All’ospedale di Varese è ancora chiuso il centro dove fare i test per l’Hiv
L'Arcigay solleva il problema della mancanza di un servizio importante per la diagnosi dell'infezione. Le attività del Centro, aperto tre anni fa, sono state sospese dall'Asst Sette Laghi a causa della pandemia
L’Asst Sette Laghi non effettua i test anonimi e gratuiti per l’Hiv. A denunciare la mancanza di servizi di prevenzione nel territorio varesino è l’ArciGay che, in una nota, denuncia la chiusura mesi fa del centro Infezioni Sessualmente Trasmissibili di Varese.
La storia del centro, erede del MTS attivato anni fa dall’ex Asl di Varese e poi trasferito per competenza alle aziende ospedaliere con la riforma, è travagliata. Nel passaggio tra Ats e Asst aveva incontrato intoppi e rinvii e solo nel 2018 aveva ripreso le attività di monitoraggio e controllo all’interno del Dipartimento delle Malattie Infettive. Con l’arrivo della pandemia e il coinvolgimento diretto del reparto, tutti gli ambulatori hanno dovuto interrompere le prestazioni e così anche il centro IST. Una decisione che più volte il professor Grossi, primario degli Infettivi, ha detto di dover prendere a malincuore a causa dell’emegenza sanitaria, pur sapendo le gravi conseguenze per tutti gli altri utenti degli ambulatori.
«Ogni volta c’è una giustificazione diversa: prima era la riorganizzazione in ATS e ASST, poi la carenza dei dipendenti e ora la pandemia da COVID-19. Ma nel resto d’Italia i centri non hanno smesso di funzionare – dichiara Giovanni Boschini, presidente Arcigay Varese – Una situazione che stride con la necessità di fare prevenzione sottolineata ieri. Identificare prima l’HIV permette di iniziare prima la terapia e condurre una vita paragonabile alle persone senza HIV. Purtroppo è una situazione che si protrae da molto tempo perché il centro va a singhiozzo da almeno tre anni e le rassicurazioni sulla riapertura non hanno portato a niente, per cui siamo pronti a fare una segnalazione al Ministero della Salute affinché il servizio venga ripristinato e potenziato. Nel nostro Paese 6 nuove diagnosi su 10 vengono identificate in ritardo e purtroppo Varese sta contribuendo a tutto questo. Vogliamo risposte e date certe sulla riapertura».
Chi telefona al numero verde del centro viene indirizzato a Como o Milano. Poche notizie, sostiene l’ArciGay, anche per quanto attiene all’altro centro, che afferisce all’Asst Valle Olona.:
«Oggi – prosegue Boschini – ci sono molti strumenti per combattere l’HIV, come la PrEP, che consiste nel somministrare la terapia antiretrovirale a persone senza HIV e prevenire la possibilità, insieme al preservativo, di contrarre l’infezione. Un servizio che comprende appositi esami e un infettivologo a disposizione. In Lombardia è disponibile a Bergamo, Monza e Milano, ma non a Varese. Oppure la PEP, la profilassi post esposizione che viene somministrata d’urgenza al Pronto Soccorso alle persone che hanno avuto rapporti a rischio. L’associazione ha ricevuto segnalazioni sul fatto che le persone che si recano in Pronto Soccorso in orario serale vengono rimandate indietro per mancanza dell’infettivologo, ma le linee guida dicono che la terapia dovrebbe essere somministrata d’urgenza entro 4 ore».
I test, in verità, possono essere fatti anche in altri centri convenzionati ma su ricetta del medico curante, per cui senza la garanzia di anonimato che è sempre stata una motivazione in più per sottoporsi al test. Inoltre, dettaglio non meno importante, un risultato positivo, ritirato in solitudine, senza il supporto di un percorso o centro dedicato può creare problemi e paura. Oggi, la medicina ha sviluppato farmaci che permettono di cronicizzare la malattia. Determinante, però, è la tempestività nell’individuare nuove infezioni, mentre chi si presenta in ospedale spesso evidenzia sintomi di uno stato avanzato della patologia. La gran parte delle nuove infezioni si riferiscono alla comunità omosessuale mentre è pressoché sparita quella della tossicodipendenza. L’età media dei nuovi contagi va dai 25 ai 30 anni ma si sta abbassando.
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