Metalmeccanici: “I lavoratori hanno bisogno di fiducia non di polemiche”

Fim, Fiom e Uilm hanno fatto il punto sullo sciopero per il rinnovo del contratto: "Noi siamo sempre stati responsabili è Confindustria che ha lasciato il tavolo delle trattative"

Generica 2020

C’è una cosa che i sindacalisti non sopportano (e non è una generalizzazione): essere additati come irresponsabili quando rivendicano il rinnovo di un contratto nazionale e per farlo ricorrono allo sciopero. E Nino Cartosio non fa eccezione.
Il segretario della Fiom Cgil di Varese non ha per niente gradito l’editoriale di Dario Di Vico apparso sul Corriere della Sera il 3 novembre scorso e intitolato «Metalmeccanici, sciopero surreale nei giorni del coprifuoco». (foto: il presidio dei lavoratori alla portineria centrale della Whirlpool)

Il giornalista nell’articolo si chiedeva «perché non dare una prova di responsabilità nella migliore tradizione del sindacalismo italiano che con i Lama, Carniti e Benvenuto, è stato sempre attento a non mettere troppa distanza tra le rivendicazioni delle confederazioni e il sentire comune del Paese?».
«Noi siamo più che responsabili e molto pragmatici – ha replicato Cartosio -. Durante le assemblee con i lavoratori in preparazione dello sciopero non abbiamo parlato di fare rivoluzioni, come invece ha fatto il presidente di Confindustria Bonomi».

LE COLPE DI CONFIDUSTRIA 

Il rinnovo del contratto dei metalmeccanici è da sempre considerato l’apripista delle relazioni sindacali del Paese. Ha un significato politico ancor prima che sindacale ed economico. Abbandonare quel tavolo significa dunque mettere in discussione il rapporto complessivo con il sindacato.

«Confindustria ha lasciato il tavolo delle trattative – ha ribadito Fabio dell’Angelo segretario Uilm Alta Lombardia -. Un atteggiamento arrogante e irrispettoso nei nostri confronti che nel momento dell’emergenza pandemica abbiamo fortemente voluto i protocolli anticovid da adottare nelle fabbriche garantendo la loro applicazione con responsabilità e la continuità della produzione».

LO SCIOPERO E IL SENTIMENTO DI SFIDUCIA

Alla conferenza stampa in occasione dello sciopero dei metalmeccanici, i segretari provinciali di Fiom Fim e Uilm  e i delegati delle realtà industriali più importanti hanno fatto il punto della situazione.
Presìdi sono stati fatti alla Whirlpool di Cassinetta di Biandronno e allo stabilimento Leonardo di Venegono Superiore. Per quanto riguarda lo sciopero il sindacato registra una larghissima adesione da parte dei lavoratori in tutte le grandi aziende a partire dalla Whirlpool fino alla Bticino di Varese, passando per gli stabilimenti di Leonardo di Vergiate, Samarate e Venegono.

I delegati presenti alla conferenza stampa, tra cui Giuliano Zanetti e Marinella Scopacasa della Fiom, Sabrina D’Andrea e Tiziano Franceschetti della Fim Cisl dei Laghi, Fabio De Rosa e Giorgio Zito della Uilm, hanno raccontato la difficoltà manifestata dai lavoratori in questa crisi inedita, dove non si scorge ancora una fine. Una situazione che ha generato un sentimento di «sfiducia crescente», emerso durante le numerose assemblee che si sono moltiplicate, soprattutto nelle fabbriche più grandi, per consentire il rispetto delle misure anticovid.

I lavoratori hanno discusso non solo di salario, ma anche del diritto alla formazione soggettiva, di regolamentazione dello smart working, di superamento delle forme di precariato e naturalmente di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. «Lo sciopero è stato protratto per 8 ore solo alla Whirlpool, al gruppo Leonardo e Biticino, nelle altre realtà è stato di 4 ore – ha spiegato Caterina Valsecchi segretario provinciale della Fim Cisl dei laghi -. Le assemblee sono servite a dare un’iniezione di fiducia che i lavoratori hanno recepito dimostrando grande interesse per  i temi trattati».

A Como era stato previsto un presidio anche davanti alla sede di Confindustria che, «per senso di responsabilità», è stato annullato. «È un momento importantissimo – ha continuato Valsecchi – non solo per le questioni poste dal rinnovo del contratto, ma perché dopo tanti mesi di distanza abbiamo ristabilito un contatto con i lavoratori. È ancora presto per fare un bilancio complessivo, ma riteniamo che lo sciopero sia andato bene anche nelle piccole imprese».

PICCOLE E IMPRESE E CONTESTO INDUSTRIALE

Non poteva mancare nel giorno dello sciopero una riflessione sul contesto industriale del Varesotto. Dopo oltre un secolo di sviluppo dell’industria manifatturiera sempre ad altissimi livelli, il territorio da qualche anno inizia a mostrare qualche difficoltà. Le previsioni indicano che il Pil della provincia di Varese alla fine dell’anno avrà un calo in doppia cifra (-12,3) ma più marcato rispetto a quello nazionale (-10,3%). In un contesto il cui tessuto connettivo è costituito per lo più da piccole e micro imprese, secondo il sindacato la ripresa richiederà investimenti ingenti e mirati. «Bisogna evitare finanziamenti a pioggia – ha detto Cartosio – , occorre invece una politica industriale che si concentri sui settori strategici del Paese. Qui in provincia buona parte delle esportazioni la si deve alla meccanica strumentale e a Leonardo e a tutto l’indotto del comparto aerospaziale».
La necessità di ottenere al più presto il rinnovo del contratto, secondo Angelo Re della Uilm, è funzionale al superamento di questa crisi. «I tagli dei costi hanno generato una caduta della domanda sul mercato – ha sottolineato Angelo Re della Uilm – e il rinnovo del contratto serve a stimolarne la ripresa. L’ecosistema imprenditoriale varesino soffre di nanismo che va superato con aggregazioni e fusioni, altrimenti il lavoro si sposterà a nord verso la Svizzera e a sud verso la città metropolitana di Milano».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 06 Novembre 2020
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