Nella Casa di comunità di Tradate dove l’infermiere diventa “di famiglia”: come la medicina arriva al domicilio

Nella casa di Tradate dell'Asst Sette Laghi il coordinatore Bardelli e l'Infermiera Berlusconi raccontano come cambia l'assistenza dei malati . Fino a oggi sono 180 le persone seguite a casa propria

Un famigliare anziano e fragile, un malato cronico, un paziente appena dimesso dall’ospedale che ha bisogno di medicazioni. Sono, in genere ,over65enni le persone prese in carico dall’infermiere di famiglia: « È una figura nuova e diversa rispetto al sanitario che incontriamo in ospedale» spiega Tommaso Bardelli che è il coordinatore degli infermieri di famiglia alla Casa di Comunità di Tradate attivata dall’Asst Sette Laghi.  

L’INFERMIERE DI FAMIGLIA UNA FIGURA NUOVA E DIVERSA DA QUELLA OSPEDALIERA

Nuova perché è chiamata a instaurare una relazione più lunga e stabile con il paziente, diversa perché si concentra sulla sua esistenza globale e qualità della vita.

« Entrare in casa delle persone, nella loro privacy richiede un approccio discreto – spiega l’infermiera di famiglia Laura Berlusconi – Ma quando si instaura il rapporto di fiducia, allora si entra in una dimensione di presa in carico totale. Il nostro compito non è solo curare il sintomo o la malattia, ma aiutare a migliorare gli stili di vita, evitare che ci siano ricadute che portino all’ospedalizzazione. Facciamo cultura sanitaria piena, prendendoci carico sia del paziente sia dell’ambiente in cui vive».

COME CHIEDERE L’INTERVENTO DELL’INFERMIERE DI FAMIGLIA?

Chiedere l’intervento dell’infermiere di famiglia è semplice: la Casa di Comunità di Tradate in via Gradisca 16, è aperta 7 giorni su 7 dalle 8 alle 20. C’è una email ( casadicomunita.tradate@asst-settelaghi.it) e un numero di telefono dedicato ( 0331 815115) ed è operativo il PUA, il Punto uno di accoglienza che è lo sportello a cui rivolgersi spiegando la situazione. Ogni caso viene valutato in base a una serie di parametri che individuano il percorso, le figure da attivare e il tipo di servizio: « Il PUA è una sorta di centrale operativa che coordina tutti gli attori coinvolti come l’Adi o la protesica – spiega il coordinatore –  All’inizio eravamo noi che ci presentavamo a casa dei pazienti appena dimessi dall’ospedale. Ma è bastato davvero poco: grazie al passaparola il servizio è ora ben conosciuto. Abbiamo avviato anche un ottimo rapporto con i medici di medicina del territorio che indirizzano i propri assistiti o ci coinvolgono direttamente».

IL PASSAPAROLA HA FAVORITO LA CONOSCENZA DI QUESTO SERVIZIO

Sono 180, a oggi, i pazienti presi in carico dagli infermieri di famiglia di Tradate. Sono tutte storie diverse con differenti percorsi: « C’è la persona che seguiamo semplicemente con una telefonata, periodicamente, per valutarne lo stato di salute, e chi andiamo a trovare anche due volte al giorno. Circa il 70% degli assistiti è composta da cittadini di oltre 65 anni con pluripatologie o cronicità. Abbiamo poi qualche caso più giovane. Al momento non abbiamo un servizio dedicato alla fascia pediatrica che richiede ulteriori competenze».

I NUOVI SERVIZI SI AFFIANCANO A QUELLI CHE ERANO NEL DISTRETTO E NEL CONSULTORIO

All’interno della palazzina di via Gradisca, ristrutturata, trovano spazio tutti i servizi che c’erano nel distretto come la scelta o revoca del medico, le vaccinazioni, il consultorio, il rinnovo delle patenti, la continuità medica assistenziale, il Cup aziendale.

APERTI NUOVI AMBULATORI MEDICI PER PAZIENTI DI MEDIA/BASSA GRAVITA’

Nuovi sono, invece, gli ambulatori medici di alcune specialità come cardiologia, pneumologia terapia del dolore, angiologia: « Questa vuole essere un’offerta in aggiunta a quella dell’ospedale – spiega ancora Tommaso Bardelli – In genere, vengono seguite dalla Casa le problematiche di media o bassa gravità perchè manca una strumentazione di alta fascia che è in ospedale. Ma il fine ultimo sarà quello di potenziare l’offerta di prestazioni ambulatoriali diversificando tra territorio e ospedale».

La novità principale di queste case, quindi, è la presa in carico complessiva del paziente fragile sino al domicilio: « È una modalità nuova che permette ai cittadini di avere un punto di riferimento presente e a disposizione – commenta Laura Berlusconi – La novità principale è data proprio dalla relazione che possiamo fr nascere: in un letto di ospedale, con tempi di degenza stretti e una situazione di malattia acuta, c’è poco spazio per ascoltarsi, comprendere, condividere. Mentre in casa è proprio questa relazione che fa la differenza: noi diventiamo il punto di riferimento a cui rivolgersi, un faro per monitorare le condizioni ed evitare che le condizioni si aggravino e occorra rivolgersi al pronto soccorso ». 

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

Sono una redattrice anziana, protagonista della grande crescita di questa testata. La nostra forza sono i lettori a cui chiediamo un patto di alleanza per continuare a crescere insieme.

Pubblicato il 11 Maggio 2022
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