Anche la fondazione Minoprio tra i clienti dell’azienda in mano alla ‘ndrangheta
Sia la fondazione di Regione Lombardia di cui Luca Galli è direttore che l'impresa castellanzese, di cui è amministratore, rientrano tra quelle servite dall'azienda di Molinari: "Fatture per lavori effettivamente svolti, non conosco Frustillo"
Daniele Frustillo era l’uomo di Vincenzo Rispoli: lui ordinava e Paolo Efrem eseguiva – secondo i magistrati della Dda – in maniera consapevole. Pur non avendo nessun incarico formale nella società del consigliere comunale di Busto Grande, la Efrem, Trade, il “cirotano” chiamato a lavorare alla Smr Ecologia per “non avere più problemi” aveva una disponibilità illimitata sul conto di Efrem dal quale prelevava senza alcun problema tramite carte postepay. Oltre a questi soldi poteva contare anche su uno stipendio mensile che si aggirava attorno ai 1700 euro e prestiti che non restituiva praticamente mai, per lui e per Giovanni Lillo, genero di Rispoli assunto alla Smr per accontentare il boss di Legnano e Lonate.
I soldi arrivavano sempre e comunque dalla Smr Ecologia di Matteo Molinari e finivano nelle mani della famiglia di Vincenzo Rispoli e dei suoi familiari per la gestione dei continui spostamenti da sud a nord e viceversa di parenti di Silvio Farao che andavano a trovarlo in carcere a Novara, dove era detenuto.
In un passaggio dell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano Sara Cipolla vengono citate anche altre società come la Valle Olona Costruzioni di Castellanza e pure la Fondazione Minoprio di Regione Lombardia. Frustillo ordinava via whatsapp ad Efrem di inserire nelle fatture da inviare a Molinari i nomi di queste aziende facendole passare come clienti procacciati dal consigliere comunale bustocco e i cui rapporti, invece, li avrebbe gestiti lo stesso Frustillo. Molinari, una volta ricevute le fatture, liquidava i compensi alla Efrem Trade che era nella disponibilità dell’uomo di Rispoli.
Sia la fondazione di Vertemate con Minoprio (Co) che la Valle Olona Costruzioni hanno un nome in comune, quello di Luca Galli, già vicesindaco e assessore al Bilancio di Castellanza. Nella fondazione comasca copre il ruolo di direttore generale da diversi anni mentre nell’impresa edile è l’amministratore.
Sentito da Varesenews ha voluto precisare: «Non conosco e non ho mai avuto rapporti con Daniele Frustillo – spiega – sia per quanto riguarda la fondazione, dove non mi occupo delle fatture e dei fornitori, sia in Valle Olona Costruzioni. Conosco, invece, Matteo Molinari quale titolare della Smr, azienda conosciuta nel ramo dello smaltimento di rifiuti».
In merito alle prestazioni ricevute dalla Smr asserisce di poter tranquillamente dimostrare l’effettiva esecuzione dei lavori richiesti alla Smr con tanto di bolle di accompagnamento del materiale: «Ci saremo affidati alla Smr per rimuovere macerie da alcuni cantieri – conclude – tutto dimostrabile e regolare. Non potevamo sapere quello che accadeva all’interno di quell’azienda».
Resta da capire se le aziende citate nell’ordinanza del Tribunale di Milano fossero davvero clienti trovati da Frustillo oppure no e che tipo di rapporti aveva con loro. Da quello che racconta Molinari ai giudici Frustillo aveva in mano un corposo pacchetto di clienti che, ogni volta che poteva, faceva pesare a Molinari sottolineando che qualora se ne fosse andato lo avrebbero seguito, lasciando l’azienda del bustocco senza lavoro.
Molinari aveva paura, l’ha sempre avuta sin dal primo istante. Da quando, cioè, suo fratello subì una violenta rapina nel 2013 e lui, su consiglio dell’amico Giacomo Caimmi (non indagato), decise di farsi proteggere dal “cirotano” Frustillo che guarda caso è anche molto amico di Caimmi.
Il classico metodo di infiltrazione ‘ndranghetista aveva funzionato. Da quel momento l’azienda gli verrà lentamente tolta di mano, i soldi verranno drenati verso la cosca e lui si ritroverà con Daniele Frustillo che ricopre un ruolo di vertice nell’azienda: sarà Frustillo a gestire i clienti e a scegliere i modi per smaltire i rifiuti, ad assumere Giovanni Lillo, genero di Vincenzo Rispoli, e a far assumere anche alcuni lavoratori della cooperativa del gelese Giuseppe Cauchi (accusato e poi assolto dall’accusa di omicidio di Matteo Mendola). Ogni volta che Molinari proverà a disfarsi dei personaggi che si era portato in azienda la minaccia che la situazione possa peggiorare per lui, gli viene ricordata.
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