A Como arrestati tre usurai che imponevano alle vittime tassi di interesse fino al 600%
I tre sono accusati di usura ai danni di un imprenditore, avendogli prestato somme di denaro a tassi di interesse annui oscillanti tra 80% e 600%
(Immagine di repertorio) – Perquisizioni della Guardia di Finanza in corso a Como e provincia per un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica comasca che ha portato all’arresto di tre persone (due in carcere e una ai domiciliari) accusate di esercizio abusivo dell’attività finanziaria e di usura.
Il Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Como, ha dato esecuzione ad una Ordinanza di applicazione di misure coercitive emessa dal Giudice per le indagini preliminari nei confronti di tre indagati: P.B. 59 anni, dipendente di una società cooperativa, già in servizio presso l’infrastruttura ferroviaria di Como Ponte Chiasso e G.P. pensionato, entrambi con precedenti per reati contro il patrimonio; e G.G. pensionato ultraottantenne messo agli arresti domiciliari.
I tre sono accusati (non in concorso tra loro) di usura ai danni di un imprenditore, avendogli prestato, in un arco temporale di almeno quattro anni, somme di denaro e pretendendo tassi di interesse annui oscillanti tra 80% e 600%, approfittando delle sue difficoltà economiche in un periodo in cui questi era fortemente indebitato nei confronti dell’erario e stava affrontando lo stato di crisi in cui versavano le imprese a lui riconducibili, dai cui conti correnti sono stati in buona parte prelevati i capitali utilizzati per ripianare i debiti usurari o emessi gli assegni consegnati in garanzia ai tre indagati a fronte degli importi prestati.
Nel periodo compreso tra il 2015 e il 2019, G.G. ha concesso all’imprenditore prestiti per un importo complessivo di 400.000 euro ottenendo la restituzione di 600.000 euro, comprensivi di interessi sino al 50% su base mensile (equivalenti al tasso annuale del 600%). A fronte di prestiti periodici di 10.000 euro, l’indagato richiedeva la restituzione di 15.000 euro dopo un mese. A fronte di tali prestiti, costringeva altresì la vittima (rendendosi quindi responsabile anche dei reati di estorsione ed agevolazione della permanenza illegale in Italia di una cittadina extracomunitaria) – ad assumere, fittiziamente presso due società una cittadina nigeriana per permetterle di ottenere il permesso di soggiorno in Italia e a corrisponderle, sotto forma di retribuzione – senza che questa svolgesse alcuna attività – poco meno di 60mila euro, al fine di occultare la natura usuraria degli obblighi imposti, dal momento che i soldi venivano versato su conti correnti intestati alla donna ma a cui G.G. aveva accesso.
P.B. è accusato di avere prestato all’imprenditore, nel periodo compreso tra il 2016 e il 2019, una somma complessiva di 300.000 euro ottenendo la restituzione di 500.000 euro, comprensiva di interessi sino al 20% su base mensile (equivalente al tasso annuale del 240%).
G.P. è accusato di avere prestato sempre allo stesso imprenditore, tra il 2016 e il 2018, un importo complessivo di 150.000 euro ottenendo la restituzione di 230.000 euro, comprensivi di interessi pari al 6,67% su base mensile (pari al tasso annuale dell’80%). L’uomo è accusato inoltre di una serie di episodi di usura ai danni di altri tre debitori. In due casi, i prestiti sono stati garantiti dai debitori rispettivamente – con la concessione di ipoteche volontarie su immobili che poi venivano successivamente trasferiti dall’usurato in base a vendite simulate.
A fronte dei plurimi episodi di usura contestati e di ulteriori prestiti accertati (per i quali non si è raggiunta la prova della sussistenza di interessi usurari), P.B. e G.B. sono accusati di avere abusivamente esercitato, a partire dal 2012, una attività finanziaria.
L’indagine ha avuto inizio a seguito dell’arresto, nell’ottobre 2019, dell’imprenditore usurato per reati di bancarotta. Questi, oltre a rendere confessione, riferiva, tra l’altro, di essere stato vittima di usura, tra il 2014 ed il 2019, ad opera dei tre indagati, tutti presentatigli dal compagno di una delle vittime di usura G.P.
Dichiarazioni riscontrate dall’attività di intercettazione ed appostamento da parte della Guardia di Finanza, che ha permesso di individuare gli episodi di usura ed abusivo esercizio dell’attività finanziaria, di verificare i luoghi in cui l’attività usuraria è stata esercitata e di accertare che l’attività di usura è proseguita anche nel periodo di piena emergenza Covid.
Per il solo imprenditore da cui è partita l’indagine, i prestiti ammontano a 1.000.000 di euro. L’impegno alla restituzione ha riguardato 1.600.000 euro.
Almeno altre 10 persone sono state indotte a rivolgersi agli indagati per ottenere prestiti e grazie alle rispettive dichiarazioni rese da alcuni di queste si è ricostruito il complesso contesto criminale in cui questi hanno operato.
«A parte le dichiarazioni iniziali dell’imprenditore – ha spiegato il Procuratore di Como Nicola Piacente, il sistema usurario e di illecita attività finanziaria è stato ricostruito grazie alle meticolose indagini svolte dalla Guardia di Finanza. Latitano anche in questa circostanza, le denunce delle vittime che – solo perché convocate quali persone informate sui fatti – si sono presentate dinanzi al P.M. ed alla Guardia di Finanza ma hanno reso dichiarazioni, spesso riduttive, sui rapporti economici intrattenuti con gli indagati. Volgio manifestare sincero apprezzamento per il grande sforzo investigativo ed organizzativo profuso, nonostante l’attuale emergenza sanitaria, dalla Guardia di Finanza nello svolgimento di indagini di particolare complessità, nonché nell’assicurare puntuale adempimento alle deleghe di questa Autorità Giudiziaria, nella esecuzione dei provvedimenti cautelari richiesti da questo Ufficio».
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Ma a parte l’odioso reato di usura, gli indagati come possono giustificare il possesso delle cifre notevoli che hanno prestato visto le loro professioni ufficiali?