“Non rischiamo di perdere l’archivio del Moderno, manteniamo la destinazione della caserma Garibaldi come polo culturale”
La presentazione del progetto "Ho sognato piazza Repubblica" dell'accademia di Architettura di Mendrisio per esprimere le sue opinioni dopo il "botta e risposta" tra lui e il presidente della Regione Lombardia
																			
                        
						
						
						
						La presentazione del progetto “Ho sognato piazza Repubblica” dell’accademia di Architettura di Mendrisio – avvenuta nel pomeriggio del 28 settembre presso la sala immersiva dell’Info Point della Camera di Commercio – è stata l’occasione, per Davide Galimberti, per esprimere le sue opinioni dopo la conclusione “botta e risposta” tra il sindaco di Varese e il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana sulla proposta del candidato Sindaco Matteo Bianchi di cambiare destinazione d’uso al grande palazzo in ristrutturazione trasformandolo da polo della cultura a contenitore degli uffici comunali al posto di palazzo Estense.
Davanti al direttore dell’Accademia di Architettura di Mendrisio Riccardo Blumer, che ha illustrato il progetto studiato insieme ai suoi studenti per la città, Galimberti ne ha approfittato per sottolineare come: «Varese è riuscita a portare qui, grazie a tanti amici, l’archivio del Moderno, che è un valore aggiunto assoluto, e permette oggi di creare questo sogno. L’archivio del Moderno, come sapete, era destinato a Venezia, Novara, Como e altre città. Si è scelto Varese perchè era in corso di realizzazione un importante polo culturale: questo ha convinto chi doveva decidere che questa fosse la condizione e la realtà migliore per loro. E’ ovvio che nel momento in cui si decida di non fare piu un polo culturale, io ho timore – ma è molto piu di un timore – che l’archivio del moderno decida di andare altrove, con un effettivo impoverimento della città».
«Il fatto che si discuta di questo rischio mi spaventa – ha continuato Galimberti – La città di Varese ha la possibilità di ospitare una realtà internazionale importante, che crea suggestioni, che ci aiuta a ridisegnare la città, ma soprattutto è elemento di ricerca, di innovazione e di crescita culturale.Dubito che sarebbero della stessa opinione se, invece di un polo culturale, gli archivi del moderno dovessero condividere gli spazi con gli uffici che rilasciano la carta d’identità»
Per questo, rivolgendosi anche al presidente della Regione ha concluso: «Capisco la campagna elettorale ma qui bisogna essere seri. Si è deciso di fare un polo culturale, si è creduto nella possibilità di fare un polo elettorale, con organismi internazionali: non facciamo perdere alla città di Varese questa grande occasione»
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