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Le nostre montagne in balia dei cinghiali (e dello scaricabarile tra enti pubblici)
Il racconto di un lettore che vive nelle valli varesine ed è rimasto solo a combattere la sua battaglia contro l'abbandono dei versanti. "Gli interventi non siano legati al solo mancato guadagno delle aziende ma alla tutela del territorio"
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Egregio Direttore
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Ho letto con vivo interesse e tristezza il vostro articolo con il rapporto Coldiretti sui danni causati dai cinghiali.
Ferma restando la mia massima solidarietà e vicinanza a tutti gli agricoltori che in questi anni vedono il proprio lavoro distrutto o seriamente compromesso, mi permetto di aggiungere il punto di vista del privato cittadino che “si ostina” a cercare di preservare il territorio, nel mio caso montano, mantenendo i prati e portando per diletto qualche orto e qualche pianta da frutta.
Sui prati, in particolare, l’azione dei cinghiali è devastante in quanto non solo non consente una normale fienagione ma, soprattutto in montagna, innesca pericolosi fenomeni di erosione, “manna” per i fortunali degli ultimi anni.
Quindi non solo chi si ostina a tenere in ordine prati e boschi si trova a dover affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici ma deve anche confrontarsi con l’azione nefasta di chi, per puro diletto, ha introdotto negli anni 80 una specie alloctona ovvero il cinghiale.
Perché bisogna avere il coraggio di dire che i cinghiali non sono arrivati da soli ma sono stati portati negli anni 80 appunto; nella zona in cui risiedo ho personalmente assistito all’introduzione di una femmina e tre piccoli.
Quindi specie alloctona che, anche da un punto di vista ambientale sarebbe da eradicare.
Quello che però più sconcerta è la risposta dell’Ente Pubblico che in una pantomima tipica di molta Pubblica Amministrazione Italiana, alla stampa presenta roboanti proclami cui però non seguono reali azioni. Personalmente ho provato ad interpellare gli Enti e, mi perdoni ma sdrammatizzo, mi sono sentito come Asterix e Obelix quando, in un famoso cartone, si sono confrontati con la burocrazia; nel loro caso romana nel mio varesina o lombarda.
Potrei produrre mail che, se non ci fossero continui danni, sarebbero anche divertenti.
La classica domanda è se il fondo è recintato: mi verrebbe da chiedere se questi hanno un’idea del lavoro che serve per recintare 10.000m in montagna e in pendenza e del lavoro che serve per mantenere in efficienza i recinti.
Vorrei spiegare che sono un privato e non un’azienda e che se mi propongono un rimborso per il fieno perso, che il fieno lo regalo ed è già difficile trovare qualcuno che se lo porti via,
Quello che mi aspetterei dallo Stato è che se c’è un danno provocato dalla sua inerzia (leggasi mancati abbattimenti) qualcuno dovrebbe intervenire per il ripristino del danno ovvero la sistemazione deo fondi non il “mancato guadagno” che per il privato non esiste.
Ma forse, come dice la mia zia novantenne che però ha provato cosa vuol dire lavorare la campagna, “la terra è bassa” e i “signori” di Varese o di Milano non lo sanno.
Lettera firmata
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Bisogna sottolineare anche che in scontri tra auto e cinghiali diverse sono state le vittime di esseri umani e non perche’ l’auto andava nel bosco ma su strade di ogni genere. Ma per la malata visione degli estremisti animalisti, questi ungulati dovrebbero essere tutelati come animali da salotto!!!