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Aumento dell’energia, a rischio 1 stalla su 4 nel Varesotto: “Invertire subito la rotta”
Aumento di carburanti materie prime mette in ginocchio un settore chiave per l’economia agricola della provincia prealpina. “Ed è fondamentale puntare all’autosufficienza alimentare”
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Nel Varesotto è a rischio una stalla su quattro con l’aumento dei costi energetici e delle materie prime, che vanno a gravare su una situazione già fortemente compromessa. Il settore zootecnico è, insieme all’ortofloricoltura, “uno dei più colpiti dalla crisi determinata dalla pandemia e dalle speculazioni di chi ha cercato di trarre un illecito vantaggio da questa situazione” come denuncia Fernando Fiori, presidente della Coldiretti provinciale.
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“Dobbiamo difendere la dignità delle imprese agricole davanti all’esplosione dei costi di energia e mangimi e con il latte spot venduto sul mercato a quotazioni record, è necessario intervenire per salvare uno dei settori più colpiti, quello zootecnico: un comparto fondamentale per l’economia agricola del Varesotto” che già si è trovato alle prese con la recente chiusura della Centrale del Latte, che rappresentava un forte simbolo di identità.
“Non possiamo permetterci di mettere a rischio il futuro di un settore che produce ogni anno oltre 12 milioni di tonnellate di litri di latte di mucca – continua Fiori – grazie a circa 30mila allevamenti diffusi lungo tutta la Penisola e in particolare in Lombardia, dove si munge il 40% circa del latte italiano”.
Ma la zootecnia è un comparto più che strategico anche a livello nazionale: nelle stalle nazionali è munto circa il 75% del latte consumato dagli italiani e si produce il 55% della carne necessari ai consumi interni.
“Con la pandemia da Covid – conclude Fiori – si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza che riguarda pressochè tutti i comparti del settore primario. E’ fondamentale puntare all’autosufficienza alimentare per stabilizzare le quotazioni e garantirsi adeguati approvvigionamenti di fronte alla situazione di instabilità, che caratterizza i mercati dopo la pandemia, ma soprattutto tutelare il Made in Italy. Il giusto prezzo e il contrasto alle pratiche sleali e agli abusi di potere lungo tutta la filiera rappresentano una questione di democrazia, giustizia e libertà. Se il prezzo del cibo diventa un campo di speculazione a perdere saranno sempre gli agricoltori e i consumatori”.
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