Il Coronavirus spinge i treni merci: “Meno persone e distanze più lunghe”
In un report della Liuc si analizza come i controlli alle frontiere stiano spiegando sul settore del trasporto su ferro: "Sistema chiuso, facilmente controllabile, tacciabile e regolabile"
Movimenta grandi quantità di merce su lunghe distanze con un utilizzo del personale limitato e facilmente controllabile dal punto di vista sanitario: è il trasporto intermodale ferroviario. “Forse mai come in questi momenti difficili si possono apprezzare le qualità del trasporto intermodale soprattutto sulle tratte internazionali -analizza l’Università LIUC di Castellanza in un report-. Certo non ha la flessibilità del tutto-strada, ma ha lo straordinario vantaggio di poter trasportare ingenti quantitativi di merce con poche persone e di incidere in misura minore sull’ambiente”.
Il motivo è spiegato da Fabrizio Dallari, Direttore del Centro sulla Logistica e il Supply Chain Management della LIUC Business School: «Se l’autista di un bilico “tira” al massimo 28 tonnellate di carico, un treno merci manovrato da una coppia di macchinisti può arrivare in Europa, su alcune tratte, fino a 2.000 tonnellate di peso trainato, equivalenti al carico di 40 semirimorchi. Possono, inoltre, essere ridotti gli attriti ai confini di Stato dovuti al sovraccarico dei controlli sanitari; ai confini si cambiano i macchinisti, pertanto è facile organizzarsi per evitare qualsiasi contatto fisico”.
Il trasporto intermodale utilizza la modalità ferroviaria per le lunghe distanze e quella stradale per la distribuzione finale. «Si tratta di un sistema chiuso, facilmente controllabile, tracciabile e regolabile. Sin dall’inizio dell’emergenza coronavirus, i vari attori della catena logistica hanno adottato una serie di misure per tutelare la salute e la sicurezza delle persone coinvolte nei processi produttivi, recependo e spesso anticipando le indicazioni delle autorità», annota Dallari.
In queste settimane le aziende leader del settore logistico stanno trasferendo molte merci su ferrovia per diminuire la mobilità di persone (autisti) attraverso l’Europa. Questo avviene specialmente nel corridoio nord-sud per il traffico da/per l’Italia. L’Italia, per ragioni dettate dalla sua orografia (la barriera delle Alpi) e dalle politiche di limitazione del traffico pesante su strada dei paesi confinanti (es. Svizzera e Austria), è da sempre uno dei principali Paesi europei per quanto riguarda il trasporto intermodale strada – rotaia a livello internazionale; meno sviluppato invece quello a livello nazionale, dove domina il tutto – strada.
In Italia il volume di merci trasportate su ferrovia nel 2019 ammontava a 97 milioni di tonnellate annue, di cui 60 milioni con la tipologia del trasporto intermodale strada/rotaia. Particolarmente rilevante è la quota internazionale, con 62 milioni di tonnellate in import/export.
La quota parte maggiore di tale traffico intermodale internazionale è realizzata dai terminal ferroviari della cosidetta Regione Logistica Milanese (LEGGI QUI) che svolgono un ruolo fondamentale, collegandola ai principali scali e porti del Nord Europa, con più di 500 servizi ferroviari alla settimana.
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