Il nuovo accordo sui frontalieri funzionerà, perché costruito ascoltando lavoratori e territori

Al Centro Congressi Ville Ponti si è svolto un confronto tra amministratori locali sui contenuti dell'accordo che sta continuando il suo iter parlamentare verso la ratifica

Varese - Alle Ville Ponti il convegno sul nuovo accordo fiscale sui frontalieri

Un accordo che funzionerà, perché costruito su solide basi, ascoltando innanzitutto le esigenze dei territori di confine e dei lavoratori che ogni giorno varcano la frontiera. E’ unanime il giudizio sul nuovo accordo fiscale per i lavoratori frontalieri emerso nella mattinata al Centro Congressi Ville Ponti, dove si è svolto un confronto tra amministratori locali sui contenuti dell’accordo che sta continuando il suo iter parlamentare verso la ratifica.

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Ad organizzare la mattinata di lavoro l’Acif, Associazione dei Comuni italiani di frontiera, in collaborazione con il Comune di Varese.

Ad introdurre i relatori la vicesindaco di Varese Ivana Perusin che ha salutato le numerose autorità presenti, tra le quali il nuovo Prefetto Salvatore Rosario Pasquariello, il Questore, e rappresentanti delle forze dell’ordine, oltre a numerosi sindaci, consiglieri della provincia di Varese e rappresentati sindacali.

Pancrazio Raimondo, responsabile nazionale dei frontalieri Uil, e Luca Caretti responsabile nazionale Cisl Csir hanno presentato le linee guida del nuovo accordo dal punto di vista fiscale e previdenziale, ricordando secondo quanto stabilito dalle parti le nuove regole si applicheranno ai frontalieri che inizieranno a lavorare a partire dal 1° gennaio 2023, con una salvaguardia totale per chi già lavora. Caretti ha anche auspicato una riflessione su nuove forme di welfare integrativo per i frontalieri, finanziabili con l’extragettito che scaturirà dall’accordo.

La valutazione dei Comuni di frontiera è stata espressa da Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa e presidente dell’Acif che ha ricordato la “ratio” dell’accordo nato nel 1974, tutt’ora vigente. «E’ stata una risposta ai territori che si trovavano ad avere i propri cittadini che producevano ricchezza oltre confine, ma che poi tornavano a casa la sera e nei propri comuni di residenza necessitavano di servizi, dalle scuole alle strade agli ospedali», ha detto Mastromarino, ricordando il ruolo centrale che ebbe l’allora sindaco Antonio Sanna nella definizione di quel primo accordo, che funzionò perfettamente fino alla crisi del 2015, quando la Svizzera congelò i ristorni per fare pressione sull’Italia per un nuovo accordo che non si fece. «Un accordo che non venne portato a compimento perché imposto dall’alto, mentre oggi stiamo approvando una riforma che tiene conto delle esigenze dei territori e dei lavoratori».

Il senatore del partito democratico Alessandro Alfieri, relatore del disegno di legge) ha fatto invece il punto sul cammino parlamentare del nuovo accordo, che dovrebbe essere concluso entro il 2022 ed entrare in vigore dal gennaio 2023. «C’erano due punti fondamentali che abbiamo fissato quando si è avviato il dibattito: non un euro di tasse in più per i lavoratori frontalieri e non un euro di ristorni in meno per i Comuni di frontiera. L’accordo rispetta entrambe questa condizioni». Alfieri ha ringraziato per il lavoro fatto insieme il senatore di Tradate Stefano Candiani della Lega, sottolineando l’importanza di un percorso bipartisan che ha portato ad accelerare i tempi dell’accordo.

Infine il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, che ben conosce la problematica essendo stato sindaco a Induno Olona (e avendo fatto la tesina di laurea proprio sul frontalierato), ha espresso soddisfazione per un accordo che ha visto la Regione giocare un ruolo importante nel portare Roma a comprendere la realtà e le problematiche dei territori di frontiera. Territori, ha detto, che potrebbero trarre grande giovamento dall’istituzione di una Zes, una Zona economica speciale, tema su cui da tempo di discute: «E’ vero che la Zes non è mai passata, ma non dobbiamo smettere di provare, perché un regime speciale potrebbe compensare le disparità e gli squilibri che si registrano nelle aree di confine, come qui nel Varesotto».

La mattinata è proseguita con gli interventi di amministratori piemontesi e comaschi, che condividono queste problematiche con la provincia di Varese, e si è conclusa con una tavola rotonda moderata dal giornalista della Rai Roberto Rotondo, a cui hanno partecipato Francesco Quattrini, delegato per le relazioni esterne del Canton Ticino, Mattia Premazzi, consigliere delegato della Provincia di Varese che si è recentemente fatto portavoce di una richiesta di diversi comuni sul limite del 4% per il diritto all’attribuzione diretta dei ristorni, il sindaco di Varese Davide Galimberti e il responsabile nazionale del frontalieri della Cgil Giuseppe Augurusa.

Infine le conclusioni, affidate al presidente di Acif Mastromarino.

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Pubblicato il 26 Marzo 2022
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