Molina, Airoldi e Campiotti rinviati a giudizio
Sotto la lente due prestiti obbligazionari a Rete55 evolution e a Mata spa. Gli imputati sono accusati di peculato e saranno in aula a febbraio
L’ex presidente di Fondazione Molina Christian Campiotti e l’amministratore delegato di Rete55 Evolution spa Lorenzo Airoldi sono stati rinviati a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare di Varese Giuseppe Fertitta per una serie di prestiti obbligazionari concessi dalla Fondazione varesina nei confronti di due interlocutori privati, appunto Rete55 e Mata spa. È il procedimento meglio noto in termini giornalistici come il “caso Molina”, scoppiato nel 2016.
Il reato contestato è per Campiotti quello di peculato, mentre per l’imprenditore Airoldi si tratta di concorso in peculato.
Il punto del processo riguarda questioni di natura finanziaria che si intrecciano con altre di natura giuridica: secondo l’accusa Campiotti al momento dei prestiti obbligazionari era un pubblico ufficiale e avrebbe distratto somme del patrimonio della Fondazione; secondo la difesa, invece si tratterebbe del contrario: il Molina è soggetto di diritto privato e il presidente non può essere considerato pubblico ufficiale e sarebbe stato quindi libero di operare investimenti.
I prestiti discussi e legati in questo procedimento penale sono due, uno obbligazionario da 450 mila euro (a Rete 55) e l’altro di 500 mila euro di natura ipotecaria a Mata spa (il cui legale rappresentanti non figurano tuttavia in questo procedimento penale: la procura non gli contesta nulla).
Secondo Stefano Bruno, difensore di Lorenzo Airoldi «l’investimento al Molina è stato fatto alla luce del sole, tanto che Molina si è consultato con esperti finanziari e alla fine ha deliberato. Airoldi ha proposto questo prestito perché, da quel che risulta agli atti, negli anni precedenti, Fondazione Molina aveva investito 28 milioni di euro in attività finanziarie anche più rischiose: lo statuto sociale dice che una delle fonti di finanziamento della fondazione sono proprio le rendite del patrimonio. E ai tempi dell’accensione del prestito Molina aveva fondi investiti in banche che il consulente finanziario della fondazione aveva consigliato di disinvestire e destinare altrove: per questo è stato deliberato l’investimento».
La Fondazione in questo procedimento si è costituita parte civile e la prossima udienza di fronte al collegio giudicante è in programma per il prossimo 6 febbraio quando è attesa anche la discussione dinanzi al Consiglio di stato in merito in merito al ricorso presentato da Campiotti contro la decisione del Tar Lombardia che ha dato ragione ad Ats in merito al commissariamento della Fondazione.
CASO MOLINA, TUTTI GLI ARTICOLI
PECULATO, 314 CP
Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio , che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di danaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni e sei mesi.
Si applica la pena della reclusione da sei mesi a tre anni quando il colpevole ha agito al solo scopo di fare uso momentaneo della cosa, e questa, dopo l’uso momentaneo, è stata immediatamente restituita
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