Ospedali troppo pieni: per i pazienti positivi delle RSA non c’è più spazio
La pressione sulle corsie ospedaliere ha di fatto bloccato il sistema di accettazione degli ospiti positivi dalle comunità. I problemi cominciano a presentarsi mentre si attende che riprenda il servizio di radiografie a "domicilio" della Sette Laghi
La seconda ondata pandemia che ha colpito il Varesotto ha, fino a oggi, l’ambito le Rsa e le Rsd, comunità per anziani e disabili. I percorsi individuati a livello regionale, con lo spostamento degli ospiti positivi negli ospedali si scontra con la pressione che questi stanno subendo.
Nelle ultime due settimane, l’occupazione dei letti in corsia è andata velocemente esaurendosi e la possibilità di sposare un ospite positivo è difficilmente attuabile. Anche dalla cabina regionale sono evidenti le difficoltà a gestire la situazione.
Al momento, le complicanze meno gravi provocate dal virus ha permesso di contenere i problemi. Ci sono, però, alcune case di riposo, come quella di Barasso, che ha già chiesto interventi a supporto.
Il direttore socio sanitario di Ats Insubria Ettore Presutto sta seguendo l’evoluzione della situazione: « In questa fase delicata abbiamo messo a disposizione delle comunità un protocollo definito con gli specialisti ospedalieri. In particolare, alcune figure centrali nella cura dei pazienti Covid sono a disposizione per consulenze telefoniche. Come Ats abbiamo pubblicato un bando per reclutare realtà socio sanitarie disposte a offrire letti di bassa intensità dove accogliere i pazienti dimissibili dagli ospedali ma non ancora in grado di rientrare al domicilio. Si tratta di un modo per allentare la pressione sulle corsie ospedaliere che così potranno riprendere a ricoverare i pazienti anziani più critici».
In questo momenti si attende anche la ripresa del servizio radiologico in RSA attivato la scorsa primavera da Asst Sette Laghi ma non ancora ripartito sembra per alcuni intoppi tecnici presto risolvibili: « È stato uno strumento molto utile nella primavera che poi si è fermato per mancanza di richieste – afferma ancora il dottor Presutto – L’azienda ospedaliera è però in grado di riprendere a offrire consulenze diagnostiche alle realtà che ne avranno bisogno».
La crisi della scorsa primavera è al momento lontana e si cercano soluzioni valide per evitare di rivivere le tensioni di quei giorni.
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