Battaglia di Biumo, un po’ di storia in una data da ricordare
Francesco Miseo, appassionato di storia e fotografo di Caronno Pertusella, ripercorre i momenti chiave della Battaglia di Biumo e la figura di Giuseppe Garibaldi
Alla presenza del sindaco di Varese Davide Galimberti, del vicesindaco Ivana Perusin, del capitano dei carabinieri Marco Currao, l’associazione “Varese per l’Italia” con alcuni “Cacciatori delle Alpi” del Carosello Storico Tre leoni (ANC, ANA, ANB, AAA, ANMI e del Gruppo Canterino Bosini) hanno ricordato Giuseppe Garibaldi e la Battaglia di Biumo.
Nel rispetto delle attuali restrizioni, una “piccola pattuglia” di cittadini ed associazioni varesine hanno celebrato, nei pressi del monumento (comunemente detto Garibaldino) di piazza del Podestà, il 162° anniversario della battaglia di Biumo (26 Maggio 1959), preludio alla liberazione di Varese e della Lombardia dalla dominazione Austriaca.
E’ bene ricordare brevemente gli eventi di quel lontano 1959.
Dopo il famoso discorso di Vittorio Emanuele II° del 10 Gennaio 1859 al parlamento, dove dichiarava di non rimanere insensibile al “grido di dolore” che si levava da ogni angolo d’Italia, in Piemonte iniziarono ad affluire numerosi patrioti.
La costituzione di unità di volontari, alle dipendenze del ministero della difesa era espressamente proibita, sia dall’armistizio dopo le sconfitte del 1848/49 che nella convenzione militare del dicembre 1858 fra Francia e Regno di Sardegna, ( accordo segreto di Plombières del 21 Luglio 1858).
Allora Cavour per aggirare l’ostacolo, nel febbraio 1859, fece inserire un articolo con cui autorizzava la formazione di corpi speciali di volontari inscritti nei ruoli della preesistente Guardia Nazionale, la quale dipendeva dal ministero dell’interno.
Cominciò così l’arruolamento dei volontari che presero il nome di “Cacciatori delle Alpi”. Si costituirono così in Cuneo, il 1º Reggimento, ad esso si aggiunsero, il 20 marzo, il 2° Reggimento, nella stessa provincia a Savigliano e Il 17 aprile, il 3° Reggimento di stanza ad Acqui Terme (AL), uno squadrone Guide a cavallo, un drappello di Carabinieri genovesi e ad una prima compagnia di bersaglieri, alla quale ben presto se ne aggiunsero altre 3.
A guerra iniziata, visto il continuo afflusso di volontari, venne costituito Il 2 giugno il 4º Reggimento dei Cacciatori delle Alpi (già Cacciatori degli Appennini) agli ordini di Camillo Baldoni). Ed infine a giugno 1859 s’incominciò a formare a Cuneo il 5º Reggimento (agli ordini di Giuseppe Marocchetti).
Con Regio Decreto del 17 marzo Garibaldi, nominato Generale, ne assumeva formalmente il comando, affiancato dal generale Cialdini incaricato della loro istruzione e ordinamento, coadiuvato da parecchi ufficiali dei bersaglieri, molti dei quali veterani della prima guerra d’indipendenza .
I primi reggimenti (1°,2°, e 3°) furono posti sotto il comando di alcuni garibaldini, nominati, per l’occasione, ufficiali del regio esercito: Nicola Ardoino, Enrico Cosenz e Giacomo Medici.
L’impero Asburgico costatato il fermento militare nel regno Piemontese inviò un ultimatum il 19 Aprile che imponeva una smobilitazione. Scaduto l’ultimatum di smobilitazione, il 24 Aprile dichiarò guerra al Piemonte, invadendolo.
Questa volta ben preparato, l’esercito Piemontese e i Cacciatori delle Alpi fronteggiano gli austriaci, mentre iniziarono a confluire le prime truppe Francesi.
Garibaldi e i suoi Cacciatori costituivano l’ala sinistra dello schieramento, la parte più a Nord, con l’obiettivo di impegnare gli austriaci, con tattiche di guerriglia, per costringerli ad impegnare truppe verso un fronte secondario.
I Cacciatori furono inizialmente schierati a Casale, con il grosso dell’esercito piemontese. L’8 maggio gli austriaci avanzarono da Novara verso Torino, i volontari si schierarono a Chivasso. Il 20 maggio la battaglia di Montebello, il 30 maggio gli austriaci impegnarono i Piemontesi nella battaglia di Palestro, poco oltre Vercelli.
Costretti a ritiratisi dal territorio piemontese che avevano invaso, inseguiti d’appresso, gli Austriaci si riattestarono l’ungo il Ticino.
La notte fra il 22 e il 23 maggio, due compagnie di Cacciatori, passarono il Ticino a Castelletto, occupando a sorpresa Sesto Calende.
Occupata Varese, il 26 maggio vengono allo scontro decisivo, con le truppe uscite da Como al comandate dal tenente maresciallo Karl von Urban.
La Battaglia è combattuta tra i circa tremila Cacciatori delle Alpi, comandati da Garibaldi, e quattromila austriaci.
I garibaldini si organizzarono così: il battaglione di Cosenz sulla destra (direzione Milano), quello di Ardoino in centro, i due di Medici a sinistra (direzione Como), e uno a Biumo Superiore.
Urban, sorpreso dai Cacciatori, attaccò sulla sinistra, ma Medici lo respinse; cercò una posizione migliore, ma fu controllato e incalzato dai garibaldini situati sull’altura di Biumo. Si ritirò quindi a Malnate. Qui Medici e Ardoino attaccarono gli austriaci in ritirata, causando nuove perdite, mentre i Garibaldini, vincitori, persero un solo uomo.
Conquistata Varese, e sconfitte il 26 maggio le truppe del generale Karl Urban, i volontari presero la via di Como. Scelta la strada di Cavallasca, sconfissero nuovamente gli austriaci a San Fermo. Dopo la liberazione di Milano, seguita alla vittoria franco-piemontese di Magenta, Garibaldi continuò la sua campagna parallela liberando Lecco (6 giugno), Bergamo (8 giugno) e Brescia (14 giugno). Una colonna garibaldina fu infine inviata in Valtellina, dove si recò lo stesso Garibaldi che liberò Bormio il 27, a presidio della strada dello Stelvio. L’11 luglio l’armistizio di Villafranca sospese ogni attività.
Il monumento ai Cacciatori delle Alpi, resta a ricordare la sanguinosa battaglia di Biumo Inferiore, riproduzione in bronzo dell’opera scolpita in pietra dall’artista di Viggiù Luigi Leone Buzzi. Garibaldi rimase per sempre legato al territorio varesino, che lo elesse successivamente deputato al Parlamento del nuovo Regno d’Italia per il collegio Varese-Cuvio.
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