L’emblema 5 maggio 1948
di Laura De Filippo
Presenti alla riunione i signori D’Ulivo, Quercia, La Stella, Ruotadentata. Con loro la signora Bandiera. In aula un folto pubblico di cittadini.
Il segretario attesta le presenze di tutti i convocati, è possibile procedere.
L’esamina dei bozzetti pervenuti a seguito del concorso è avvenuta, non è chiaro come usarli, la parola passa ai presenti nella speranza di un’idea proficua.
Interviene il signor D’Ulivo, afferma che la sua presenza è essenziale, il popolo ha bisogno di pace, lui non può mancare.
La parola viene chiesta dal signor Quercia, è necessario che la forza del popolo italiano sia vista da tutti. Tra i due comincia una discussione per sostenere la propria importanza.
Il signor La Stella tossisce in modo compito, attira l’attenzione e, appena gli altri si fermano, sottolinea il valore del patrimonio iconografico italiano che risale al Risorgimento e quindi l’emblema non può essere che una stella.
La discussione si anima, i gentiluomini intorno al tavolo perdono il loro garbo e alzano la voce.
Il segretario non riesce più a verbalizzare, ognuno urla le proprie ragioni, ormai incomprensibili per gli astanti. La situazione incontenibile sta svuotando la sala, la gente si chiede perché dopo due guerre c’è ancora chi ha voglia di combattere.
Il signor Ruotadentata, uomo d’acciaio, picchia un pugno sul tavolo per placare l’oscena bagarre. Adesso regna il silenzio. Essendo parte dell’art. 1 della Costituzione è palese che l’emblema debba essere il lavoro dei nostri figli in fabbrica e dei nostri padri in campagna, e quindi una ruota dentata.
Non riesce però a finire l’intervento che gli altri si oppongono, e la situazione degenera di nuovo. Tutti vogliono rappresentare il popolo italiano, e ognuno esprime ottimi motivi per pretenderlo.
Fino a quel momento la signora Bandiera aveva ascoltato, pensa al modo per mettere d’accordo tutti. Alza la mano e chiede la parola, il segretario a fatica gliela concede.
– Signori, oggi siamo qui riuniti per la nostra bella Italia. – e si alza in segno di rispetto – Voglio farvi una proposta partendo proprio dalla parola “riunione”.
Gli altri quattro si guardano l’un l’altro, stupiti. Come andrà a finire? C’è un po’ di vergogna per la situazione creata.
– Come vi dicevo, siamo in “riunione” -una corrente d’aria le fa ondeggiare la bella chioma- e perché non “ri-uniamo” tutte le virtù del popolo italiano? Sulla sinistra il ramo d’ulivo, sulla destra quello della quercia, in mezzo la ruota dentata con la stella. Mettiamo tutto sul mio bianco, al centro. Signori, e popolo italiano, questo è l’emblema della Repubblica!
Racconto di Laura De Filippo
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