Sorpresa: il commercio varesino rinasce grazie al covid

I risultati del report annuale del terziario in provincia di Varese continuano a dispensare sorprese. La più eclatante è quella che riguarda la situazione del commercio varesino

commercio

I risultati del report annuale del terziario in provincia di Varese di Spazio Indagine, l’osservatorio sul terziario della provincia di Varese voluto dagli enti bilaterali del Turismo e del Commercio realizzato da EconLab Research Network e presentato  da Alessandro Minello, economista e docente all’università Cà Foscari Venezia e fondatore della società di elaborazione dei dati, continuano a dispensare sorprese.

La più eclatante è quella che riguarda la situazione del commercio varesino, settore in sofferenza già prima dell’inizio del Covid, che proprio con la pandemia ha ricevuto la spinta per invertire il trend.

Sfiancato da una crisi del settore diventata oramai strutturale, che solo dal 2017 al 2020 ha condotto ad un bilancio negativo di -1.176 imprese (ad un tasso medio del -5,9%), il commercio ha infatti “cambiato la marcia” e virato verso valori positivi: a fine 2021 ha infatti confermato il trend registrato nel corso del primo semestre, che evidenziava un inaspettato aumento delle attività (+58 pari al +0,3%).

Al 31 dicembre 2021, il comparto del commercio contava un totale di 18.686 localizzazioni attive nel territorio della provincia, il 36,3% dell’economia terziaria varesina. Il bilancio complessivo del settore nell’anno ammonta a +76 imprese (+0,4% dal 2020), una tendenza opposta a quella regionale (che è pari a -0,2%) e all’interno della quale emergono due andamenti contrapposti: da un lato, l’importante crescita degli esercizi al dettaglio (+127 pari al +1,4%); dall’altro, il calo accentuato di quelli all’ingrosso (-85 pari a -1,3%).

In maggior espansione sono principalmente due territori: l’area varesina (+0,8%, con picchi del +1,9% nel commercio al dettaglio) che è composta da comuni ad elevata vocazione commerciale e l’area di Busto ArsizioSeprio (+0,7%, con picchi del +2,4% nel commercio al dettaglio), dove l’aumento registrato tra i servizi alle imprese ha favorito lo sviluppo delle attività commerciali collegate.

La situazione meno favorevole è invece nell’area di Gallarate – Malpensa, una tra le più penalizzate dall’arrivo del virus, dove si c’è la maggior contrazione all’interno della provincia nella vendita all’ingrosso (-36 unità locali, pari al -2,3%), e nel 2021 è l’unica delegazione ad evidenziare un calo del comparto (-0,1%).

I COMMERCIANTI ON LINE RADDOPPIANO

Ad incidere in modo determinante sul risultato positivo del settore è il Commercio online (+117, pari al +27,9% rispetto al 2020), fenomeno in continua espansione nell’ultimo decennio, accentuato ulteriormente dalle contingenze legate alla pandemia.

Dal 2017 al 2021, le attività impegnate nella vendita al dettaglio attraverso Internet sono più che raddoppiate (+272 unità locali, con un tasso di sviluppo del +103,0%) e più dei due terzi di queste si è costituita nel corso degli ultimi due anni (+195 pari al +57,2% da inizio 2020, ovvero dal primo lockdown).

Le limitazioni imposte dall’avvento del Covid-19 alla libera circolazione hanno costretto anche le aziende più ritrose ad affrontare il tema dello sviluppo digitale, spingendole ad un maggior utilizzo dell’e-commerce o di altri canali di vendita offerti dal web, come i Marketplace (vendita attraverso negozi virtuali in siti Internet specializzati: eBay, Amazon, Zalando, AliExpress, etc.) o gli stessi Social Media (Facebook, Instagram, etc.).

TORNANO I MINI SUPERMERCATI

Nel corso del 2021, si è assistito anche ad un altro fenomeno singolare: l’aumento degli “esercizi non specializzati” (+23 pari al +2,4%), dopo la graduale flessione avvenuta dal 2017 al 2020 (-62 pari al -6,0%).

Nel complesso della categoria normalmente si parla di ipermercati, supermercati, discount, grandi magazzini ed empori: ma in questo specifico contesto il report segnala un aumento dei minimercati di dimensioni non superiori ai 400mq di superficie, destinati alla vendita di prodotti quasi esclusivamente alimentari.

Continuano invece a calare, anche se di poco, gli “Esercizi specializzati” (-12 pari al -0,2%), ovvero quelli qualificati alla vendita di determinati beni, il cui trend negativo degli ultimi quattro anni ha portato ad una loro progressiva riduzione generalizzata (-6,0% quantificabile nel termine di -407 unità locali, dal 2017 al 2020).

BENE IL SETTORE ALIMENTARE E GLI AUTOVEICOLI, MALE L’ABBIGLIAMENTO

Il report distingue l’andamento del commercio anche in categorie merceologiche: tra quelle analizzate, emergono in particolar modo i trend positivi del settore “alimentare” (+1,4% con punte del +14,3% nella vendita di frutta e verdura fresca), che continua a crescere da inizio pandemia (+0,2% nel corso del 2020) in contrapposizione all’andamento negativo degli anni precedenti, e di quello degli “autoveicoli” (+1,2%), che pare addentrarsi in una nuova fase di sviluppo trainata dal commercio dei mezzi di trasporto più leggeri, dopo lo stop avvenuto nei due anni precedenti (-2,7% tra inizio 2019 e fine 2020).

Continua a peggiorare, invece, la situazione nel “tessile e abbigliamento” (-2,2% con punte del -5,4% del territorio del Lago Maggiore e -4,5% in quello di Gallarate – Malpensa), un settore immerso in una crisi oramai di lungo periodo (-14,3% solo dal 2016 al 2020), radicata non solo all’interno della provincia di Varese (il dato medio regionale evidenzia, nello stesso arco temporale, cali del -9,6% nel complesso della regione Lombardia).

IMPRESE IN CRESCITA, NUMERO DI LAVORATORI IN CALO

La crisi che ha accompagnato il tessuto imprenditoriale del commercio negli ultimi anni ha avuto influenze anche sul mercato del lavoro del comparto.

Già a partire dal 2018 si era riscontrato una notevole diminuzione dei saldi positivi, che lasciava presagire un peggioramento della situazione nel periodo seguente. Il primo valore negativo arriva nel 2019 (-73 posti di lavoro). L’avvento della pandemia ha poi segnato profondamente le attività del commercio, limitando le possibilità di assunzione di nuovi lavoratori (il calo negli avviamenti del 2020 è stato del -35,3% rispetto al 2019) e portando ad un bilancio occupazionale di -743 posti di lavoro. Il 2021 si presenta come un anno di ripresa, anche se il miglioramento rispetto al 2020 non è sufficiente a riportare il saldo dei flussi in attivo.

Nel corso del 2021, in provincia di Varese sono stati riscontrati un totale di 9.811 avviamenti (il 12,7% sul totale del terziario) e di 10.069 cessazioni di rapporti di lavoro (il 14,7% sul totale del terziario) nel settore del commercio, per un bilancio occupazionale complessivo di -258 posti di lavoro al 31 dicembre.

Le zone del territorio che hanno subìto le maggiori perdite sono state l’area varesina (-210) e quella di Gallarate – Malpensa (-196). L’ondata negativa ha investito tutta la provincia, ad eccezione del Lago Maggiore (+144) e dell’area saronnese (+161), dove il numero delle attività commerciali non è cresciuto (a differenza delle altre delegazioni), ma è aumentata tuttavia l’occupazione.

Le difficoltà sono generalizzate nei principali settori merceologici: dalla vendita al dettaglio (-45 posti di lavoro) a quella all’ingrosso (-88 posti di lavoro).

Tra le categorie maggiormente penalizzate sul fronte occupazionale troviamo quella degli “autoveicoli” (-124 posti di lavoro), il cui calo era iniziato già dal 2018, e quella dell’“alimentare” (-123 posti di lavoro), dove si è osservata una flessione dei flussi a partire dal 2020.  Un dato singolare, all’interno del contesto economico provinciale, che suggerisce una trasformazione strutturale in atto nelle attività appartenenti a tali categorie, che nel corso del 2021 sono state le uniche a registrare un aumento delle unità locali (rispettivamente di +34 e +40).

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

Il web è meraviglioso finchè menti appassionate lo aggiornano di contenuti interessanti, piacevoli, utili. Io, con i miei colleghi di VareseNews, ci provo ogni giorno. Ci sosterrai? 

Pubblicato il 13 Luglio 2022
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