Maltrattamenti all’asilo, i genitori dei bimbi in tribunale

Primo atto dell’udienza preliminare da cui si partirà per fare luce sui 46 episodi contestati dai carabinieri alla responsabile del nido privato e alla sua collaboratrice

Maltrattamenti all'asilo nido di Gavirate

I processi si celebrano nelle aule di giustizia e per questo si dovrà aspettare il 19 marzo alle 13 quando la responsabile del nido privato “Imparare è un gioco” e la sua assistente potranno presentarsi di fronte al giudice per l’udienza preliminare di Varese, che deciderà circa la loro sorte processuale.

Il rinvio di oggi – l’udienza era in programma per la mattinata – si è reso necessario per completare gli ultimi passaggi per l’incidente probatorio, vale a dire, in questo caso, una perizia non ancora nel processo, ma “del” processo, con cui un esperto chiamato dalla difesa terminerà le sue risultanze sulla semi infermità mentale della principale accusata per maltrattamento su minori di Gavirate. Il suo legale, Antonio Battaglia, sostiene la sindrome da burnout: uno stress prolungato «una condizione che produce comportamenti di distacco e indifferenza dall’attività lavorativa svolta», spiegò il legale.

Nella giornata di oggi, martedì, si sono costituite le parti, un momento formale, nel processo penale, in cui non solo figurano i difensori degli imputati e il pubblico ministero, ma anche le eventuali parti civili: in questo processo saranno una ventina.

Questo è quanto avvenuto. E poi ci sono gli altri processi, quelli che si leggono negli sguardi dei genitori che questa mattina erano in tribunale: occhi a tratti sgranati e a volte cupi, carichi di attesa e spaesamento dei genitori delle 31 “parti offese” dell’indagine dei carabinieri di Besozzo. Le parti offese sono i loro figli.

Al piano primo del originale verso le 10 erano in tanti che si distinguevano dalle grisaglie d’ordinanza dei legali: impiegati, operai, bancari e casalinghe: gente che si è presa una mezza giornata di ferie per venire a Varese in tribunale.

«Le immagini delle telecamere sono inequivocabili, incontrovertibili», spiega l’avvocato Fabio Ambrosetti, che assiste appunto alcune delle partii civili, cioè i genitori dei bimbi che chiederanno sicuramente un risarcimento danni alle due imputate a cui viene contestato il contenuto dell’articolo 572 del Codice Penale: “Maltrattamenti contro familiari o conviventi”, condizione in cui versa chi “maltratta” una persona “sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione”.

Gli episodi contestati dai carabinieri per queste indagini sono in tutto 46 e sono certamente ancora vive nei ricordi visivi dei genitori, che oggi si guardavano intorno parlottando tra loro, facendo comunella con gli avvocati che li affiancavano in tono assertivo.

Insieme ad Ambrosetti sta parlando anche l’avvocato Andrea Prestinoni, altro difensore di una delle famiglie: «I genitori vogliono arrivare fino in fondo – dice – . Abbiamo visto quelle immagini, naturalmente sono scene pesanti. Ma quello che a mio avviso colpisce, forse in maniera ancora più toccante, è quel clima in cui i piccoli sono stati costretti a dover vivere, anche solo per qualche ora al giorno».
Prossimo atto, tra una settimana.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 12 Marzo 2019
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