C/2019 Q4 Borisov, la prima cometa interstellare

La cometa si vedrà nel nostro emisfero fino alla fine di dicembre, dopodiché si sposterà nell'emisfero australe. Il raconto dell'esperto dell'Osservatorio Schiaparelli

Avarie

La notte del 30 agosto, dall’Osservatorio Astrofisico della Crimea (Ucraina-Russia), Gennady Borisov, un astrofilo russo, ha scoperto una cometa.

Un fatto non eclatante di per sé, anche se la stragrande maggioranza delle comete sono scoperte da Osservatori astronomici professionali americani, e non da appassionati, anche se dotati di buone strumentazioni.

Dalle prime stime, effettuate nei giorni seguenti, sembrava una cometa come tante altre, dall’orbita molto allungata che la faceva provenire dalla nube di Oort, l’enorme serbatoio di comete posto ai confini più estremi del Sistema Solare. Anche la famosa cometa Hale-Bopp del 1997 proveniva da lì.

Man mano che nuove osservazioni giungevano al Minor Planet Center, il centro mondiale di raccolta dati di asteroidi e comete, diventava chiara la straordinaria peculiarità di questa cometa: con un’eccentricità pari a 3.2, e soprattutto con una velocità in avvicinamento di 32 km/s, proveniva certamente dall’esterno del nostro Sistema Solare: è dunque la prima cometa interstellare!

Il Minor Planet Center l’ha catalogata con la sigla C/2019 Q4, attribuendole naturalmente il nome allo scopritore, Borisov.

Sembra provenire prospetticamente dalla costellazione di Cassiopea, anche se è impossibile stabilire da quale sistema stellare provenga in realtà. E’ fuori dubbio che avrà viaggiato per milioni, forse miliardi di anni prima di giungere nei pressi del nostro Sole ed “attivarsi”: come tutte le comete, infatti, anche questa mostra una chioma ed una coda, segno della sublimazione dei ghiacci.

I maggiori telescopi del mondo sono già all’opera per stabilirne la composizione chimica: è simile alle nostre comete? Qual è la percentuale di ghiaccio d’acqua? Il rapporto idrogeno-deuterio è simile all’acqua delle “nostre” comete? Le risposte non tarderanno ad arrivare.

Nel frattempo, anche il nostro Osservatorio l’ha fotografata la mattina del 13 settembre, quando si trovava a oltre 400 milioni di km dal Sole e circa 500 milioni di km dalla Terra. Si vede la mattina dopo le 4.30 solo tramite telescopi e camere digitali, quindi non visualmente.

Dovrebbe raggiungere il punto più vicino al Sole (perielio) il 10 dicembre, ad una distanza di circa 290 milioni di km; piuttosto lontana, dunque, ma dato il suo diametro, stimato dell’ordine dei 10km, è già visibile con telescopi medio-grandi come quelli del nostro Osservatorio.

La cometa si vedrà nel nostro emisfero fino alla fine di dicembre (il punto più vicino alla Terra, perigeo, lo raggiungerà proprio il 28/12), dopodiché si sposterà nell’emisfero australe, rimanendovi fino a quando sarà così
lontana da non essere più osservabile.

Questa cometa si aggiunge al primo oggetto interstellare scoperto nell’ottobre 2017, e denominato ‘Oumuamua (messaggero venuto da lontano in hawaiiano) che anche noi abbiamo osservato; in quel caso si trattava di un asteroide piuttosto piccolo e fortemente elongato (50m x 400m).

In questi anni, grazie agli sforzi sempre maggiori per l’osservazione di asteroidi e comete, si stanno scoprendo i primi oggetti interstellari, teorizzati da anni ma fino a poco fa mai osservati.

Immagini ed aggiornamenti nella pagina dedicata
(a cura di Luca Buzzi Osservatorio Astronomico Schiaparelli Varese)

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Pubblicato il 14 Settembre 2019
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