Tumore del fegato: quali cure e con quali risultati? Se ne parla in un convegno
A dieci anni dal precedente simposio, venerdì 18 marzo il Dott. Sergio Segato, Direttore della Gastroenterologia varesina, farà il punto sui progressi della ricerca soprattutto in campo farmacologico
Venerdì 18 marzo, nell’aula Granero-Porati dell’Università dell’Insubria, si terrà il convegno: “Carcinoma epatocellulare” organizzato dal Dott. Sergio Segato, Direttore della Gastroenterologia varesina.
Tutti gli specialisti coinvolti, gastroenterologi e radiologi, anatomopatologi e oncologi, chirurghi e medici nucleari, infatti, si concentreranno sulla diagnosi e la cura di uno dei tumori più temuti, ma anche uno di quelli contro i quali si sono registrati passi avanti significativi.
«Dieci anni dopo un analogo congresso, tornano a riunirsi tutti gli specialisti coinvolti su questo tema – esordisce il Dott. Segato – Dieci anni in cui non solo la Medicina nel suo complesso, ma anche l’Ospedale di Varese, hanno affinato e potenziato gli strumenti per combattere il carcinoma del fegato, dalla diagnosi, alla cura. Nuovi ed efficaci farmaci sono oggi disponibili così come nuove tecniche terapeutiche. Al contempo, a Varese abbiamo sviluppato un’esperienza importante, che ci permette di accreditarci ora come uno degli ospedali che offrono tutte le possibilità per curare al meglio i pazienti che sviluppano questa patologia».
Il congresso prende le mosse dai dati epidemiologici e in particolare dai fattori di rischio, riconducibili alla cirrosi epatica e alla steatosi epatica non alcolica, una situazione, quest’ultima, in continuo aumento e che può degenerare anche senza passare attraverso lo stadio cirrotico.
La diagnosi di epatocarcinoma è di tipo radiologico: una Tac con il mezzo di contrasto può essere sufficiente per confermarla, anche se la biopsia permette di dirimere la diagnosi nei casi dubbi.
«L’estensione del tumore è solo una delle variabili da considerare – spiega Segato – perché bisogna tenere conto che anche la parte di fegato non intaccata dall’epatocarcinoma è nella maggioranza dei casi malata e vanno considerate le condizioni generali del paziente».
Una volta completato il quadro diagnostico, lo spettro delle cure comprende la chirurgia resettiva, il trapianto di fegato – l’unica tipologia di intervento che non si esegue a Varese ma per la quale Varese è in rete con i centri in cui è concentrata questa attività – e altre procedure non chirurgiche ma comunque risolutive quali la la termoablazione.
In seconda linea, sono disponibili trattamenti quali la chemioembolizzazione, la radioembolizzazione e nuovi farmaci molto promettenti.
«E’ evidente come il percorso del paziente con tumore al fegato coinvolga tante professionalità che si integrino perfettamente tra loro, così che ogni paziente possa avvalersi della terapia più efficace al suo caso specifico – conclude Segato – Per questo motivo, questo congresso si carica di un significato ulteriore: sarà il momento di massima condivisione delle competenze ultra specialistiche di ciascuno degli attori coinvolti, propedeutico alla stesura di un PDTA, Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale, che metta anche formalmente a sistema l’integrazione già in atto a Varese».
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