Il private equity preferisce le imprese familiari

Sono state 221 le operazioni di investimento nel 2019, realizzate per lo più in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna

finanziare l'impresa anna gervasoni

Sono tre le evidenze che emergono da diciannovesimo Rapporto stilato dal PEM, l’Osservatorio private equity monitor della Liuc Business School: la prevalenza delle operazioni di buy out, il primato della Lombardia nella distribuzione regionale delle operazioni, la preferenza (77%) degli investitori per le imprese familiari e i prodotti dell’industria.
«Il settore conferma e consolida l’eccellente stato di salute già evidenziato ormai da un triennio. – affermano Anna Gervasoni (foto sopra), presidente PEM e Francesco Bollazzi, responsabile PEM – . In particolare, il 2019 con 221 operazioni segna un vero record, considerato che l’anno precedente erano state 175. Inoltre il private equity nel 2020 si conferma industry caratterizzata da elevata maturità e resilienza, contenendo con grande efficacia l’impatto negativo generato dal Covid in ambito economico».

PREVALGONO LE OPERAZIONI DI BUY OUT
Nel 2019 il mercato conferma la tendenza già registrata negli ultimi anni (dopo la parentesi del 2011 e del 2012), con una netta prevalenza delle operazioni di Buy out, che si attestano al 75% delle preferenze (in aumento rispetto al 2 72% dell’anno precedente). Si tratta di interventi di maggioranza con lo scopo di rilevare la proprietà dell’impresa, in questo modo si favorisce o la successione imprenditoriale o la transizione da una proprietà familiare a una manageriale.

Gli interventi di Expansion non evidenziano segnali di ripresa, con una quota del 19% rispetto al 21% del 2018 (rappresentavano il 35% del mercato nel 2014). Sono operazioni che mirano a sostenere piani di crescita dell’impresa con l’acquisto di una quota di minoranza della società.

Il  rimanente 6% del mercato è costituito per il 4% da interventi di Turnaround, in flessione rispetto all’anno precedente, ma numericamente di pari significatività a fronte delle maggiori dimensioni del mercato, e per il 2% da operazioni di Replacement. I primi sono interventi che puntano all’acquisizione di aziende in difficoltà o a rami di azienda. Mentre i secondi vengono utilizzati per sostituire azionisti di minoranza non più interessati a sostenere lo sviluppo dell’azienda.

Sempre con riferimento alla tipologia degli investimenti realizzati, sono stati registrati 46 add-on, cioè acquisizioni da parte di aziende già in portafoglio dei fondi (21% del mercato complessivo), in aumento rispetto al dato del 2018 (33 operazioni, 19% del mercato), a conferma di un ruolo ormai di assoluta rilevanza assunto dai progetti di aggregazione industriale nel settore.

LA DISTRIBUZIONE REGIONALE
Con riferimento alla distribuzione geografica, il mercato è risultato fortemente concentrato tra la Lombardia, il Piemonte, il Veneto e l’Emilia-Romagna, che insieme hanno catalizzato il 73% delle aziende target. Sempre residuale è risultato, invece, il coinvolgimento di imprese del Sud (stabile al 4%).

L’OPERATORE PIÙ ATTIVO 
Ad aggiudicarsi il titolo di operatore più attivo nel corso del 2019, come già l’anno precedente, risulta Xenon Private Equity, che chiude con 9 operazioni (di cui la metà corrisponde a deals di tipologia add-on). Segue, con 7 investimenti, Ardian. Nel dettaglio, poi, diminuisce ancora leggermente il livello di concentrazione nel corso del 2019: 32 operatori hanno raccolto intorno a sé il 50% dell’attività d’investimento, rispetto ai 29 del 2018.

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Pubblicato il 24 Settembre 2020
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