L’ultimo sopravvissuto a Dachau: Enrico Vanzini “cittadino“ di Fagnano Olona

Novantanove anni, il 19 settembre 1943 venne portato in Germania dopo l’Armistizio: nel capo di sterminio era sonderkommando, l’addito ai forni crematori

Generica 2020

Con quelle mani ha toccato i morti poi svaniti nei forni dei lager nazisti (è stato “sonderkommando“, addetto ai forni crematori). Con quegli occhi è entrato, ha visto le camere a gas, le esecuzioni sommarie nel campo di sterminio di Dachau da dove è riuscito a tornare a casa a Fagnano Olona: «Pesavo 29 chili, mia madre non mi riconobbe». La chiusura, il silenzio, durati anni.

Ma poi Enrico Vanzini, classe 1922, ha cominciato a parlare. A raccontare.

E per quella testimonianza di una vita, specialmente della sua gioventù bruciata con le armi in pugno e l’orrore della guerra, Vanzini è diventato un testimone del suo tempo, il Novecento, e dei ricordi che il secolo scorso riverbera nel presente con inquietanti parole che ritornano implacabili, come «genocidio», «fosse comuni», «deportazione»: guerra. Vanzini è arrivato questa mattina, 24 aprile, a Fagnano Olona dalla sua Cittadella, in provincia di Padova, assieme ai parenti per stare tre giorni nella cittadina che gli diede i natali e dove fece ritorno dopo gli anni della guerra e i terribili mesi del campo di sterminio di Dachau: è uno degli ultimi reduci italiani di quel campo ideato apposta per uccidere; una fabbrica della morte al freddo e fra le razioni calibrate, le calorie al minimo per far degenerare poco per volta il fisico degli internati che in cambio davano lavoro, fino all’ultimo giorno, fino all’ultimo respiro: «Mi spaccarono le falangi a frustate. Chiedevo perché. Loro in tedesco mi rispondevano di saperlo, il perché». Una risposta impossibile.

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Giorni terribili che non possono venir taciuti, né dimenticati, proprio oggi. E per questo, da quando Vanzini ha cominciato a raccontare ai bambini delle scuole, ma anche ai loro genitori, gli orrori di quella guerra che è tutte le guerre, per questo l’amministrazione di Fagnano Olona ha deciso di premiare quest’uomo vicino al secolo di vita con l’onorificenza della cittadinanza onoraria. Domenica a stringere mani con un evento pubblico in città. Poi il 25 aprile toccherà alle autorità appuntargli sul bavero l’onorificenza in occasione della Liberazione. Ancora, il giorno successivo, il 26, l’incontro con le scuole e i più giovani. Ci saranno i discorsi ufficiali e le carezze, proprio come uno slancio d’affetto di tutta una comunità rivolto a questo anziano testimone della furia dei tempi. Ma sarà importante che questo patrimonio di sapere e ricordi non vada perso, per questo il testimone deve venire raccolto.

Per questo è già pronto il discorso con cui un giovane del paese, Giacomo, domani saluterà il suo anziano cittadino onorario: «Ricordare e far ricordare è una causa comune che interpella la nostra responsabilità civica e umana: la memoria, che grazie alle parole di Enrico celebriamo è un sentimento civile, una passione autentica per tutto quello che concerne la consapevolezza dell’importanza della democrazia e l’affermazione coraggiosa e intransigente del rispetto della dignità umana».

Da wikipedia, Enrico Vanzini:
Enrico Vanzini (Fagnano Olona, 18 novembre 1922) è un militare italiano.
Prigioniero dei tedeschi dopo l’8 settembre, fu inviato a Ingolstadt in Germania a lavorare. Tentò la fuga ma ripreso venne condannato a morte a Buchenwald, pena in seguito commutata con l’internamento nel campo di concentramento a Dachau. Sopravvissuto ai lavori forzati e a condizioni indescrivibili nel campo di concentramento nazista, fu costretto a lavorare alla camera a gas e ai forni crematori di Dachau, diventando testimone dell’orrore nazista. È l’ultimo italiano appartenente al Sonderkommando ancora vivente. Il 29 gennaio 2013 al Quirinale è stato insignito della Medaglia d’Onore dal Presidente della Repubblica.
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Andrea Camurani
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Pubblicato il 24 Aprile 2022
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Commenti

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  1. brigitte vanoli
    Scritto da brigitte vanoli

    Tout mon immense respect et ma considération à Monsieur Vanzini . On se demande comment l’on peut résister à de tels traitements . Rescapés des camps de concentration ces gens comme lui sont des héros ..

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