“Il piccolo Daniele vittima del mancato riconoscimento della violenza domestica”
Le avvocate dei tre principali centri antiviolenza della provincia di Varese - Eos, DonnaSIcura e Icore - esprimono la loro valutazione sulla tragedia di Morazzone
Nel giorno in cui il Procuratore della Repubblica Daniela Borgonovo ha scritto la lettera aperta sull‘omicidio del piccolo Daniele per mano del padre Davide Paitoni, anche le avvocate dei tre principali centri antiviolenza della provincia di Varese – Eos, DonnaSIcura e Icore – esprimono la loro valutazione su questo tragico episodio.
Una valutazione che suona come una risposta alla Procura e che si conclude con un’amara considerazione.
«Ancora una volta – scrivono le avvocate – nessuno ha valutato gli indicatori di rischio per valutare le misure cautelari da applicare e per decidere sulla regolamentazione del diritto di visita del figlio, come richiesto dalla Convenzione di Istanbul (ratificata dall’Italia). L’attenzione è stata focalizzata non sulla gravità dei fatti commessi dall’uomo/padre e sulle denunce sporte dalla moglie e dal suocero per lesioni e minacce, ma sul fatto che finché una persona è solo indagata non le si può negare la bigenitorialità. Le violenze denunciate dalle mogli, compagne, madri vengono nella maggior parte dei casi inquadrate in un contesto definito in modo scorretto “conflitto familiare”, al posto di “violenza domestica”. Ancora una volta il mancato riconoscimento della violenza, che nel caso di specie non era “solo” dichiarata dalla donna e quindi ritenuta “presunta”, ma era effettiva, è stata la vera causa della morte di Daniele».
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