Un tuffo nella storia di Varese con la visita guidata della Mazziniana al cimitero di Giubiano
Dal segretario di Garibaldi che si è fatto seppellire qui, al primo sindaco di Varese che volle le linea ferroviaria tra Varese e Gallarate: tante storie da non dimenticare raccontate sabato 13
Neppure l’acqua novembrina di sabato 13 ha fermato la seconda visita guidata di carattere risorgimentale, organizzata dall’Associazione Mazziniana di Varese, lungo i viali del Cimitero Monumentale di Giubiano.
Il tutto si è svolto, dinanzi a un nutrito gruppo di partecipanti, iniziando dalla lapide dedicata ai varesini che hanno partecipato alle guerre d’Indipendenza e dal cippo che conserva i nomi dei garibaldini caduti nella battaglia di Biumo contro gli austriaci del 26 maggio 1859, posti sotto il porticato all’ingresso di Via Maspero.
L’itinerario comprendeva una dozzina di tombe e di cappelle di varesini che hanno dato lustro alla nostra città nell’Ottocento. Unica eccezione il momento in cui ci si è soffermati dinanzi alla tomba di Francesco III d’Este, Signore di Varese dal 1765 al 1780, che fece costruire intorno a Palazzo Estense quei meravigliosi giardini sul modello di quelli di Schonbrun.
I soci della Mazziniana Renata Castelli, Roberto Gervasini e Leonardo Tomassoni si sono alternati con una chiacchierata storico/artistica parlando di Giuseppe Guerzoni, segretario di Garibaldi, che volle essere sepolto a Varese, forse perché qua si era innamorato, di Ugo Scuri, avvocato repubblicano mazziniano, che fu il Sindaco che fece costruire la linea tranviaria per la Prima Cappella, di Rinaldo Arconati, un altro avvocato repubblicano che partecipò all’impresa dei Mille e fu tra i fondatori della SOCREM di Varese.
E poi di Carlo Carcano, ultimo Podestà e primo Sindaco di Varese, che accolse Garibaldi sotto una pioggia torrenziale in vista della Battaglia del 26 maggio 1859, e in anni successivi fece realizzare la linea ferroviaria tra Varese e Gallarate e la prima illuminazione a gas della città, e infine di quello che venne definito l’’’’Avvocato dei poveri” per il suo impegno per i diseredati, l’avvocato Giuseppe Bolchini, che fondò, nel 1863, il settimanale “La Libertà” di chiara impronta repubblicana.
Ma le vicende storiche si sono ampiamente intrecciate con le precise e sempre stimolanti descrizioni delle caratteristiche architettoniche e scultoree di tombe e cappelle, in particolare dell’Edicola Jemoli, dell’Edicola Aletti, dell’Edicole Nasoni e dell’Edicola Macchi da parte di Renata Castelli. Insomma una mattinata che tra uno scroscio di pioggia e l’altro ha permesso di fare un tuffo in un passato ricco di storia che proprio non si deve dimenticare.
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