Un anno senza palaghiaccio a Varese, i genitori chiedono risposte al Comune
I genitori degli atleti che da sempre si allenano al Palaghiaccio di Varese scrivono al sindaco per chiedere un incontro risolutivo che possa dare un orizzonte di certezze ai propri figli
I genitori degli atleti che da sempre si allenano al Palaghiaccio di Varese scrivono al sindaco per chiedere un incontro risolutivo che possa dare un orizzonte di certezze ai propri figli. “Egregio sindaco è giunto il momento di tirare le somme, ci sarà una pista per l’inizio della nuova stagione sportiva?”. I genitori ricostruiscono tutte le difficoltà che stanno affrontando gli atleti costretti a lunghi spostamenti per gli allenamenti. Ecco il testo della lettera:
Egregio Signor Sindaco,
è con il cuore pesante che scriviamo questa lettera. La pazienza è stata tanta, ma ora vogliamo far sentire la nostra voce chiara e forte. Il diritto allo sport a Varese, in questi ultimi mesi, è stato negato a tutte le ragazze e i ragazzi che sognano di poter volare con i pattini ai piedi.
Promesse, speranze, decisioni. Un anno è passato dall’inizio dell’emergenza sanitaria e, come se la situazione non avesse già avuto un impatto abbastanza pesante a livello psicologico, i nostri figli sono costretti a macinare centinaia di chilometri per poter sentire il ghiaccio scivolare sotto alle lame. O meglio, siamo noi genitori ad adattare le nostre esigenze familiari per permettere loro di coltivare la propria passione.
I pochi fortunati che non necessitano di lavorare a tempo pieno sono costretti a dividere le energie tra gli altri figli che svolgono attività differenti dato che non è possibile raggiungere i palazzetti di Milano e Como con i mezzi pubblici in tempi brevi, quelli che fanno due o tre lavori per mandare avanti la famiglia hanno dovuto costringere i ragazzi a interrompere l’attività o diminuire drasticamente gli allenamenti. Che futuro possiamo dare alle nuove generazioni se non siamo sinceri nei loro confronti? Non meritano forse risposte concrete? Non le meritiamo anche noi?
Conciliare gli impegni scolastici con l’attività sportiva in trasferta diventa ogni giorno più difficile e, se è stato uno sforzo fatto con amore e passione per una stagione, è impensabile continuare in queste condizioni a tempo indeterminato. È innegabile il fatto che l’istruzione italiana, specialmente di stampo statale, non veda di buon occhio lo sport a livello agonistico. Potremmo portarle le esperienze che viviamo sulla nostra pelle tutti i giorni ma, quando era possibile praticare l’attività a Varese, si respirava un senso di libertà che ripagava i nostri figli di tutti i sacrifici fatti in campo scolastico. Gli sport del ghiaccio richiedono una preparazione continua e costante, che comprende anche ore dedicate al cosiddetto off ice.
Tutto ciò viene a mancare nelle condizioni attuali, i nostri ragazzi si ritengono fortunati a poter pattinare due o tre ore alla settimana quando la scorsa stagione era un’attività che li teneva impegnati per una decina di ore nei pomeriggi infrasettimanali. Ore non solo di pratica sportiva, ma intrise di insegnamenti e valori che ci hanno sempre resi fieri di fare parte della grande famiglia del ghiaccio a Varese. Rispetto, impegno, dedizione, fiducia verso gli allenatori e i compagni di allenamento, senso di responsabilità: i nostri figli hanno imparato che l’organizzazione degli allenamenti con gli impegni scolastici avrà un grosso impatto su ciò che li aspetterà in futuro, lo sport è una scuola di vita. Non si tratta solo di allenarsi qualche ora in un palazzetto per non pensare ai compiti, è molto di più. Come possiamo pretendere che le nuove generazioni si impegnino a fondo in ciò in cui credono se non siamo noi genitori, amministratori e dirigenti a fornire loro i mezzi necessari per spiccare il volo?
Il Comune di Varese ha sempre dichiarato di agire in modo trasparente nei confronti dei suoi cittadini ma, dopo gli incontri avuti con Lei lo scorso autunno e le notizie circolate negli ultimi mesi, ci sentiamo affogare in acque sporche. I problemi sono tanti, e comprendiamo che la seconda ondata che ci ha colpiti a ottobre ha avuto conseguenze devastanti dal punto di vista economico, ma siamo noi famiglie le prime vittime di questa situazione. Vorremo, per quanto possibile, che i nostri bambini non ricordino questo periodo solo per la didattica a distanza e le ore passate chiusi in casa. Se non ci fossero soluzioni a riguardo gradiremmo saperlo, meglio la rassegnazione piuttosto che le bugie e i continui rinvii.
Molti di noi l’hanno incontrata a settembre, ci è stato detto che avremmo avuto una pista prima della fine della stagione. Ebbene, l’unico ghiaccio che abbiamo visto fino ad ora è stato quello sulle strade principali di Varese a dicembre. È giunto il momento di tirare le somme, ci sarà una pista per l’inizio della nuova stagione sportiva? Non parliamo di ipotesi, ma di certezze. Sarebbero decine i discorsi da affrontare, e le parole non bastano in questa lettera. Se preferisce, noi siamo pronti al confronto diretto per esporle in prima persona le problematiche riscontrate dalle famiglie e per farle conoscere davvero la grande famiglia del ghiaccio nel comune da lei amministrato, centinaia di operai, mamme, papà, zii e nonni che vedono piangere i loro figli sotto le coperte perché ciò che amavano fare con spensieratezza è diventato un lontano ricordo. In attesa di un suo gentile riscontro,
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