Jozef Leopold Toeplitz, il banchiere che amava Varese, i classici e le piante
La storia dell'uomo d'affari e della Villa che porta il suo nome è stata raccontata dal critico letterario Bruno Belli nel libro “Villa Toeplitz di Varese” (Macchione). Il suo giardino è considerato tra i più belli d’Italia
Indro Montanelli, in un articolo apparso sul “Corriere della Sera” il 2 gennaio 1965, definiva Varese una città dalle due anime. «Una villa da queste parti – scriveva il giornalista – è insieme un delizioso rifugio ed una invidiabile situazione, il segno di raggiunto benessere, l’emblema del fido in banca, come il palco alla Scala.» (Fonte “Varese bella e indimenticabile, Macchione editore)
Jozef Leopold Toeplitz, da cui prende il nome la villa di Sant’Ambrogio, acquistata nel 1914, non aveva un fido ma una banca. Era infatti l’amministratore delegato della Banca commerciale italiana (Bci), fondata dal cugino Otto Joel, che creò un consorzio con il contributo di importanti azionisti tedeschi, svizzeri e francesi. Toeplitz, abile tessitore di strategie finanziarie, portò la banca all’apice del successo sottraendola alle mire espansionistiche di importanti gruppi industriali, come i cantieri Ansaldo della famiglia Perrone, che con la scusa di difendere gli interessi nazionali dell’istituto di credito, puntavano al suo totale controllo.
Grazie a Toeplitz, che era di origini ebraico-polacche e di cittadinanza italiana – aveva svolto la sua carriera prima a Genova, poi a Venezia, passando per Napoli e Milano – la Banca commerciale italiana fu, almeno fino alla fine degli anni Venti e prima dell’istituzione dell‘Iri (Istituto per la ricostruzione industriale), il braccio finanziario dell’industria nostrana, riuscendo a preservare la sua autonomia fino al 1932.
L’ECLETTISMO LOMBARDO
Dopo aver affrontato la crisi economica del 1929, che costrinse i vertici dell’istituto di credito a liquidare le partecipazioni azionarie dei maggiori gruppi industriali per recuperare liquidità, la Bci venne trasformata dal governo fascista in azienda pubblica. Avendo probabilmente intuito che cosa stava accadendo in Italia e in Europa, Toeplitz scelse di defilarsi stabilendosi nella dimora di Sant’Ambrogio insieme alla moglie Edvige Mrozowska Toeplitz, dando vita nel borgo varesino a un’intensa attività culturale e sociale.
La storia di questo banchiere e della Villa che porta il suo nome è stata raccontata dal critico letterario Bruno Belli nel libro “Villa Toeplitz di Varese” (Macchione). «Un esempio spettacolare e paradigmatico di eclettismo di matrice lombarda» scrive l’autore, che ne ricostruisce in modo rigoroso – come testimonia il ricco apparato di note al testo e di immagini – tutti i passaggi, dalle origini fino ai giorni nostri. Un’ottima guida per chi si avventura alla scoperta della villa e della natura che la circonda.
TRA I DIECI PARCHI PIÙ BELLI D’ITALIA
Il vero gioiello non è la costruzione, stratificata nel tempo, ma lo splendido parco che accoglie oltre trenta specie botaniche, tra cui anche il ceppo di una sequoia gigante, e una ricca fauna, costituita da salamandre pezzate, rane di lataste, rospi, scoiattoli, picchi rossi e verdi. Uno spettacolo naturale, inserito in un contesto modellato dalla creatività dell’uomo, che in quel luogo ha realizzato giardini, fontane e giochi d’acqua, oggi considerato tra i dieci giardini più belli d’Italia.
Donna Edvige organizzava corsi di giardinaggio e potatura, non mancano infatti foto che la ritraggono con forbici in mano «mentre impartisce lezioni agli apprendisti giardinieri», mentre Jozef, appassionato di botanica, passione maturata a Napoli, curava personalmente la scelta degli alberi e delle piante. L’eclettismo che segna lo stile dell’intero complesso architettonico, riflette quello dei coniugi Toeplitz.
IL GENIUS LOCI
Il genius loci di questa villa, dove hanno soggiornato tanti illustri ospiti, tra cui Matilde Serao, Rabindranath Tagore, Margherita Sarfatti, il Duca degli Abruzzi, Mario Soldati e Henri De Rothschild, è ancora oggi vivo e presente. L’amore per la natura, la cultura e la ricerca sono ancora l’anima di questo luogo particolare che è diventato anche sede dell’università dell’Insubria e istituti di ricerca: il Centro storie locali, il centro di ricerca della Storia della montagna, della Cultura materiale e delle Scienze della terra e la Riemann international school of mathematics, che ogni anno organizza un convegno a cui partecipano matematici provenienti da tutto il mondo. Aggirandovi tra i castagni e gli aceri del parco in un giorno d’estate, potrebbe dunque capitarvi di incontrare menti meravigliose, annunciate dall’insistente tambureggiare del picchio rosso e dal monotono gracidio delle rane.
Dove non osano i computer. Matematici in “famiglia” a Villa Toeplitz
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