“Mesi di sforzi e cura vanificati dalla chiusura delle nostre scuole”
Diletta è una maestra di una scuola dell’infanzia di Varese: spiega il punto di vista di tante insegnanti che si sentono “tradite” da un sistema che prima le ha costrette ad applicare e far rispettare regole e restrizioni e poi ha deciso di chiudere dall’oggi al domani
Sono molte le voci che si alzano per protestare contro la chiusura delle scuole, soprattutto di quelle rivolte ai bambini più piccoli, primarie e materne.
Diletta è proprio una maestra di una scuola dell’infanzia di Varese e con questa lettera, accorata e lucida, spiega il punto di vista di tante insegnanti che si sentono “tradite” da un sistema che prima le ha costrette ad applicare e far rispettare regole e restrizioni e poi ha deciso di chiudere dall’oggi al domani.
Caro direttore sono una insegnante di scuola d’infanzia e vorrei far sentire anche io la mia voce. Più che un dovere o un diritto, è un bisogno. Da venerdì la scuola tace mentre nella chat di classe le voci dei bambini si rincorrono attraverso brevi messaggi per potersi salutare, dire “ti voglio bene” o augurare buon compleanno a qualche compagno. Forse l’idea di qualche politico è che il nostro sia un lavoro simile a tanti altri e sia facile lasciarlo fuori dalla porta di casa interrompendolo da un momento all’altro. Ma non è così: noi insegnanti non chiudiamo un PC, non spegniamo un monitor, non trattiamo via mail con i clienti, non archiviamo la merce, non facciamo resi dell’invenduto, non tiriamo giù una saracinesca, non passiamo un badge varcando la soglia del nostro ufficio, non lasciamo progetti o meeting chiudendo una videochiamata…
Noi disinfettiamo le ferite sulle ginocchia, applaudiamo ad una conquista e tiriamo fuori la torta buona per festeggiare, noi prestiamo ascolto e non solo alle parole ma anche e soprattutto al dire indiretto, capiamo al volo quando c’è qualcosa che non va e stemperiamo le tensioni attraverso le favole, gli abbracci, le parole gentili. Noi guardiamo negli occhi, rispondiamo a domande e ne inventiamo ogni giorno perché tutto sia davvero interessante e importante. Le nostre ore sono fatte di capricci evanescenti, di stupori inestimabili, di condivisione che aiuta, di presenza insostituibile. Il fulcro del nostro lavoro è il bambino, il campo in cui accompagnarlo nella crescita è la scuola.
Con tristezza assisto all’ennesimo fallimento di questo tremendo periodo pandemico. Provo a non esprimere giudizi perché la situazione è più grande di me ma mi limito a fare una considerazione personale: a scuola si stava bene, a scuola eravamo al sicuro protetti dai protocolli ormai collaudati e risultati in più di una occasione davvero efficaci. Perché chiuderla? A che cosa è dunque servito ogni singolo scrupolo, ogni singolo sforzo, ogni singola attenzione in ogni singolo giorno fino ad oggi? Siamo stati bravissimi, abbiamo rispettato le regole, ci siamo protetti, allontanati, mascherati, visierati, inguantati, sanificati, eventualmente tamponati… E perché poi, se tutto quello per cui abbiamo investito e creduto ci viene tolto?
Diletta
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