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L’Asst Sette Laghi tra i centri di riferimento regionali per lo screening del tumore della cervice uterina
Al Laboratorio di Anatomia patologica guidato dal professor Fausto Sessa vengono inviati tutti i campioni prelevati nei centri di Asst Sette Laghi, Asst Valle Olona e Asst Lariana
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Il Laboratorio di Anatomia patologica di Asst Sette Laghi è uno dei cinque individuati da Regione Lombardia per analizzare i campioni del programma di screening del tumore della cervice uterina.
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In particolare, vengono inviati alla struttura guidata dal professor Fausto Sessa tutti i campioni prelevati nei centri di Asst Sette Laghi, Asst Valle Olona e Asst Lariana: quasi 5mila da quando, nel gennaio scorso, il programma del nuovo screening è partito. Di questi, il 9,4% è risultato positivo all’Hpv, il virus che è la causa necessaria del carcinoma: il tumore della cervice è infatti il primo tumore riconosciuto come totalmente riconducibile ad un’infezione.
Nel dettaglio, le donne coinvolte nello screening per il territorio di Ats Insubria, che comprende le province di Varese e Como, sono oltre 390mila, di età compresa tra i 25 e i 64 anni.
Lo screening viene eseguito con la metodica innovativa del prelievo in fase liquida: lo stesso campione è idoneo sia per l’esecuzione di esami citologici, sia per la ricerca di Hpv Dna con metodica di biologia molecolare, accorciando i tempi di risposta e di avvio alla terapia per le pazienti.
Per le donne tra i 25 e i 33 anni lo screening prevede l’esecuzione dell’esame citologico, ovvero il pap test in strato sottile, e, se questo risulta positivo ad alterazioni cellulari, la donna viene inviata alla colposcopia. In caso di lesioni indeterminate si procede con l’esame molecolare per rilevare la presenza dell’Hpv Dna e screenare chi potrebbe beneficiare di una precoce valutazione poiché portatrice di infezione.
Viceversa, per le donne che hanno compiuto i 33 anni, si procede prima all’esecuzione dell’esame molecolare per la ricerca del virus, e poi, in caso di positività, ad esame citologico per individuare eventuali lesioni che la persistenza del virus possa aver causato.
Dati i diversi protocolli, in caso di negatività sono differenti anche i tempi per la ripetizione, in accordo con i più recenti dati riportati dalla letteratura scientifica: per le donne più giovani, l’esame viene ripetuto ogni tre anni, per le over 33 anni, ogni cinque.
Il tumore della cervice uterina è ancora la quinta neoplasia per frequenza in Italia nel sesso femminile sotto i 50 anni, con una sopravvivenza del 68% alla diagnosi.
«Ats ha pianificato l’invio dell’invito a sottoporsi a questo screening a 80mila donne ogni anno – spiega Sessa – che significa che in 5 anni tutte le donne con un’età compresa tra i 25 e i 64 anni residenti nelle province di Varese e Como saranno chiamate. Si stima che fino all’80% delle donne sessualmente attive si infetti nel corso della vita. In particolare l’Hpv 16 e 18 sono responsabili del 70% dei casi associati al cervicocarcinoma e, includendo gli altri virotipi Hr, si copre il 90% dei tumori alla cervice». Di queste infezioni da Hpv, il 60-90%, si risolve spontaneamente entro i 12-24 mesi dal contagio.
«Perché si determini una lesione pre-tumorale e si sviluppi il carcinoma, l’infezione deve persistere nel tempo – aggiunge Sessa – Si stima che il tempo che intercorre tra l’ infezione e l’insorgenza delle lesioni precancerose è di circa 5 anni».
L’adesione allo screening consente proprio l’individuazione di queste lesioni precoci e l’inquadramento all’interno di opportuni percorsi diagnostico terapeutici per le pazienti coinvolte.
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