Cinque anni fa donò un rene al marito per salvargli la vita. Oggi aspettano insieme la vaccinazione
Massimo e Melina hanno festeggiato un doppio anniversario importante: 5 anni dal trapianto e 25 anni di marimonio. Oggi aspettano la chiamata per vivere più serenamente questo periodo segnato dalla pandemia
La storia di Massimo e Melina è una di quelle che riempie il cuore e dà speranza. L’abbiamo raccontata nel 2016, quando lei donò a lui un rene per salvargli la vita.
Siamo tornati da loro un anno dopo, nel 2017, per farci raccontare come avevano trascorso i primi dodici mesi e oggi, a 5 anni dal trapianto, ci facciamo raccontare questo nuovo traguardo, festeggiato in un momento complicato per tutti a causa della pandemia.
LA LORO STORIA – Massimo ha la fibrosi cistica, diagnosticata quando aveva 30 anni: ha dovuto subire il trapianto di entrambi i polmoni, ma i farmaci antirigetto gli hanno danneggiato i reni, fino a rendere necessario il trapianto. Melina è nata senza entrambe le gambe. Si sono conosciuti 25 anni fa, entrambi ricoverati alla clinica Maugeri di Tradate. È nato lì il loro amore e grazie ad una fisioterapista che seguiva entrambi hanno trovato casa proprio a Tradate. Quando si è manifestato il problema ai reni di Massimo, Melina si è subito proposta per fare da donatrice.
IL TRAPIANTO – «Quando un medico ci ha parlato per la prima volta di donazione da persona viva, mia moglie si è subito detta disponibile. Non è stato facile accettarlo, perchè pur essendo un gesto meraviglioso, può comportare problemi ed io ero pieno di dubbi – racconta Max -. I medici del san Matteo ci hanno seguito, anche col supporto di una psicologa. Melina ed io siamo compatibili al 100% e quindi abbiamo completato il percorso durata sei mesi, fino al trapianto. È un’emozione fortissima sapere di avere dentro di me una parte di lei, una sensazione indescrivibile e potente. Il suo è un gesto che vale doppio vista la sua situazione, ma mi ha trasmesso serenità in ogni momento. Mi ha aiutato moltissimo, e con lei tutti i nostri cari, parenti e amici che ci sono sempre stati vicini. La nostra storia spero sia un insegnamento per tanti altri, per chi non vede la luce della speranza: combattere e stare insieme anche di fronte alla malattia è fondamentale. E la forza dell’amore è la più grande che ci sia».
L’ANNIVERSARIO – La coppia, 57 anni lui e 59 lei, ha festeggiato 25 anni di matrimonio la scorsa estate, quando l’emergenza coronavirus sembrava aver allentato la presa. Una piccola celebrazione con qualche amico e un viaggio di una settimana all’Isola d’Elba, dove sono stati in viaggio di nozze dopo il matrimonio. Il 1 marzo un altro anniversario importante, i 5 anni dalla donazione e dal trapianto: «Sono stati 5 anni sereni, senza problemi né per me né per Melina – racconta Massimo -. Gli esami vanno bene, i nostri reni stanno bene. Stiamo cercando una casa più grande e più comoda da gestire, senza barriere architettoniche».
IL COVID E L’ATTESA PER LA VACCINAZIONE – Per due persone come Massimo e Melina il virus è un vero e proprio incubo. Se uno dei due dovesse ammalarsi, sarebbe un guaio serio per una serie di motivi, per la loro salute innanzitutto, ma anche per la gestione della vita quotidiana: «Da quando c’è il Covid cerchiamo di vivere serenamente, con tutte le precauzioni, ma se dovessimo prendere il Covid sarebbe un problema – spiegano -. Abbiamo evitato ogni tipo di incontro, la nostra vita sociale è azzerata salvo le video chiamate con gli amici. Anche a Natale siamo stati da soli, per precauzione assoluta ed evitare rischi. All’inizio è stato tutto complicato, le difficoltà anche logistiche ci sono state, ma in qualche modo ci siamo arrangiati. Io (Max) all’inizio ho avuto più paura e ho sofferto lo stare chiuso in casa, Melina meno, si è trovata diversi passatempi. Quest’estate con un po’ di libertà in più, stando comunque attenti, abbiamo “respirato” un po’». Oggi è la vaccinazione che non c’è ad essere un problema: «Io ha fatto due trapianti, ho una malattia genetica, sono un soggetto a rischio, ma non ho ricevuto nessuna comunicazione. Anche mia moglie è nelle stesse condizioni. Al San Matteo a Pavia mi avevano detto che l’avrebbero fatta una volta ricevuti i vaccini, ma nessuno ha più detto nulla. È scandaloso che né io né mia moglie siamo considerati. Ho mandato una mail all’Ats per esprimere il mio disappunto. La vaccinazione sarebbe una soluzione per avere un po’ di tranquillità in più».
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