Una raccolta firme in difesa della Palude Stoppada dietro via Selene
Sono già più di 500 le firme raccolte a sostegno della petizione lanciata da una performance sul cantiere della terza rotonda della nuova Esselunga
Parte da un gruppo di giovani artisti e dalla pagina Facebook “Varese ama via Selene” una raccolta firme per lo “Stop alla cementificazione del verde ai margini dell’area umida Palude Stoppada a Varese” che in meno di una settimana, ad oggi, 30 novembre, ha già raccolto oltre 500 sottoscrizioni.
La richiesta è quella di fermare la costruzione della così detta “terza rotonda” dietro il nuovo supermercato Esselunga di viale Europa (progetto approvato nel 2016 e in fase di realizzazione a carico del privato) e la bretella che dovrebbe collegare la nuova rotatoria a via Selene. Un raccordo ipotizzato dal Piano di governo nel territorio di Varese ma diventato concreto solo a luglio del 2020 quando Regione Lombardia ha stanziato 930 mila euro per la realizzazione.
Il lancio della petizione è sostenuto dalla performance di tre artiste (qui sopra nelle foto realizzate da Erika Zolli), un contributo alla difesa della zona umida della Palude Stoppada, interessata dal cantiere per realizzare il nuovo collegamento stradale verso l’area industriale di Gazzada Schianno.
Le artiste si uniscono alle richieste del Comitato spontaneo Difendiamo Selene affinché l’Amministrazione comunale ripensi alla reale necessità di quest’opera viabilistica alla luce delle prime due rotonde realizzate da Esselunga e del progetto per la riqualificazione di largo Flaiano. “Alla luce di una viabilità fortemente modificata e migliorata da queste opere, forse non è più necessario o addirittura inutile consumare una parte di suolo verde adiacente al Parco Area sud di Varese”, afferma Francesca Alberti (una delle tre performer assieme ad Anna Venegoni e Laura Castoldi) e tra i promotori della petizione, ricordando che lo zero consumo di suolo è un principio sostenuto dalla giunta Galimberti.
“Dopo anni dalla chiusura della Malerba la palude ha avuto modo di depurarsi e rigenerarsi, sarebbe gravissimo pensare a un nuovo suo deperimento”, si legge nel testo della petizione.
I firmatari chiedono al Comune di Varese un confronto su questi temi.
Tra i primi firmatari della petizione della performance anche il blogger Giacomo Castana di Prospettive vegetali tra gli organizzatori della performance e regista della stessa di cui sarà a breve disponibile il video.
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Mah! Buona l’iniziativa che condivido basta cemento e asfalto! Ma tirare in ballo l’arte, la vera arte mi pare un pò esagerato. Se mi metto a ballare sul muro del mio vicino in mutande con in faccia qualche ramo, è arte? E il mio vicino capirebbe che deve tagliare i rami che sporgono da me? Visto che lo scopo è nobile vi dico brave, però fra un paio di mutande, movimenti ritmici sincronizzati, insomma questo mi sconcerta e modifica la mia visione passata del mondo! Quindi i balli africani e in genere folkloristici (compresi indiani) che ho guardato con curiosità qualche volta sono una forma d’arte (qualcuno era persino senza mutande)? Io pensavo fossero l’espressione di una identità religiosa/tribale che doveva pur sfociare in qualche manifestazione esteriore concretizzandosi in folkclore, invece mi sbagliavo facevano arte. Potremmo fare qualche ipotesi.
1 – Nessuno fa arte tutti si impiastricciano di colore nei modi più strani, si muovono a ritmo e fanno una performance senza saperlo (accade anche spesso nelle feste di paese bevuto troppo).
2 – Tutti fanno “arte” e performance e sanno cosa stanno facendo (tipicamente nelle grandi città senza bere).
3 – Alla fine siamo tutti uguali in qualunque continente, amiamo esprimerci conciati nei modi più strani, e chiamiamo questo modo di esprimersi in modo diverso, il che comprende la parola “arte” (ovunque).
Direi la 3.
Comunque brave, abbasso cemento e asfalto siamo con voi e firmiamo entusiasti!
Mi sa non passa questa, mi sa di no… Metti poi che quelle tre non siano persone di spirito e che mi trovino che gli dico?