Luino e la storia di Giovannino: quando un sindaco deve imparare a fare anche il papà
Un piccolo da aiutare in una giornata difficile. Enrico Bianchi è tutore legale dei minori assistiti dal Comune e racconta una vicenda che insegna “il senso vero e le ragioni dell'impegno per la comunità"
“Benedetti siano gli istanti, i millimetri, e le ombre delle piccole cose”.
Così inizia, con una frase del poeta portoghese Fernando Pessoa, il racconto inviatoci dall’amministrazione di Luino di Giovannino, del sindaco di Luino Enrico Bianchi, quale tutore legale dei minori assistiti dal Comune, e dell’assessore Elena Brocchieri.
«A volte capitano situazioni inaspettate. Capitano a tutti, anche ai sindaci. I sindaci sono per legge i tutori legali di un certo numero di minori assistiti dai Servizi sociali. In altre parole sono un po’ i loro papà e le loro mamme. Capita anche che uno di questi bambini debba essere sottoposto ad un piccolo intervento chirurgico ed allora come a tutti i papà e a tutte le mamme venga richiesto al sindaco di stare vicino al proprio “figlio”, durante le visite del pre-ricovero ed il giorno dell’intervento.
Giovannino (è un nome di fantasia) è proprio uno di questi “figli” del sindaco e deve sottoporsi ad un piccolo intervento.
Giovannino è un bel bambino paffutello, già grandino che nella sua breve vita ne ha già viste di tutti i colori, vive in un istituto assieme a tanti altri bambini che hanno vissuto esperienze simili alle sue e sono in attesa di qualcosa che neanche riescono ad immaginare… Una famiglia, un po’ di affetto e di serenità, qualche regalo, magari qualche vacanza chissà … E’ ben assistito e Pietro (anche lui nome di fantasia) che accompagna Giovannino in questa forse incomprensibile nuova esperienza, è molto attento ai suoi bisogni e si vede che è portato per il “mestiere” che fa. Si capisce dalla dolcezza con cui si relaziona con Giovannino. Capita però che al sindaco venga chiesto dalla Direzione sanitaria di essere il papà di Giovannino anche in questi due giorni ospedalieri. C’è poco da fare, la clinica richiede che il tutore legale sia presente e quindi il sindaco non può mancare ai suoi doveri e deve stare lì con Giovannino. Anche se non lo conosce per niente, salvo le pratiche che lo riguardano ricevute dai servizi Sociali, che ha letto con attenzione ma senza particolare trasporto e poi firmato per approvazione. A poco servono le ulteriori richieste di poter delegare: la Direzione sanitaria è irremovibile, se il sindaco è il tutore deve stare a disposizione con Giovannino per questi due giorni. Il sindaco reclama i suoi doveri con i numerosi impegni: il territorio, i rifiuti, la manutenzione, i servizi scolastici, quegli appuntamenti così importanti, la questione ospedaliera e così via. Un lungo elenco di problemi da cercare di risolvere. Non c’è niente da fare il sindaco si deve presentare all’ospedale.
A volte capita che agli imprevisti si accompagnino gesti di aiuto e solidarietà che in questa storia vengono impersonati dall’assessora ai Servizi sociali che si trasforma in una specie di fatina per Giovannino. Decide di accompagnare il sindaco, di fargli compagnia, di aiutarlo nell’assistenza e lo incita con poche frasi ma efficaci del tipo “sei già padre di 3 figli – molto più fortunati – in questa occasione devi esserlo anche per Giovannino!”.
L’assessora pensa a tutto: gli orari di partenza, le indicazioni stradali, i contatti telefonici e soprattutto un regalo per Giovannino. Non dimentica nulla, posticipa i suoi impegni e porta avanti quelli che riesce via cellulare.
L’incontro con Giovannino all’ospedale è al mattino presto, così partono in direzione Como passando in strade molto trafficate. I primi momenti sono strani, un incontro inaspettato lo è sempre, anche perché il sindaco non riesce a comprendere subito quale sia il suo ruolo ed aspetta indicazioni al proposito da qualche medico o infermiere. La sua mente è ancora ferma alle pratiche burocratiche ma Giovannino non è una pratica burocratica. E’ un bambino che parla poco, legge con fatica, si relaziona con gli altri con qualche difficoltà. Ma quando ti guarda capisci che si apre un mondo fatto di domande non espresse, di occhi che ti guardano un po’ e poi fuggono via e un’abitudine ad essere considerato un problema o indifferenza per il mondo che lo ha sempre circondato.
Quando l’assessora gli porge il piccolo regalo, che era proprio quello che desiderava resta sorpreso e combattuto tra una felicità inattesa e la voglia di scappare via perché questa è un’emozione troppo forte e tutto potrebbe anche non essere vero.
Il sindaco si sottopone al tampone con Pietro e Giovannino che quasi ci tiene a mostrare che non ha paura, e resta tranquillo.
L’intervento svoltosi tre giorni dopo non era complicato e si è risolto benissimo; il risveglio e tutto il resto si è risolto senza problemi, ma il sindaco?
Il sindaco ha imparato, o forse sarebbe meglio dire, ha ritrovato tutto quello che in quest’ultimo anno tra problemi e impegni gravosi aveva quasi scordato: il senso vero e le ragioni del suo impegno per la città. Non è solo nelle grandi opere che si progettano, negli eventi culturali e promozionali che si propongono, nelle colonne o nelle vasche con le loro problematiche (tutte cose importanti sulle quali comunque un sindaco si deve impegnare a fondo) ma occorre qualcosa in più.
Per ritrovare questo senso occorre quella attenzione un po’ smarrita nei giorni e che questo incontro con Giovannino ha fatto riemergere. Sono state forse piccole cose, ma sono i suoi occhi di stupore quando apre il regalo, quando non riesce a dirti che è contento di averti conosciuto e quanto avrebbe voglia di rivederti. Sono i gesti amorevoli di Pietro che vivendo il suo lavoro con passione e gentilezza, invitano a guardare la realtà, a viverla con attenzione per l’altro spesso, nascosto e invisibile ad uno sguardo solitamente distratto ed indifferente. Un’esperienza inattesa che sostiene un cammino quotidiano con infinita semplicità».
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