Dalle coltellate dell’ex-compagno ai video contro la violenza su TikTok, la storia di Barbara
Barbara Andretta ha rischiato di rimanere paralizzata a causa delle 18 coltellate infertegli dall'ex-compagno che stava lasciando: "Oggi sono tornata a camminare e cerco di incoraggiare le vittime di violenza a denunciare"
Era una sera tiepida di maggio del 2017, quella in cui Barbara, 21 anni e un bambino di 17 mesi da accudire, ha rischiato di perdere la vita a causa delle 18 coltellate inferte dal suo ex, all’interno dei garage di una palazzina popolare di Fagnano Olona. L’uomo, condannato poi a 9 anni e 6 mesi di reclusione, era ai domiciliari dopo che pochi giorni prima aveva accoltellato un loro amico comune solo perchè le aveva dato una mano a traslocare dopo la fine della loro convivenza.
“Sola e con un coltello nella schiena, così abbiamo salvato quella ragazza”
Oggi quella ragazza è tornata a sorridere e ha deciso di raccontare la sua storia a Varesenews perchè sia da monito per tutti coloro che non reagiscono davanti a situazioni di violenza. L’abbiamo incontrata nel parco Falcone e Borsellino di Legnano dove abbiamo realizzato l’intervista che potete vedere integralmente in cima al testo.
Il personaggio su TikTok
Le è bastato fare un breve video su TikTok per ritrovarsi una comunità di 27 mila followers alla quale racconta la sua rinascita, la lunga riabilitazione per tornare in piedi e poter seguire suo figlio che oggi ha quasi 6 anni: «Mi do la forza, dando forza agli altri con i miei live nei quali racconto la mia esperienza – racconta nella nostra intervista -. I miei messaggi riguardano la violenza in generale perchè non ci sono solo uomini cattivi ma anche donne cattive. Dico a tutti di non sottomettersi e di parlarne con chi può aiutarci: in primis i genitori, poi le forze dell’ordine e anche le associazioni».
Non dimenticare per aiutare
Il coraggio e la forza di Barbara sono stati di aiuto per molte altre ragazze che in questi anni le hanno chiesto consigli, lei non si è mai tirata indietro convinta che cancellare il ricordo di ciò che è stato non era la scelta giusta da fare: «Ricordo ogni attimo di quel giorno, ricordo la paura di morire e di lasciare mio figlio senza un papà e una mamma – racconta nell’intervista – lo strazio di quei minuti infiniti mentre arrivavano i soccorritori».
Le cicatrici
Oggi mostra sorridente le sue cicatrici, ha posato anche per un servizio fotografico in cui ha messo in mostra quei segni, scherza sulla sua andatura claudicante e sul tutore che è costretta a portare: «L’autoironia è una cosa importante, scherzare sui propri difetti fisici mi aiuta a proteggermi dai giudizi degli altri. Sono diplomata alla scuola alberghiera e sto cercando lavoro, in molti mi dicono di no perchè non sono “esteticamente accettabile” ma non mi arrendo».
Il ruolo del papà
Accanto a lei c’è il suo papà: «È il mio pilastro. È l’unica persona che mi ha aiutata davvero e che mi ha sorretto nei tanti momenti di sconforto. Ogni progresso era un incitamento e se sono tornata a camminare lo devo anche alla sua tenacia e al suo supporto. Gli dedicherò una statua».
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