano del Diablo Esposito (uno che ha giocato accanto a playmaker eccezionali), Moore è innanzitutto un regista capace di mettere in ritmo i compagni di squadra: quasi 6 assist a partita da quando è in Italia. Aggiungiamoci una buona propensione a rimbalzo (per uno appena più alto di 1,80) e – dicono – una certa leadership con i compagni, ne esce il ritratto di un giocatore estremamente funzionale.
▼– Moore non è un giocatore che accende le fantasie e, per essere un play titolare, ha un tiro dall’arco troppo ondivago. Le sue percentuali da 3 sono in crescita ma il precampionato ha messo in luci i suoi alti-e-bassi in questo senso. Il suo 1,83 poi, rischia di metterlo sotto quando si va sul piano fisico. Ci dicono, ma è da verificare, che è uno che “difende se gli altri difendono” ma in questo senso a Varese dovremmo essere coperti.
45 – Pablo BERTONE (Guardia – 1,93 – 1990 – Arg)
▲– Pare di capire che la tipica garra degli argentini sia un tratto caratteristico anche dell’ex pesarese, “sponsorizzato” da un varesino doc come Cedro Galli che lo ha allenato per un anno. Uscirà dalla panchina e ha le qualità per “accendersi” subito, dando anche spazio per rifiatare ad Avramovic. È reattivo, “elastico” e affamato anche perché a 28 anni ha l’occasione di compiere un passo avanti nella propria carriera. Una scommessa che andava fatta.
▼– Con Avramovic ormai “quasi intoccabile”, Bertone è presto diventato il bersaglio preferito per le sfuriate di Caja. Vero, il coach è un po’ eccessivo in questo senso, ma forse l’inserimento nei giochi biancorossi non è filato del tutto liscio. Il coraggio non gli manca, ma lo porta talvolta ad andare a sbattere contro gli stoppatori o comunque i difensori di vaglia. Guardia dal tiro discreto senza però brillare, proverà a ritagliarsi un ruolo a un livello superiore a quello frequentato fino a ora.
COMPLETANO IL ROSTER 2018/19
5 – Christian GATTO (Guardia-Ala – 1,95 – 1996 – Ita)
13 – Damiano VERRI (Ala-Centro – 2,05 – 1986 – Ita)
NEGLI ANNI SCORSI – Ecco le nostre previsioni delle stagioni precedenti: 2017 – 2016 – 2015 – 2014 – 2013 – 2012 – 2011 – 2010.
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