“Lo scontrino digitale non eviterà il nero”
Entro il primo gennaio 2020 diremo addio al vecchio scontrino cartaceo. Tanzi (direttore Ascom Varese): «Le nuove regole unite al cambio generazionale sanciranno il passaggio definitivo del Paese nella modernità»
Abbandonati alla cassa, dimenticati per mesi nei portafogli, smarriti nelle tasche di giacche e pantaloni, gettati nel primo cestino che si incontra per strada. Entro il primo gennaio 2020 diremo addio al vecchio scontrino cartaceo perché entrerà in vigore l’obbligo del corrispettivo digitale. Niente più carta, solo sequenze di zero e uno, trasmesse direttamente all’Agenzia delle Entrate.
Per le aziende con un volume d’affari superiore a 400mila euro, la decorrenza sarà anticipata al primo luglio 2019 anche se la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) ha già chiesto una proroga per far partire tutti a gennaio dell’anno prossimo.
«Non sono tante, ma anche noi ne abbiamo alcune sopra quella soglia che si stanno già attrezzando – spiega il direttore di Ascom Varese Roberto Quamori Tanzi – C’è chi farà un semplice adeguamento, nel caso abbia un registratore di cassa compatibile con quelli telematici, e chi invece lo sostituirà in toto. In entrambi i casi ci sarà un’agevolazione fiscale».
Le imprese potranno infatti beneficiare di un credito d’imposta, pari al 50 per cento della spesa sostenuta per ciascuno strumento, per un massimo di 250 euro in caso di acquisto e di 50 euro in caso di adattamento, da utilizzare in compensazione “orizzontale”, quindi direttamente dai soggetti obbligati alla memorizzazione e alla trasmissione dei corrispettivi.
La fatturazione elettronica è un precedente che potrebbe rappresentare un valido banco di prova per chi sta gestendo questa transizione. «In quel caso c’è stato un evidente aggravio di tempi e di costi per le imprese e per chi ha gestito il passaggio – continua il direttore di Ascom Varese – Per esempio, ci sono stati problemi con quelle aziende che avevano un gestionale di magazzino che non coincideva con quello del commercialista. Mentre un beneficio lo ha avuto certamente il fisco che riceve i dati già tutti impacchettati e ordinati, pronti da leggere». E anche se nelle aziende gira ancora molto cartaceo e ci sono problemi operativi evidenti, quel passaggio «è andato meglio di quanto previsto».
La proroga richiesta dalla Fipe, difficilmente verrà accolta. È indubbio però che uno slittamento di qualche mese permetterebbe a tutte le imprese di affrontare questo passaggio con gradualità. Una fase di rodaggio che sarebbe gradita dalle associazioni di categoria chiamate a gestire questa transizione.
«Come tutti i cambiamenti culturali, anche questo, richiede del tempo – conclude Tanzi – però non illudiamoci: chi faceva il nero prima, continuerà a farlo anche dopo. Così come chi non faceva le fatture prima, ha continuato a non farle anche dopo l’obbligo della fatturazione elettronica. Al tempo stesso credo che il nero sarà sempre di più un fenomeno residuale, perché le nuove regole unite al cambio generazionale sanciranno il passaggio definitivo del Paese nella modernità».
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