
Migranti: i numeri, le vite e i diritti che non sappiamo garantire
Il tema delle migrazioni al centro di un convegno del Coordinamento migranti in occasione del 71° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani

Numeri e percentuali, diritti fondamentali e decreti “politici”, ma anche una testimonianza diretta di cosa significa non poter vivere nella propria terra. C’è stato spazio per molte chiavi di lettura del fenomeno migratorio nel convegno “Il mondo che vorrei“, organizzato al salone Acli dal Coordinamento Migrante Varese in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani.

Nel 71° anniversario della proclamazione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite della Dichiarazione universale dei diritti umani adottata il 10 dicembre 1948, il coordinamento varesino che vede insieme le Acli, i sindacati confederali, associazioni e gruppi che operano nel volontariato, ha voluto dedicare un momento di riflessione su un fenomeno che, come pochi altri, mette insieme oggi questioni politiche, economiche e culturali.
Centrale, negli interventi introdotti dal segretario generale della Cgil di Varese Umberto Colombo, il contributo di Duccio Facchini, giornalista del mensile Altraeconomia e autore del saggio “Alla deriva” che ha agganciato ad alcuni articoli fondamentali della Dichiarazione universale, i numeri reali del fenomeno migratorio, per “fare luce sulla grande mistificazione in atto sul tema delle migrazioni che distorce questo tema”. Tanti i dati, aggiornatissimi, presentati da Facchini, ma uno su tutti spiega come questo tema sia diventato strumento di propaganda e “paura”: «L’Italia è il peggior paese europeo nella classifiche che mette confronto i dati reali sugli stranieri residenti e “percepito”: a fronte di una presenza di stranieri regolarmente soggiornanti in Italia pari al 9% della popolazione, la media degli italiani ritiene che rappresentino il 31% della popolazione». Una percezione, tra l’altro, trasversale alle appartenenze politiche, da cui non sono immuni nemmeno elettori che si dichiarano di sinistra o di centro sinistra, anche se più diffusa e radicata nell’elettorato di destra.
Molto interessante anche l’excursus sulla normativa in tema di accoglienza fatta dall’avvocato Mario Lotti che da molto tempo lavora a contatto con migranti e richiedenti asilo: «Ne incontro tanti, ogni giorno, e devo dire che oggi, nel 2019, asilo e protezione internazionale, e tanti dei diritti sanciti dalla Dichiarazione universale, vivono un momento critico, e molti di quei principi, così attuali anche dopo 71 anni, oggi sono sviliti e messi in discussione da politiche governative che, a prescindere da colori e schieramenti, puntano all’indebolimento dei diritti dei migranti».
Molto intensa e toccante la testimonianza di Solomon Madzore, leader democratico dello Zimbabwe e rifugiato politico a Varese da due anni, che ha raccontato la sua storia ma ha anche fatto comprendere il grande dramma di chi è costretto a scappare dal proprio paese per ragioni politiche, come nel suo caso, ma anche per sfuggire a guerre, emergenze climatiche e povertà. «L’Italia che mi ha accolto è un paese bellissimo, ma non è il mio paese – ha detto – Io vorrei tanto tornare nello Zimbabwe perché la mia vita è li».
La presenza di Solomon Madzore ha dato al convegno la “misura umana” del fenomeno migratorio: dietro ai numeri e alle statistiche, alle politiche che parlano alla “pancia” della gente, ai decreti che fermano navi e condannano vite ci sono sempre persone, esseri umani a cui 71 anni fa il mondo riconobbe diritti fondamentali che però, ancora oggi, non vengono sempre riconosciuti e garantiti.
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