
Infarto dopo la cocaina: assolti i due pusher
Condannati a un anno per la sola cessione della sostanza stupefacente ma non pe ril decesso di un quarantenne nella notte tra il 26 e 27 aprile 2017

Erano imputati per un’accusa pesante: morte come causa di altro reato. L’altro reato era lo spaccio di droga – cocaina – che, assunta da un quarantenne della zona della Valcuvia, avrebbe provocato la morte dell’assuntore.

Questa la ricostruzione del pubblico ministero per la quale si è celebrato un processo dinanzi al Collegio giudicante di piazza Cacciatori delle Alpi.
Durante le udienze vennero sentiti testimoni e valutate le prove, presentate anche sotto forma di conversazioni telefoniche, tabulati prodotti per dimostrare come i due – 38 e 25 anni – si fossero accordati su quale versione dare, eventualmente, agli investigatori.
Il motivo sta nel gesto alla base di questa vicenda: la cessione di cocaina. Cessione che c’è stata e per i quali sono stati condannati a un anno. Ma non per la morte a causa di quella cessione: si dovrà attendere la motivazione della sentenza, ma pare scontato che i giudici abbiano considerato non provato il nesso di causalità fra l’assunzione e il decesso.
Per arrivare a questa pronuncia nei mesi scorsi sono stati ascoltati in aula consulenti di accusa e difesa che hanno effettuato valutazioni sulla sostanza e sui reperti in possesso degli inquirenti, come l’esame autoptico e l’analisi del cuore, ma anche dei capelli, che provavano una assunzione abituale di droga da parte della vittima.
Alla fine è passata la tesi proposta dall’avvocato Corrado Viazzo: nessun nesso fra l’acquisto in un bar di Cuveglio, la sniffata e l’arresto cardiaco avvenuto nell’abitazione dell’uomo, soccorso e rianimato dal 118 e deceduto al pronto soccorso nella notte tra il 26 e 27 aprile 2017.
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