Una festa della Liberazione dedicata all’Ucraina: cortei e celebrazioni a Varese pensando a chi scappa dalla guerra
Dopo due anni nel Capoluogo la festa del 25 aprile torna ad essere di popolo. Il ricordo dell’Italia che si libera dall’occupazione nazifascista guarda oggi a quel accade ai confini dell’Europa
Un 25 aprile che rimarca i suoi valori di fronte a sfide nuove e antichi incubi. La guerra russa in Ucraina ha fatto da contesto alle tante manifestazioni in ricordo della Liberazione italiana in questo lunedì mattina in provincia di Varese.
Il ricordo dell’Italia che si libera dall’occupazione nazifascista guarda oggi a quel accade ai confini dell’Europa, interrogandosi e confrontandosi su principi e valori da riattualizzare. Così è stato anche a Varese, nel corteo di popolo, che finalmente dopo due anni è tornato a celebrare questa ricorrenza, così come negli interventi delle autorità e dell’ANPI.
Un lungo corteo di cittadini ha sfilato per le vie del capoluogo guidato dalla banda musicale e dalla musica di “Bella ciao” convogliando nel salone di palazzo Estense gli interventi delle autorità.
La guerra in Ucraina
È stato il conflitto in corso in Ucraina ad aleggiare in tutti gli interventi e i pensieri di questa ricorrenza. Un conflitto riportato in tutta la sua drammaticità nelle parole vibranti di emozione e disperazione di Maria Hayday a testimonianza del popolo ucraino. «Voglio farvi un discorso di cuore – ha detto Hayday -, come donna, come madre di figli che hanno perso tutto. La propria vita e la porpria casa. Grazie per l’accoglienza che state dando ai miei concittadini. Siamo un popolo di pace e io spero che questa pace arriverà. Aguri a tutti per questo 25 aprile e che arrivi anche in Ucraina».
Parole riecheggiate anche negli interventi del Prefetto di Varese Salvatore Rosario Pasquariello, che ha letto il discorso del Presidente Sergio Mattarella “l’attacco violento della federazione russa al popolo ucraino non ha alcuna giustificazione. La pretesa di dominare un altro popolo ci riporta alle pagine più buie dell’imperialismo e del colonialismo”. Del Presidente lombardo Attilio Fontana: “si sta perpetrando un crimine inaccettabile. Dobbiamo cercare di far sentire la nostra voce con l’unica arma di cui siamo orgogliosi di disporre: i nostri principi, la nostra costituzione e i nostri valori”.
In Ucraina, ha detto il sindaco di Varese Davide Galimberti, «vediamo un’emergenza umanitaria e la privazione per un popolo della libertà di vivere liberamente nel loro Paese che al contrario ci spinge a ribadire con ancor maggior tenacia i valori che celebriamo oggi, per ritrovare con urgenza la via del dialogo e della pace, contro ogni tipo di sopraffazione della libertà e con una vicinanza particolare ai resistenti Ucraini che sognano Pace per il loro Paese ma per l’intera Europa e l’arrivo del loro 25 aprile”.
La voce dell’Anpi
L’associazione che da 77 anni porta avanti la memoria della Resistenza e della Liberazione ha scelto la voce della giovane Iside Macario per rinnovare i valori del 25 aprile del 1945. “Resistere oggi – ha detto la giovane impegnata nell’Anpi -, significa rimanere allerta sulla realtà, informandosi, confrontandosi, interrogandosi. Non accontentandosi e partecipando”.
E infine è stato Rocco Cordì, Presidente Sezione Anpi Varese, che richiama i fatti d’Ucraina anche per difendere l’associazione oggi al centro di alcune contestazioni: “La guerra è un fatto agghiacciante e atroce che lascia sul campo morti e distruzione materiale. Questa guerra ogni giorno che passa diventa sempre più terribile – ha detto Cordì -.Noi non siamo mai stati equidistanti. Siamo sempre stati dalla parte degli aggrediti contro gli aggressori. La nostra condanna dell’aggressore russo è netta e inequivocabile che è forte il nostro sostegno solidale alle persone in fuga dalla guerra. Le nostre voci dovrebbe essere unite nel chiedere una forte iniziative dei governi per far cessare il fuoco e affermare il primato della diplomazia sulle armi”. E sulle critiche ricevute dall’associazione, precisa. “Oggi molti scoprono la resistenza per fustigare l’Anpi, che di quella resistenza è stata custode di mermoia per 77 anni. Ma anche la nostra associazione, come giusto che sia, è attraversata da confronto, idee e opinioni. e non le si può usare per delegittamarla con una vera e propria campagna di fango. Così come non si può bollare il movimento pacifista, arricchito da tante posizioni e sfumature diverse, come filo putin. A chi fa questa operazione respingo le accuse e chiedo, chi ha fatto fino ad oggi affari con gli oligarchi russi? Non certo chi oggi chiede a gran forza la pace”.
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