“La clausola sociale deve essere obbligatoria negli appalti”. Presidio dei sindacati in Prefettura
Le organizzazioni sindacali protestano per il disegno di legge passato al Senato che non prevede l'obbligatorietà. "Se lasceranno la facoltà nessuno la metterà"
Cgil, Cisl e Uil sono scesi questa mattina in tutte le piazze d’Italia per protestare contro il ddl appalti approvato al Senato, che non istituisce l’obbligo delle clausole sociali negli appalti dei pubblici servizi della pubblica amministrazione, ma ne dichiara solo la facoltà. A Varese i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl dei Laghi e Uiltucs organizzato un presidio davanti alla prefettura.
Durante la manifestazione i segretari dei sindacati di categoria hanno incontrato il prefetto Salvatore Rosario Pasquariello per discutere e sensibilizzare riguardo all’argomento degli appalti e la richiesta di mantenere l’obbligatorietà dell’inserimento delle clausole sociali nei contratti. L’azienda subentrante ha l’obbligo, se vige una clausola sociale del bando di gara, di assumere i lavoratori delle aziende uscenti. Se invece questo obbligo non c’è, l’azienda subentrante può assumere il proprio personale.
«Questo ddl toglie la possibilità opzionale dei committenti delle pubbliche amministrazioni di introdurre le clausole sociali, ovvero la possibilità di preservare l’occupazione dei lavoratori dell’azienda uscente» ha affermato Livio Muratore, segretario della Filcams di Varese.
«Il cambio di appalto è un momento molto pericoloso e molto importante, perché chi subentra vuole sempre applicare selle condizioni di minor favore rispetto agli uscenti – prosegue Muratore -Noi in questi anni abbiamo sempre, con grande fatica, inserito le clausole sociali nei contratti collettivi, cosa che non tutti hanno. Se la legge, che è una fonte normativa superiore, non prevede le clausole sociali, noi dal punto di vista contrattuale diventiamo deboli».
«Abbiamo fatto questo presidio per il ddl appalti passato al senato, ora temiamo che passi anche alla camera – aggiunge Guido Murvana segretario della Uiltucs -. Se il Governo dà la possibilità alle aziende di decidere se mettere o non mettere la clausola, opteranno di non metterla. Stiamo vedendo ultimamente, soprattutto nei cambi di appalto, nel comparto pubblico che cercano sempre di escludere i lavoratori con stipendio più alto rispetto agli altri. Pertanto chiediamo al Governo, come abbiamo detto al prefetto, di mettere la clausola obbligatoria, perché rischiamo posti di lavoro».
«Il ddl che rende facoltativo il mantenimento dell’occupazione dei lavoratori impegnati negli appalti – sottolinea Giuseppe D’Aquaro segretario della Fisascat Cisl dei laghi – rappresenta un passo indietro sul piano dei diritti di lavoratori di per sé fragili che non è assolutamente tollerabile. Gli appalti da troppi anni sono caratterizzati da costante tentativo di ribasso che comporta tagli di ore di lavoro che ogni volta dobbiamo contrastare con tutte le forze. Troppo spesso diventa più economico rinunciare al lavoro, consentendo alle aziende di assumere nuovo personale a condizioni sempre più svantaggiose. Questa perdita di tutele va necessariamente bloccata».
Si tratta di una modifica che, se confermata, avrà ricadute pesantissime per tutti i lavoratori e lavoratrici: «Quello degli appalti è uno dei problemi più grandi che abbiamo – conclude Gianna Moretto, segretario generale Fp Cgil -. I lavoratori, nonostante portino avanti la loro professione da anni e anni, continuano comunque a vivere come precari. Mi piacerebbe che le persone che pensano queste Norme immaginassero i loro figli, le persone a cui vogliono bene, a lavorare in questi appalti – conclude – Quello che fa più male è sapere che sono quasi tutti appalti pubblici: svendono i lavoratori creando povertà invece di creare sicurezza e prosperità. È una degenerazione della democrazia».
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