Nuova vita per l’Isolino Virginia, parola di assessore

Nuovi scavi, possibili grazie a un contributo della Regione Lombardia e al finanziamento del Comune, per arrivare a un museo "alla Oetsi": il futuro dell'Isolino Virginia spiegato dall'assessore alla Cultura Roberto Cecchi

Roberto Cecchi generiche

Nuova vita per l’Isolino Virginia.

In questi giorni si è chiuso l’ultimo “tassello amministrativo” prima di poter dare il via ai lavori, poi l’Isolino Virginia tornerà oggetto di ricerche e scavi come successe nel primo novecento. A permetterlo, un contributo della Regione Lombardia a cui il comune di Varese aggiunge “la sua parte” per riavviare un lavoro scientifico sul sito Unesco. Ne abbiao parlato con l’assessore alla cultura Roberto Cecchi.

130MILA EURO PER RIPRENDERE GLI SCAVI ALL’ISOLINO

«Si tratta di 130 mila euro circa, 84mila frutto di un bando regionale per la promozione di interventi sulle aree archeologiche in aree Unesco, gli altri provenienti dall’amministrazione comunale: non sono moltissimi in termini assoluti, ma per l’isolino non è una cifra irrilevante» spiega dalla palazzina della cultura l’assessore alla Roberto Cecchi, che sta lavorando al progetto.

«La fortuna di questo luogo è sempre stata data dalle collaborazioni istituzionali – Prosegue Cecchi – Come ora, in cui abbiamo ricostituito il lavoro di collaborazione con la soprintendenza archeologica, in particolare con la dottoressa Locatelli, e il progetto è fatto in stretta collaborazione con loro. Con tutta probabilità sarà infatti la soprintendenza a collaborare alla direzione dei lavori, che attualmente è in capo al Comune, cui sta lavorando la dottoressa Cermesoni con la supervisione del dottor Cassinelli. Un grande team, a cui collaborano anche il direttore dell’ufficio cultura Michieletto e il funzionario dell’ufficio ambiente Cardani per quel che riguarda il verde pubblico. Per non parlare di tutte le attività accessorie, gestite dal centro Gulliver direttamente sull’isolino».

Alla collaborazione con la Soprintendenza si è aggiunta anche una collaborazione con il politecnico di Milano «Per sperimentare la manutenzione programmata nell’isolino, sotto la direzione del professor Paolo Gasparoli – spiega Cecchi – Uno degli argomenti che il Paese, prima ancora della città di Varese, dovrebbe affrontare, è la manutenzione programmata: quella serie di operazioni che si fanno per prendere piccoli provvedimenti che sono in grado di evitare quelli piu grandi. Noi vogliamo partire proprio da qui».

NEI NUOVI SCAVI ANCHE L’ARCHEOLOGIA SUBACQUEA

I nuovi scavi saranno molto diversi da quelli ottocenteschi, naturalmente: «Rispetto agli scavi della metà dell’800 si riprende con sistemi più adeguati, con l’ausilio anche dell’archeologia subacquea. Tuttora questo tipo di scavo rappresenta una rarità, anche se è già molto sperimentato a Venezia, a Pisa e anche in alcuni siti dell’Italia meridionale».

Le opere previste prevedono la rilettura dello scavo esistente, la perimetrazione, la pulizia, la riqualificazione dello scavo, gli scavi subacquei e poi la parte del verde pubblico: che prevede la risistemazione (e in alcuni casi l’abbattimento) degli alberi che preseti nel delicatissimo ecosistema dell’isolino.

IL CENSIMENTO DEL MATERIALE COME BASE PER CREARE UN MUSEO “ALLA OETSI”

«Infine faremo altra cosa materiale: una rilettura del materiale d’archivio. Si riprenderà in mano la documentazione e si editerà lo scavo, cosa che non era ancora stata fatta: un lavoro necessario, e anche uno dei grandi temi dell’archeologia, quello di editare il materiale d’archivio, e perciò renderlo noto, catalogabile e ispezionabile da tutti gli studiosi».

Un lavoro che ha già avuto inizio a villa Mirabello: «Abbiamo cominciato l’anno scorso con i lavori di catalogazione grazie alla collaborazione del centro di osteoarcheologia dell’Insubria, e ci vorrà un altro anno e mezzo per finirli: i pezzi da catalogare sono circa 20mila».

Una catalogazione che fa da preludio anche a un potenziamento del museo archeologico: «il sogno è poter realizzare un racconto comprensibile ai visitatori per quelle epoche: il modello è quello dello splendido museo di Bolzano che custodisce Oetsi».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 25 Marzo 2019
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