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Miele, prove di ripartenza dopo un 2019 “nero”
La produzione dell'acacia è al di sotto del 20% rispetto alla media, ma migliore del disastroso anno passato. Il 20 maggio si celebra la "Giornata delle Api"
![miele dop varesino](https://staging.varesenews.it/photogallery_new/images/2011/09/miele-dop-varesino-216819.610x431.jpg)
La partenza della stagione è stata migliore rispetto allo scorso anno, però resta al di sotto della media: questo in breve è il primo bilancio effettuato dagli apicoltori del Varesotto aderenti a Coldiretti, alla vigilia della “Giornata delle Api”, istituita dall’Onu nel 2018 e prevista per domani, mercoledì 20 maggio.
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Dopo un’annata nera, quella del 2019, il miele Varesotto sta cercando di risollevarsi anche se le prime stime non sono del tutto incoraggianti: «Per la raccolta dell’acacia siamo di fronte a una flessione di almeno il 20% rispetto alla media – spiega Maria Mineo Soldavini – anche se è ancora presto per tracciare ogni bilancio. Stiamo smielando i primi alveari e, quindi, si tratta ancora di dati tendenziali».
A condizionare la produzione prealpina è il clima: dove sono state registrate gelate tardive si sono avute ripercussioni negative; così pure le piogge e i temporali della scorsa settimana hanno anticipato la fine delle fioriture. Nei territori dove lo sviluppo vegetativo tende a essere più progressivo (come ad esempio le zone collinari che digradano verso i laghi) la situazione è sensibilmente migliore.
«Un altro anno con il segno meno è, purtroppo, un ulteriore colpo al cuore per un settore che ha pagato duramente l’esito disastroso della stagione 2019, che vide proprio la produzione d’acacia azzerate o ridotte del 90%: dove quest’anno si fanno 10-12 chilogrammi di raccolta, lo scorso anno non si superavano i due, e questo solo nei pochi casi più “fortunati” rispetto a un quadro nerissimo. Certo, siamo di fronte a tutt’altro scenario rispetto al 2019 ma non si tratta della svolta attesa, utile a compensare le gravissime perdite subite».
In altre zone d’Italia, dove la siccità ha colpito in modo pesante riducendo le fioriture e stressando le api, la produzione rischia di crollare fino all’80% rispetto alla media. Le difficoltà delle api – sottolinea la Coldiretti – sono un pericolo grave per la biodiversità considerato che sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. In media una singola ape visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele. 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni secondo la Fao.
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