Diciotto anni non sono bastati

Il teatro Apollonio compie diciotto anni, ma per lui sembra non ci sia un futuro. Il Comune sta studiando se realizzare la nuova struttura al Politeama. E intanto non si conosce che piano ci sarà per un sistema culturale e la sua gestione

Generico 2018

Fu un grande successo. “Anche senza i bis, Paolo Conte “regala” una serata magica a Varese. Una serata che resterà alla storia. Dopo quasi 50 anni la città riscopre il gusto di avere un proprio teatro. Una serata di emozioni forti, e non solo per chi ha lavorato duro in questi mesi per realizzare il progetto”.

Era l’inizio della nostra cronaca del 26 gennaio 2002 per lo spettacolo di inaugurazione del teatro di Varese. E dire che nell’aria c’era una grande apprensione. Fino all’ultimo per entrare nella sala occorreva passare da dietro le quinte. Cappello di lana ben pesante per Andrea Campane che a quei tempi era il direttore artistico. Faceva un freddo assurdo e la preoccupazione la si leggeva nello sguardo di tutti. Poi filò tutto liscio e la seconda data del cantautore piemontese andò ancora meglio. Così come tutta la prima stagione teatrale.

Quella sera a Varese si metteva in campo una squadra che sembrava fortissima. Da poco era nata Prima fila, una società partecipata dal Gruppo 2A di Federico Guglielmi, che si era occupata della costruzione della struttura di 1.200 posti e dalla Delpi di Renzo Dalpio che si occupava di comunicazione. Il Comune di Varese aveva lavorato fianco a fianco dei privati indicando in Andrea Campane, allora funzionario dell’ufficio cultura, la figura giusta per fare il direttore artistico.

Sul palco la piccola Beatrice, con un tulle rosa e l’innocenza tipica dei bambini, aveva consegnato le chiavi del teatro all’allora sindaco Aldo Fumagalli.

Da quella famosa stagione di cose ne sono successe tante. Prima fila, complici tanti problemi, una idea di grandezza forse eccessiva, una città che spesso si gira dall’altra parte, saltò per aria presto e nel 2003 andò in liquidazione. Dopo un anno di transizione e grande crisi, Federico Guglielmi si prese in carico tutta la gestione chiamando un giovane romano, Filippo De Sanctis a fare il direttore, e al tempo stesso stringendo un rapporto ancora più solido con Gianmario Longoni allora patron del teatro Smeraldo e altro.

La collaborazione tra pubblico e privato andò calando sempre più, ma non la risposta del pubblico, che malgrado la pesante crisi economica durata quasi un decennio, ha sempre partecipato con decine di migliaia di persone per stagione.

Sono passati quasi diciotto anni e il teatro di piazza Repubblica intitolato a Mario Apollonio è ancora lì, tosto, caparbio e orgoglioso di quanto vissuto finora. Per qualcuno l’aspetto estetico non è mai stato superato e ancora oggi la critica maggiore è che non sia bello e sia troppo provvisorio. Intanto è lì. Con un cartellone di primo ordine e con la capacità di attrarre artisti ed esperienze di tanti generi diversi.

Ora però sembra che per quella struttura non ci sarà futuro. È emerso dagli interventi di Franco Spatola, che all’epoca era il dirigente dell’assessorato alla cultura e oggi è presidente della commissione cultura e del sindaco Davide Galimberti.

Il Comune può spendere per il teatro nuovo dieci milioni di euro e la disponibilità della Fondazione Molina a concedere in uso per 99 anni il Politeama a condizione che venga ristrutturato. “È una opportunità storica che chissà quando mai si ripresenterà” dice il primo cittadino chiedendo concretezza nelle azioni dell’amministrazione. Siamo in una fase ancor prima che preliminare, afferma sempre lui. Intanto però l’unica certezza è quella che per la struttura di piazza Repubblica il tempo restante sia davvero poco.

Nel frattempo non c’è alcuna indicazione su quale sarà la politica culturale per un sistema teatrale a Varese. Non si conosce neppure se sia stata presa in considerazione la possibilità di intervenire, e quindi magari anche acquisire il teatro di piazza Repubblica, anziché investire nel Politeama. Una scelta a priori di cui non si hanno indicazioni precise. Questo è emerso con forza nell’incontro organizzato da Filippo De Sanctis in cui più voci si sono levate in tal senso e per uno dei protagonisti storici del teatro per i bambini come Chicco Colombo non è possibile non prevedere una politica attiva non solo legata agli spettatori.  Diversi operatori si sono detti preoccupati per le possibili scelte. Non c’è, o comunque non viene condiviso, uno studio che parta da una lettura su area più vasta della sola città di Varese. Si pensi solo al fatto che, a parte le tante realtà in diversi piccoli comuni, a Luino, Gallarate, Busto Arsizio, Saronno, ci sono teatri storici e molto attivi.

Siamo partiti dal ricordo di una serata di quasi diciotto anni fa perché tutti quei protagonisti, ad eccezione di Federico Guglielmi a cui andrebbe un grande grazie per quello che ha fatto per Varese, oggi sono fuori gioco. Quella esperienza e quella successiva possono insegnare tante cose. Dopo diciotto anni potrebbe aiutarci quanto veniva detto in quei giorni e spesso ripete anche l’attuale direttore del teatro. “L’organizzazione nel settore dello spettacolo richiede una conoscenza profonda di alcuni meccanismi, una strategia pianificata e pensata a dovere in ogni suo passaggio, dalla prevendita alle forme di abbonamento, con una condizione imprescindibile: il rispetto del pubblico”.

Siamo in una fase ancora iniziale, ma intanto sembra che le voci dei tecnici sul Politeama siano le uniche che indicheranno per ora che strada prendere. Può bastare?

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 16 Settembre 2019
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