La Soprintendenza ferma i lavori dell’ex Aermacchi
Dopo trent'anni di silenzio, con una lettera alla proprietà e al Comune l'ente "comunica l’avvio del procedimento per la dichiarazione dell’interesse culturale". Da inizio luglio erano iniziati i lavori di bonifica dell'amianto e altri materiali nocivi. Ora si ferma tutto
“Considerato l’interesse storico-architettonico e storico relazionale particolarmente importante di parte del compendio già sede degli uffici e degli stabilimenti Macchi-Nieuport / Aeronautica Macchi / Aermacchi sito in Varese, Via Sanvito 80, si comunica l’avvio del procedimento per la dichiarazione dell’interesse culturale del bene in oggetto”.
Nei giorni scorsi, dopo oltre trent’anni di silenzio, la Soprintendenza Archeologica, belle arti e paesaggio ha inviato una lettera alla proprietà dell’area ex Aermacchi e al Comune di Varese.
Da inizio luglio erano iniziati i lavori di bonifica dell’ampia zona dove si trovano tonnellate di amianto e altri materiali inquinanti. Una attività preliminare alla realizzazione di tutto il progetto il cui iter lungo un anno e mezzo aveva visto realizzati tutti i passaggi istituzionali.
IL PROGETTO
Sull’area non c’era alcun vincolo storico-architettonico, ma dopo la lettera della Soprintendenza le cose cambiano e nel frattempo si fermano tutte le attività. Le parti avranno 80 giorni per presentare eventuali osservazioni mentre il termine massimo di conclusione del procedimento è di 120 giorni.
Su questo la proprietà fa sapere solo di prendere atto della comunicazione e di sospendere, come richiesto dalla relazione della Soprintendenza, tutte le attività in essere. Il sindaco Davide Galimberti dopo essersi detto stupito dell’intervento dopo trent’anni di silenzio, ha evidenziato che “si tratta di un avvio di una procedura che si concluderà dopo un iter a cui parteciperà anche il Comune. Nel frattempo le opere di bonifica possono proseguire e non è detto che la Soprintendenza non arrivi a risultati diversi da quelli prospettati nella loro comunicazione”.
Alla missiva, come fa riferimento il Sindaco, è allegata una relazione storico-architettonica e una plamimetria che evidenzia alcuni manufatti che avrebbero un particolare valore e che se fosse confermata la posizione espressa nella comunicazione andrebbero conservati.
Nella parte finale della relazione, dopo aver ricostruita la storia della fabbrica, si scrive che “l’insediamento Aermacchi, così come si è configurato in seguito agli ampliamenti, alle distruzioni belliche e alle ricostruzioni, è un insieme piuttosto disordinato e disomogeneo. La ricerca di un decoro industriale e di un’immagine rappresentativa sembra essere stata piuttosto limitata dall’inizio, e si è affievolita nel tempo. Nondimeno, a fronte di un interesse storico-architettonico di non primaria grandezza sta un rilevantissimo interesse storico”.
La relazione prosegue individuando puntualmente i siti da conservare. “In ragione dei beni di interesse storico-architettonico particolarmente importante come esempi dell’architettura industriale dell’inizio del ventesimo secolo e della sobria monumentalità novecentesca, e dei rilevanti riferimenti alla storia militare, della tecnica e dell’industria italiana riconoscibili nella ex sede varesina dell’Aermacchi, nonché della testimonianza che essi rappresentano della storia dello sviluppo industriale ed architettonico dell’area varesina, luogo di lavoro di migliaia di cittadini, si ritiene necessaria la tutela culturale dei seguenti edifici e manufatti: hangar del 1915, palazzina degli uffici, torre dell’acqua, hangar del 1952 e dell’area di collegamento tra essi, quale indispensabile luogo di affaccio e di percezione, inclusivo dell’asse principale di ingresso orientato verso la torre dell’acqua”.
Che succederà quindi se dopo eventuali ricorsi, l’iter dei 120 giorni, la Soprintendenza valuterà di dare seguito alla tutela ambientale?
“Le nuove tutele – si legge nella parte conclusiva della relazione – non impediscono il riuso, anche con nuove funzioni, ed interventi di adeguamento e modifica purché rispettosi delle caratteristiche storiche e della materia originale. Ai sensi dell’articolo 21 c. 4 dello stesso Decreto l’esecuzione di opere e lavori di qualunque genere è subordinata ad autorizzazione del soprintendente”.
Da qui lo stop immediato ai lavori, ma anche la possibilità che il progetto su cui hanno lavorato la proprietà e l’amministrazione comunale tra gli uffici tecnici, la giunta, le commissioni competenti dovrà essere rivisto.
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se il degrado porta alla totale rovina, ammaloramento e crollo definitivo di una struttura, i vincoli cosa prevedono? che sia ricostruita in toto anche se ciò comporterebbe la creazione di un clone? di un falso?
Povera italia……adesso che finalmente saremmo riusciti a riqualificare un rudere dismesso da anni senza valore , bisogna conservare un valore storico di cui nessuno ne conosce il significato o ne è interessato
Trent’anni di silenzio.. Di solito si dice: qui gatta ci cova! C’e’ forse qualcuno invidioso dei lavori in Varese in itinere e mai realizzati nei decenni precedenti? Da chi vengono nominati i sovrintendenti? E ‘ la solita battaglia partitica?