Il Natale in casa C.
di Elda Caspani
Era una faccenda piuttosto complessa. Iniziava a novembre con la scelta del testo da recitare la sera della vigilia, adattare le parti agli attori disponibili, preparare scene e costumi.
Una trentina di ospiti in casa della nonna: figli, nipoti, bisnipoti, letti di fortuna occupavano gli spazi delle camere. Ognuno aveva il suo compito: preparare la recita – i giochi, indovinelli, premi – il menù – gli aperitivi non alcolici con stuzzichini – torte – decorazioni – le tavole. Un gran lavoro che coinvolgeva tutti.
Al mattino della vigilia la casa era presto in movimento. I più piccoli, in mansarda, provavano i loro stacchi musicali con i pifferi; gli attori, chiusi nello studio, le loro parti sotto la guida della zia regista.
Il cuoco e gli aiuti si davano da fare in cucina, la nonna, davanti al camino, aggiungeva alla legna rami di alloro e rosmarino per diffonderne il profumo in casa.
Un su e giù lungo la scala che tremava ai salti e alle scivolate sul corrimano dei più indisciplinati.
Infine la sera tanto attesa. Dopo l’apericena lo spettacolo.
Il salotto trasformato in palco e platea. Il presentatore e suggeritore (il chirurgo di famiglia, sempre“reperibile”, alla fine dello spettacolo si trasformava in Babbo Natale, recuperava i sacchi con i regali nascosti chissà dove, e li distribuiva) introduceva i suonatori preoccupati di fare bella figura.
Poi la recita: libera riduzione di un testo o scritto per l’occasione. Gli attori, che non sarebbero mai diventati tali, si divertivano, e alla fine gli applausi meritati per l’impegno di tutti.
Chiudeva la serata la distribuzione dei regali in un concerto di esclamazioni, chi contento, chi un po’ meno, la bellezza del dare e ricevere, una montagna di carte, cartoni e nastri colorati da bruciare. I bambini tornavano a giocare troppo eccitati per dormire.
Qualcuno andava a Messa di mezzanotte, gli altri si ritiravano nelle loro camere affollate.
A Natale la tavola era super allungata e preparata con cura, quella dei piccoli in fondo. L’aperitivo fantasia, poi il cuoco, allo stremo della stanchezza e dell’ansia portava in tavola il cappone ripieno, o il tacchino, o qualche ricetta storica antica in cui amava cimentarsi insieme alla scelta dei vini. Un profumo di buono si spandeva dappertutto, infine i dolci.
L’immancabile foto, tradizione di ogni tavolata natalizia.
Smontata la grande tavola cominciavano i giochi, le gare, le penitenze e i premi di poche lire, le discussioni infinite di chi giocava a carte e non voleva perdere.
Alla sera i balli per chi aveva ancora energia.
Natale! La nonna, dalla sedia a dondolo, osservava felice la sua discendenza.
Racconto di Elda Caspani foto di Stella Crowhurst
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