Alla Feltrinelli c’è il commissario Florio, il Montalbano dei laghi
Questa sera, venerdì 1 marzo, alle ore 18 presso la libreria di Corso Moro verrà presentato il nuovo giallo di Marco Marcuzzi "Inferno a Sasso Galletto" (Macchione Editore). Interviene oltre all'autore Giancarlo Angeleri
Questa sera, venerdì 1 marzo, alle ore 18 presso la Libreria Feltrinelli verrà presentato il nuovo giallo di Marco Marcuzzi “Inferno a Sasso Galletto” (Macchione Editore), un ritorno del commissario Florio da qualcuno già ribattezzato “Il Montalbano dei laghi”. Oltre all’autore, sarà presente il giornalista Giancarlo Angeleri.
“Inferno a Sasso Galletto” è un caso decisamente bizzarro. Nella omonima località lacustre infatti, famosa per il suo grande masso verticale che emerge dalle acque del Lago Maggiore, un uomo viene ritrovato morto in circostante del tutto inspiegabili. «Il giallo ha sempre uno schema di base» spiega Marcuzzi, «definito dal crimine, dalle indagini e dalla risoluzione del caso. Io, che amo molto il genere noir dove non sussiste uno schema fisso e gli aspetti psicologici dei personaggi sono il fulcro della narrazione, ho aggiunto all’iter prettamente poliziesco uno sfondo noir, con i retroscena esistenziali dei personaggi, molti dei quali si rivelano in tutta la loro miseria umana anche quando non sono i colpevoli. Il commissario Florio, che non è poliziotto per vocazione, si difende dallo squallore quotidiano con cui deve avere a che fare rifugiandosi nel suo mondo interiore costituito dalla sua casa ad Ardena, le sue gatte, la sua Citroën DS Pallas del ’72 e il caffè fatto esclusivamente con la Moka, quest’ultima rispondente a una filosofia di vita».
Non si tratta dunque di un giallo all’americana fatto di sparatorie, inseguimenti roccamboleschi e super eroi. Seppur con un’avvincente tensione narrativa, il tutto si svolge in quella pacifica follia che aleggia tra le meravigliose valli del Lago Maggiore, talvolta quiete solo all’apparenza. Dopo il successo di “Squillo di morte a Maccagno”, Florio e il suo ispettore Sciavino stanno diventando popolari, tanto che le storie avrebbero iniziato a suscitare l’interesse per farne una produzione di fiction televisiva. «Sarebbe magnifico» ammette Marcuzzi, «anche se so che la cosa più difficile da tradurre in chiave cinematografica è la particolarità della gente di lago che, a differenza dell’ambiente romano, napoletano o toscano, non gode o se volete non è afflitta da clichet di maniera che ne facilitino i risvolti narrativi. Ecco perché la sceneggiatura, la regia, la fotografia… dovranno essere affidate ad artisti varesini, che bene conoscono il linguaggio tout court delle nostre zone. Alle musiche provvederò io, naturalmente».
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