Volano i consumi di miele nel Varesotto, ma il clima ne riduce la disponibilità
Due barattoli di miele su tre sono stranieri. Fernando Fiori presidente Coldiretti Varese: «Verificare con attenzione l’origine in etichetta o rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole»
Con la pandemia vola il consumo di miele. Gli acquisti anche in provincia di Varese sono aumentati di quasi il 45% . Secondo le rilevazioni di Coldiretti, il dato è in linea con la media nazionale del 44%: una scelta di consumo favorita dalla voglia di garantirsi cibi importanti per la salute ma anche dal maggior tempo trascorso in casa nella preparazione di dolci e tisane.
L’analisi della Coldiretti divulgata in occasione della Giornata mondiale delle api istituita dall’Onu, che si festeggia il 20 maggio a livello planetario. Un aumento esplosivo della domanda che si scontra però con un momento difficile per la produzione di miele made in Italy per effetto dell’andamento climatico anomalo, con le piogge e i temporali che hanno di fatto stoppato in anticipo la fioritura dell’acacia.
È quindi scongiurato il ripetersi di un altro “anno nero” per il miele della provincia di Varese, «ma non c’è affatto da festeggiare: le prime stime, infatti, indicano una flessione, appunto per la raccolta del miele di acacia, di almeno il 20% rispetto alla media… anche se è ancora presto per tracciare ogni bilancio. Stiamo smielando i primi alveari e, quindi, si tratta ancora di dati tendenziali» spiega Maria Mineo Soldavini, apicoltrice del Varesotto.
Ciò che emerge, per la provincia prealpina, è un quadro a macchia di leopardo e condizionata ancora una volta dal clima: le gelate tardive, laddove intervenute, hanno avuto ripercussioni negative, e così pure le piogge e i temporali della scorsa settimana hanno anticipato la fine delle fioriture. Va da sé che nei territori dove lo sviluppo vegetativo tende a essere più progressivo (come ad esempio le zone collinari che digradano verso i laghi) la situazione è sensibilmente migliore.
«Un altro anno con il segno meno è, purtroppo, un ulteriore colpo al cuore per un settore che ha pagato duramente l’esito disastroso della stagione 2019, che vide proprio la produzione d’acacia azzerate o ridotte del 90%: dove quest’anno si fanno 10/12 kg di raccolta, lo scorso anno non si superavano i due, e questo solo nei pochi casi più “fortunati” rispetto a un quadro nerissimo. Certo, siamo di fronte a tutt’altro scenario rispetto al 2019 ma non si tratta della svolta attesa, utile a compensare le gravissime perdite subite». Va ancora peggio in altre zone d’Italia, la produzione rischia di crollare fino all’80% rispetto alla media. Si tratta delle aree dove la siccità ha colpito più duramente, riducendo le fioriture e stressato le api.
Le difficoltà delle api – sottolinea la Coldiretti – sono un pericolo grave per la biodiversità considerato che sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. In media una singola ape visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele.
Tre colture alimentari su quattro dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni secondo la Fao. Ora è allerta per quanto riguarda il pericolo di “invasione” di miele straniero: l’anno scorso ne furono importati quasi 25 milioni di chili, con il 40% di provenienza ungherese e oltre il 10% dalla Cina. In altre parole quasi 2 barattoli di miele su tre sono stranieri: «Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica» consiglia Coldiretti Varese attraverso il presidente Fernando Fiori. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.
In Italia esistono più di 60 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia (che è tra i più diffusi, e con cui si produce anche il Miele Varesino Dop), al millefiori, da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino.
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