Disabato, l’animo biancorosso del Varese: “Sono orgoglioso di giocare qui. Stando uniti faremo bene”
Il centrocampista classe 1990, nato in città e cresciuto in biancorosso è il capitano e l'uomo simbolo della squadra: "Le Bustecche la nostra base: sarà importante essere tutti là, dai bambini alla prima squadra"
Il Varese ha un centrocampista speciale in mezzo al campo. Nato a Varese, cresciuto in biancorosso, Donato Disabato è il simbolo biancorosso, capitano e anche il collante tra la squadra e i tifosi. Ha sposato subito il progetto Città di Varese, legandosi alla società nell’estate del 2020, prendendosi oneri e onori del ruolo. (Foto Mattia Martegani – SRaso/VareseNews)
Qualche infortunio lo ha rallentato l’anno scorso e all’inizio di questa stagione, ma ora è tornato al 100 percento e dà il suo contributo in mezzo al campo, trainando la squadra biancorossa.
Come sta oggi Donato Disabato, come è andato questo inizio stagione?
«Quest’anno bene. Per adesso, a parte il problema al polpaccio di inizio anno e la febbre di un paio di settimane fa, tutto procede. Visti i tanti problemi dell’anno scorso, posso dire finalmente».
Ha scelto da subito di accettare la corte del Città di Varese, come valuta queste due stagioni?
«Anzitutto sono contento di essere a Varese e giocare con questa maglia. Potevo fare meglio, anche perché sono stato infortunato tanto ma speriamo che quest’anno vada diversamente».
Da varesino doc, cosa significa far parte di questa squadra ed esserne capitano?
«Sono orgoglioso. L’anno scorso avevo anche altre richieste ma ho deciso comunque di venire qui. Varese è la mia città, ho sempre tifato questa squadra sin da quando ero piccolo».
Ha giocato nelle giovanili in biancorosso ed è tornato dopo 12 anni a rivestire la maglia biancorossa. Ci racconti un po’ la sua carriera.
«Sono cresciuto a Bobbiate, ho iniziato nel Bosto, e poi a Varese dai Giovanissimi. In biancorosso ho giocato fino alla Berretti con Moreno Ferrario, ho esordito in Prima Squadra in Coppa Italia contro la Pro Patria e poi sono andato Albinoleffe dal 2008. Dopo 12 anni ho deciso di tornare a casa e vestire la maglia della mia città».
Tra pochi giorni vi allenerete alle Bustecche, nel centro sportivo che la società sta ristrutturando e che diventerà un punto nevralgico.
«Fin da quando ero piccolo e giocavo nelle giovanili ci hanno sempre mandato nei campi della provincia ad allenarci. È un problema comune di tante società, ma avere un centro sportivo è importante perché deve essere la base per giovani e prima squadra. Sarà fondamentale essere tutti là».
Venendo a questa stagione, in campo l’abbiamo vista ricoprire più ruoli a centrocampo, dove si sente più a suo agio?
«Nelle ultime partite ho sempre fatto il mediano; mi trovo bene ma a me piace anche andare in avanti e fare l’ultimo passaggio. Ovviamente mi piace cercare la palla e poi gioco dove mi dice il mister e quindi la squadra viene prima».
Domenica è arrivata una vittoria importante e sudata, quali sono state le emozioni del post partita?
«L’importante è stato non prendere gol e concedere pochissimo. Alla fine eravamo un po’ stanchi, dobbiamo lavorarci ma abbiamo interpretato bene la partita. Potevano chiudere la partita, sarebbe cambiato il finale e l’avremmo gestita in maniera diversa. Ma stiamo crescendo e fa parte del processo di crescita».
Dove può arrivare il Varese e come si può ottenere maggiore continuità?
«La continuità sta arrivando. Allenandoci e aiutandoci in campo come accaduto domenica possiamo fare bene. Nelle partite scorse ci è mancato quel pezzettino che possiamo colmare stando vicini e ascoltando il mister. Dobbiamo vedere partita dopo partita, iniziamo a fare punti con più costanza. Si possono fare belle cose giocando di squadra, come contro il Sestri».
Come valuta il campionato?
«È molto equilibrato, non abbiamo ancora incontrato squadre forti come Casale e Sanremese ma finora ce la siamo giocata con tutti. Anche contro il Novara che abbiamo visto essere una squadra forte con un attaccante che sta segnando tantissimo. Anche contro le ultime in classifica però si fa fatica».
Domenica a Bra che gara vi aspetta?
«Una partita dura: il campo è piccolo, brutto, ma non devono essere alibi perché sarà così anche per loro. Andremo per fare la nostra partita, se c’è da fare battaglia la faremo cercando di raccogliere il massimo possibile».
Vuole dedicare un saluto ai tifosi?
«Sono tornati quest’anno, siamo contenti e in campo li sentiamo perché sono numerosi. Ci stiamo mettendo tutto in campo, possiamo fare di più, li ringrazio perché ci danno una mano, come accaduto domenica».
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