Sul covid si è abbassata l’attenzione troppo presto. E come sempre pagano dazio la scuola e lo sport
La lettera di Marco Caccianiga, coordinatore tecnico del Coni varesino e insegnante di educazione fisica: "Ci manca anche il livore mai celato di chi guarda in modo snob l'attività motoria"
Un po’ li invidio. Come si dice adesso, community che conoscono tutto, hanno soluzioni pret a porter, avrebbero fatto, avrebbero detto… Per alcuni di loro, lo gnomo maledetto ed invisibile che ci sta’ rovinando la vita, non esiste. Negano. Li chiamano negazionisti. Io preferisco annegazionisti… La speranza di vederli sparire è sempre dietro l’angolo…
Dicevo che li invidio. Si. Perché, a differenza loro, io non so un accidente. Come il Vate di Alopece, io so di non sapere. E cerco di informarmi. Tranne che sui Social, sabbie mobili del buonsenso e tomba della buona educazione. Non invidio, per contro, coloro che sono chiamati a prendere decisioni difficili, complicate ed impopolari. È facile salvare il mondo quando va tutto bene e, comodamente spiaggiati nella Jacuzzi, si propongono soluzioni per la mobilità sostenibile, oppure per la finanza creativa, o ancora per la sopravvivenza delle testuggini. Drammatico, invece, affrontare la Bestia.
Il Covid ha scompaginato tutto, ha trasformato i nostri giorni e le abitudini, ha tolto dal vocabolario la parola “fratello”, sostituendola con “nemico”. Siamo tutti contro tutti. Non esiste categoria che approvi i provvedimenti presi per limitare il contagio. A Scuola non c’è Covid. Sui trasporti nemmeno. Cinema, teatro, centri sportivi idem. Ristoranti, bar, luoghi di socialità nemmeno a parlarne. Tutti, legittimamente, sollevano proteste. Qui non si prende, là nemmeno. Però il vigliacco esiste eccome. Chiedere agli operatori sanitari…
In questi giorni di totale confusione ed allarme, dobbiamo districarci tra decreti regionali e nazionali, tutto ed il contrario, mascherine e manifestazioni. E poi, lo Sport e la Scuola. Sottovoce, con grande umiltà, mi permetto di sostenere che, forse, si è compiuto qualche errore. Andiamo con ordine e saliamo sulla macchina del tempo. Torniamo a maggio 2020, felici per essere usciti dalla prima ondata di contagio, smaniosi di tornare alle nostre solite occupazioni, alla vita, al lavoro, alle polemiche sul rigore non concesso, all’ennesima trasgressione della popstar, ad organizzare le vacanze. Ma noi che operiamo nello Sport e nella Scuola, invitiamo a mantenere alta l’attenzione in vista, parole e musica della Scienza, della seconda ondata, prevista per l’autunno.
Dicevamo: attenzione, l’anno Scolastico e Sportivo non è come l’anno solare…, per noi giugno è il momento di preparare la stagione ed adattare le strutture didattiche e sportive. I Dirigenti Scolastici dicevano: attenzione, alla ripresa delle attività si riverseranno sui mezzi di trasporto migliaia di giovani. Organizziamoci prima. Detto, fatto? Nemmeno per idea. Agosto: le Federazioni Sportive, non avendo ricevuto alcun avviso o convocazione dai piani alti, approntano i calendari per la stagione agonistica e le Società si apprestano a riprendere gli allenamenti, i Preparatori Atletici stilano i programmi, gli Allenatori dell’attività di base accolgono i bambini. Settembre: in pompa magna riparte la Scuola, tutti in presenza, chi a piedi, chi in monopattino, chi direttamente col banco a rotelle, la maggior parte si accalca sui mezzi. Ottobre: fine delle trasmissioni. Il Covid vince. Lo Sport chiude, la Scuola alza bandiera bianca. Le polemiche imperversano, la paura si fa dramma. Limitazioni e strette ovunque.
Chi paga dazio sono, come sempre, le due principali agenzie educative della nostra società: la Scuola e lo Sport. Il Re è nudo. Eccolo qui, il livore, mai celato, di una certa cultura snob nei confronti di chi opera nel campo dell’attività motoria, stupita, infastidita dalla reazione immediata del movimento sportivo. Da più parti si leva il grido «…almeno adesso leggeranno un libro…». E li ricordo, i predecessori di codesti rottami, ai tempi del Liceo entusiasmarsi sino alle lacrime per le disavventure amorose di quel mentecatto del giovane Werther, una medusa senza spina dorsale, icona perfetta per intellettualoidi infarciti di autocommiserazione ed autocompiacimento.
Noi siamo di un’altra pasta! Noi siamo come Waldomiro Guimaraes detto Vadinho, il menestrello di Bahia, emerso dalla penna di Mestre Jorge Amado. Noi siamo carne, sangue e passione. Noi formiamo i bimbi, gli adolescenti, i giovani, per affrontare le battaglie della vita con entusiasmo, rispetto delle regole ed educazione. La vittoria dello Sport è costruire Uomini che leggono libri e si creano opinioni, non mezzi uomini che pontificano dall’alto dei loro cieli, beandosi nel Santo Graal della loro spocchia. Privare dell’impegno educativo e gratificante dell’allenamento ragazze e ragazzi in età scolare, significa abbattere un pilastro del percorso didattico verso una persona migliore. Senza Sport perdono energia e sorriso. Senza Sport, PERDONO.
Marco Caccianiga – Coordinatore Tecnico CONI Varese
TAG ARTICOLO
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
mike su La neve in montagna continua a sciogliersi. Contro la siccità si aspetta la pioggia
Felice su La festa "techno" nei boschi di Lonate Ceppino causa proteste
Rolo su Pullman in sosta con i motori accesi, la segnalazione e la risposta di Autolinee Varesine
lenny54 su "C'è del dolo nelle modifiche al Superbonus"
Felice su Architetti, geometri, ingegneri e costruttori all'unisono: "Da Super Bonus a Super Malus"
Felice su Dentro la loggia del Battistero di San Giovanni a Varese restituita alla città
Pienamente d’accordo con Marco.