La “Vita di Gabriele d’Annunzio” scritta da Piero Chiara
Lo scrittore di Luino, ben noto per le sue opere di narrativa, fu autore anche di una biografia del poeta abruzzese, attingendo alla copiosa produzione epistolare del Comandante
La vita di Gabriele d’Annunzio scritta da Piero Chiara è più una cronistoria di una vera e propria biografia. Essa distingue la parabola del Poeta in tre grandi periodi: la gioventù da scrittore donnaiolo e pieno di debiti, la maturità delle grandi imprese aviatorie e marittime, infine gli anni del ritiro sul Lago di Garda, quando Benito Mussolini finì per avere un ruolo decisivo nella conservazione di quella che è la nostra memoria artistica di d’Annunzio. Proprio il Duce diede dello scrittore pescarese una definizione abbastanza calzante: «E’ un grande, ma è un pazzo».
Quante donne abbia avuto d’Annunzio nella sua vita non è un dato ricostruibile con precisione ma, considerando il suo bisogno quotidiano, continuo ed impellente, di una sessualità ricchissima di fantasia, probabilmente ne ebbe qualche migliaio. Se poi consideriamo che, seppur volutamente oberato dai debiti per le sue spese folli, ‘Gabri’ fu un uomo ricchissimo e celeberrimo in vita, questo numero non è così sorprendente; tuttavia va detto che molte delle sue amanti appartennero alla categoria delle ‘escort’ ed in qualche caso, probabilmente, anche a quella delle semplici baldracche.
Educato al Convitto Cicognini di Prato, dove fu un allievo brillantissimo fino alla maturità classica, una volta uscito dalla rigida struttura paramilitare di questa storica struttura educativa d’Annunzio non riuscì più a continuare gli studi in maniera sistematica. Pur iscrivendosi all’università, egli non ebbe mai intenzione seria di proseguire ed i libri non gli diedero nessun ulteriore frutto formale se non il beneficio di rimandare il servizio militare fino a 27 anni. L’assenza del titolo non impedì tuttavia alla comunità accademica dell’Alma Mater di Bologna, sopraggiunta la morte di Giovanni Pascoli, di proporre d’Annunzio per la cattedra di Letteratura Italiana che era già stata di Giosuè Carducci. Curiosa è la rivalità (mascherata da una formale cortesia) che caratterizzò la vita di questi tre letterati: Pascoli dimostrava una certa gelosia per il legame confidenziale tra Carducci ed il poeta pescarese, sostenendo che la vera intesa tra i due intellettuali avesse una natura massonica. In realtà non era strano, ai primi del Novecento, che uno studioso laico potesse avere un’affiliazione muratoria; ma tracce storiche sicure di una tale appartenenza esistono proprio per il poeta del Fanciullino, nonché molto più tardi per l’autore medesimo della biografia, Piero Chiara.
Veramente degne del personaggio d’Annunzio furono poi le imprese di taglio patriottico, che gli diedero una gloria eterna nella storia del XX secolo. Nel febbraio del 1918 egli fu protagonista assieme al Costanzo Ciano (padre del più noto Galeazzo) della cosiddetta “Beffa di Buccari”, un’incursione militarmente fallita ma degna di un coraggio estremo, realizzata ai danni della marina militare austroungarica, che diede nuova fiducia ed ardimento agli Italiani dopo i tristi eventi della disfatta di Caporetto. Non contento, ad agosto dello stesso anno d’Annunzio attuò un’impresa aviatoria che a quei tempi ebbe un sapore eroico: il “Volo su Vienna” per spargere sulla capitale austriaca volantini di propaganda a favore della vittoria italiana, che sarebbe sopraggiunta di lì a poco.
Nel Primo dopoguerra, siamo nel 1919-20, egli sarebbe poi stato il Comandante durante la “Presa di Fiume”, una conquista con le armi della attuale cittadina croata di Rijeka che, pur essendo un gesto pieno di poesia, non mancò di destare preoccupazioni financo alla presidenza degli Stati Uniti.
La morte di colui che era diventato Principe di Monte Nevoso, nel marzo del 1938, venne celebrata dai giornali di tutto il mondo.
Scheda libro: Piero Chiara – “Vita di Gabriele d’Annunzio” – Oscar Storia – 2020
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