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Donna lavoratrice: per sicurezza e prevenzione occorrono regole di genere
Le differenze tra uomini e donne emergono anche nella definizione di pratiche e misure di prevenzione e miglioramento degli ambienti di lavoro
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Il lavoro è un diritto. Una via di emancipazione. La donna lavoratrice, però, ha fatto emergere una situazione del tutto peculiare sul fronte della sicurezza.
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Ne hanno discusso questa mattina, a Palazzo Estense, l’assessore Rossella Dimaggio insieme alla consigliera per le pari opportunità Luisa Cortese, il direttore di Inail Varese Santa Picone e il neo presidente del Co.Co.Prov Fabio dell’Angelo.
Il dato sull’occupazione in ottica di genere, oltre ai diversi distinguo in merito a opportunità e salari, evidenzia situazione differenti anche nel campo della prevenzione e della sicurezza. Da qui, è evidente l’esigenza che si cominci a riflettere su politiche mirate alle due categorie distinte.
Un tema che la consigliera Cortese ha chiarito spiegando che la donna somma spesso più ruoli: oltre alla figura di lavoratrice aggiunge quella di madre che dilata notevolmente i suoi tempi di occupazione : « Molte conquiste sono state fatte – ha ricordato – ma molto rimane ancora da fare».
La fotografia in termini numerici è spettata alla direttrice della sezione varesina di Inail Santa Picone. Nella sua relazione, ha evidenziato che, a fronte di un aumento dell’occupazione femminile ( circa il 60% nel 2018 a fronte del 56% del 2016) e nonostante gli infortuni occorsi alle donne siano stati il 35,9% ( in tutto 3585) in calo rispetto agli anni precedenti, oltre un quarto sia capitato durante gli spostamenti (27%). Ed è proprio questa particolarità, in netto contrasto con la casistica maschile, ad aver attirano maggiormente l’attenzione: le donne sono maggiormente occupate nel settore servizi che, da un lato sono ambienti più sicuri, dall’altro richiedono maggiori spostamenti. Nel 2017, tra i 13 eventi mortali, uno ha riguardato una donna rimasta uccisa mentre si stava spostando per motivi di lavoro.
Un altro dato particolare riguarda l’età: le fasce più esposte sono quelle tra i 40 e i 59 anni (1682 casi su 3585). Si tratta di donne che spesso hanno incombenze famigliari duplici sia verso i figli sia verso gli anziani genitori. Il settore più a rischio si è rivelato quello della sanità e assistenza sociale, seguito dal commercio e dal manifatturiero.
Un altro elemento letto con preoccupazione è il calo della malattie professionali: un trend negativo spiegato come un aumento del sommerso. Le denunce maggiori hanno comunque riguardato malattie del sistema osteomuscolare e del sistema nervoso.
La lettura dei dati è stata commentata criticamente dal neo presidente Co.Co.Pro. Varese Fabio Dell’Angelo. L’organo paritetico insediatosi nel gennaio scorso e che raduna rappresentanti datoriali, sindacali e di associazioni, si occupa di vigilare sull’andamento delle politiche attive in merito alla prevenzione e alla sicurezza nei luoghi di lavoro: « A un anno di distanza – ha commentato – ci ritroviamo ancora a elencare criticità già segnalate. Noi ci impegneremo a essere promotori di iniziative per la prevenzione delle malattie professionali che in provincia ottiene scarsa attenzione. Occorre lavorare sulla flessibilità dei tempi dove il part time non può né deve essere la soluzione per donne che non devono essere discriminate. Ci sono politiche attive spendibili a iniziare dallo smartworking, scarsamente utilizzato. Occorrono maggiori sforzi sul fronte della formazione e informazione. Esistono, per esempio, fondi per il rientro nel luogo di lavoro dopo un infortunio: circa 20 milioni di euro che vengono raramente utilizzati per creare ambienti accoglienti»
In totale, nella nostra provincia nel 2017 si sono registrati 9967 incidenti sul lavoro di cui 3585 hanno riguardato le donne. La legge nazionale ha introdotto l’assicurazione obbligatoria anche per le casalinghe, pur non prevedendo adeguate sanzioni o ispezioni, e con la legge di bilancio 2019 si è elevato a 67 anni il limite di età. Tra le politiche attive messe in campo da Inail un corso di “guida sicura” per sensibilizzare i lavoratori sulla fase del trasporto sia verso i luoghi di lavoro sia durante le attività
La partita di genere negli ambienti di lavoro rimane, quindi, ancora un traguardo da raggiungere: « La presenza femminile non può prescindere dalla conciliazione degli orari – ha sottolineato la direttrice Picone – La globalizzazione con i suoi ritmi frenetici, però, incide negativamente sugli sforzi di armonizzazione e anche sull’individuazione di strategie per sicurezza e prevenzione. Occorre proseguire nella definizione di politiche di genere che meglio tutelino la figura della lavoratrice».
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